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Nel 1801 valicano il Moncenisio i Deputati ai Comizi di Lione, da cui si costituirà la Repubblica Cisalpina. Il transito avviene in modo caotico: è necessario attendere molte ore il proprio turno di passaggio, ma che la strada sia in pessime condizioni se ne è reso conto lo stesso Napoleone di ritorno in Francia dopo la battaglia di Marengo del 2 giugno 1800.
Il Consolato si occupa sin da subito di migliorare il viaggio fra Lione e Torino: le vetture si fermano a Lanslebourg, i viaggiatori devono scendere e, a seconda della stagione, proseguire a dorso di mulo, a piedi o in ramasse, slitta.
Il 23 fruttidoro dell’anno XII (23 agosto 1804), Fernand La Ville, Prefetto del Dipartimento del Po, pubblica il Regolamento per il passaggio del Moncenisio: 11 pagine e 40 articoli.
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Napoleone pensa ad una riorganizzazione insediativa e amministrativa: con il Decreto del 2 ventoso anno IX (21 febbraio 1801), stabilisce di costruire sul colle un Ospizio simile a quello del Gran San Bernardo.
Il 23 novembre 1807 da Milano, con lettera, ordina a Monsieur Montalivet, Direttore Generale dei Ponts et chausées, di preparargli lo schema del decreto per l’istituzione del Comune del Cenisio.
1807: Nasce il Comune di "Le Mont-Cenis"
Sarà composto da 3 agglomerati: l’Ospizio, la Ramasse e la Grande Croix. La chiesa dell’Ospizio ne sarà la parrocchia, con i monaci a fare da curato.
Accanto ad essa si edificheranno una caserma capace di ospitare “600 hommes dans des lits” e “autant cantonnés sur de la paille”, una più piccola, dotata di una prigione ed in grado di accogliere due brigate di gendarmeria e una scuderia per 30 cavalli. Raccomanda “que tout cela” non sia costruito come a Parigi, ma “de la manière” dei montanari, perchè “ne soit pas trop coûteux”. Il territorio comunale comprenderà terreni appartenenti a Lanslebourg, Ferrera e Novalesa.
Sulla strada, da una lega oltre Lanslebourg e fino a San Martino, è necessaria la presenza di un cantoniere ogni 300 tese (una tesa misura circa 2 metri): si occuperà della manutenzione e dello sgombero neve. I cantonieri, 33 nel 1806 e già 75 nel 1808, alloggeranno in 25 rifugi e saranno autorizzati a fare locanda senza gli oneri della vendita al dettaglio. Avranno inoltre il compito di soccorrere i viaggiatori in pericolo, accompagnare in inverno i messaggeri imperiali e segnalare con alti bastoni, che sovrastano la neve, i precipizi.
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Napoleone non ha dubbi. Gli abitanti di Ferrera e Novalesa saranno ben felici di darsi a queste occupazioni: “deviendront l’objet de leur ambition”. Oltre al servizio di posta, già esistente presso l’Ospizio, se ne istituiranno altri due: alla Ramasse e alla Grande-Croix, dotati di tutti quei privilegi necessari ad effettuare bene la prestazione: nei mesi invernali il prezzo per i cavalli raddoppierà.
La Gran Croce oggi (foto Mario Alesina)
La vecchia “Posta” presso l’Ospizio
Le indicazioni dell’Imperatore vengono recepite nel Decreto del 27 dicembre: il Comune, “le Mont-Cenis", con Sindaco nominato dall’Imperatore, dipende dal dipartimento del Po. È formato dai tre villaggi suddetti ed è assimilato a quelli con meno di 5.000 abitanti.
Ha un’attribuzione eccezionale di 150.000 franchi per realizzare le opere previste. Le persone che vogliono costruire devono, per le parti che si affacciano sulla strada, attenersi a disposizioni precise, ma i terreni sui quali edificano, se non di proprietà privata, sono loro ceduti gratuitamente. I residenti dal 1° ottobre al 1° aprile sono esenti da qualsiasi contribuzione: beni immobili, porte, finestre e patenti, anche per i possedimenti in altri dipartimenti.
I cantonieri dipendono per numero, trattamento economico e servizio da prestare dal direttore dei Ponts et Chausées, ma ogni mese, in grande uniforme, salgono all'Ospizio per ricevere il salario dai monaci. Sono divisi in tre squadre: una per la discesa dalla Ramasse a Lanslebourg, una per il tratto Ramasse-Grande Croix, la terza per la calata a Susa.
La parrocchia è posta sotto la Diocesi di Torino: due monaci, Padre Dominique e Padre Dubois, saranno anche sindaci. Il 4 settembre 1818 inizia la costruzione del nuovo Ospizio con la chiesa, delle caserme per fanteria, cavalleria e gendarmeria e dei magazzini.
Nel gennaio del 1809 l’Imperatore istituisce, in seno al Dépôt delle Fortificazioni Francesi, la Brigade Topografhique, guidata dall’Ufficiale del Genio Pierre-Antoine Clerc: deve realizzare le carte a curve di livello di alcuni siti strategici: 18 uomini a cui vengono affidati i rilevamenti dei territori di Cherbourg in Normandia, di Hyères in Provenza e del Moncenisio. Una quarta sezione, formata di “allievi artisti” rimasti al Dépôt, si occupa delle operazioni a tavolino: riduzione delle carte e costruzione dei plastici.
Particolare e veduta generale dell’Ospizio.
Il 28 gennaio 1812 l’Imperatore ordina di costruire proprio il plastico del Moncenisio: le posizioni della Grande-Croix, della Piana di San Nicolao e dell’area dell’Ospizio. Gli uomini di Clerc operano al Colle fino al 1813: 9 “artisti topografi” e un pittore paesaggista guidati da Jean-François Gay. Il modello, in scala 1:5000, di m 2,56x2,22, è realizzato fra il 1815 e il 19. È conservato, insieme a due esemplari più piccoli, scala 1: 10.000, posteriori di un secolo, al Musée des Plans-Reliefs di Parigi.
Il Monumento alla Riconoscenza dei Popoli
Il 22 maggio 1813, dopo la vittoria di Vurtchen contro Russia, Prussia e Inghilterra, l’Imperatore bandisce un concorso per un Monumento alla Riconoscenza dei Popoli Italiani e Francesi sul Colle: deve celebrare i successi dell’Armata Imperiale e i rapporti fra le due popolazioni.
Il decreto, dettato alle 4 del mattino dal campo di Klein-Baschwitz, prevede lo stanziamento di 25 milioni di franchi per realizzare l’opera vincitrice. Unica condizione: nelle facciate orientate verso Parigi e Milano si devono scrivere i nomi dei Cantoni e Dipartimenti d’Italia e Francia e nel fastigio l’iscrizione che ricorda il volere dell’Imperatore e il fatto che “en trois mois, douze cent mille hommes ont couru aux armes pour assurer l’intégrité du territoire de l’Empire et de ses alliés”.
Il 10 giugno l’Imperatrice Reggente Maria Luisa ne precisa i termini: i progetti celebrativi devono essere di pubblica utilità. Incarica gli Istituti Nazionali di Francia e d’Italia, le accademie di Roma, Milano, Firenze, Torino, Bologna, Venezia e Amsterdam di nominare commissioni deputate all’elaborazione dei progetti ed estende l’invito anche a numerosi famosi architetti.
Il progetto di Giuseppe Pistocchi conservato a Firenze alla Biblioteca Comunale: un'accademia militare per 14.500 allievi, a pianta circolare e ispirata al Colosseo. È rappresentato il fronte verso Parigi.
Progetto dell’architetto olandese Abraham van der Hart: pianta, spaccato dell'interno ed esterno.
I lavori devono pervenire all’Imperatore entro l’inverno successivo affinché nella primavera 1814 si possa avviare la costruzione dell’opera scelta.
L’interesse di Napoleone verso il Moncenisio rientra nel controllo dei passi verso l’Italia e nel generale rinnovamento della rete viaria dell’Impero.
Il 27 settembre 1813 da Dresda scrive a Clarke che i lavori sul Sempione, al Moncenisio, ai Colli di Tenda e Cadibona e sul passo appenninico della Bocchetta permetteranno di controllare con pochi uomini gli sbocchi sull’Italia e saranno una valida difesa delle frontiere “du Valais, de la Savoie, de Nice et de Gênes”.
Sul Moncenisio gli interventi dovranno essere tali da rovesciare completamente l’immagine di difficoltà e pericolo associata da secoli, nelle relazioni dei viaggiatori, al suo attraversamento: “on ne doit rien négliger pour la rendre commode et sûre, non-seulement en réalité, mais pour l’imagination”. Suggerisce di alloggiare nella caserma dell’Ospizio 300-400 uomini e rafforzare la gendarmeria.
La Chiesa di Notre Dame de l'Assomption a Plan des Fontainettes, Moncenisio (foto Franca Nemo).
La sua caduta segna la fine di tutti i progetti.
Nel 1822 Re Carlo Felice restituirà al Comune di Lanslebourg i suoi terreni e nel 1968 l’EDF, Électricité de France, costruirà una struttura a piramide, sede dell’attuale chiesa, per celebrare la campagna d'Egitto di Napoleone: una sorta di realizzazione postuma di quel Monumento alla Riconoscenza da lui pensato.