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Il tricolore che sventola sul pennone del Forte Bramafam a Bardonecchia è il simbolo della nuova vita della fortezza iniziata il 18 maggio 1995, quando l’A.S.S.A.M. (Associazione per gli Studi di Storia e Architettura Militare), prendeva formale consegna dal Demanio di ciò che restava del Forte, vilipeso da decenni di abbandono e saccheggio.
Da quel giorno si è avviato un cantiere di recupero che dura da decenni, e la cui ultima "impresa" è il recupero della Galleria di Gola: al centro dell'iniziativa la realizzazione di un Museo sulla storia del Regio Esercito.
Pier Giorgio Corino, fra i fondatori dell’ASSAM, direttore del Museo nonché ideatore e progettista dell’intero impianto museale, racconta la storia di questo “cantiere” mai interrotto:
«Alcuni di noi non ci sono più, ma la gran parte è ancora qui a lavorare con la “lucida follia visionaria” di allora. Per fortuna con alcuni giovani che si sono uniti al gruppo fatto da entusiasti volontari, che cura la gestione del Museo, degli allestimenti, i restauri e le mostre. L’obiettivo primario è stato raggiunto. Abbiamo salvato un bene straordinario dall’oblio e dallo sfascio e un passo alla volta gli abbiamo ridato dignità
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Con orgoglio rivendichiamo di essere stati il primo Museo completamente sostenuto e gestito da privati ad essere accreditato dalla Regione Piemonte. Insieme al recupero strutturale abbiamo via via creato gli allestimenti ambientali, con acquisizione di una notevole quantità di materiale storico che ci ha permesso di ridare vita alla struttura rendendola un percorso museale quasi unico nel suo genere in Italia.
Oggi è cambiato il rapporto nel reperimento del materiale storico. Sono moltissimi coloro che si rivolgono a noi per consegnarci oggetti e reperti “perché non vadano perduti”. E questa è la soddisfazione più grande. Essere considerati uno strumento per la conservazione della memoria» .
Un lavoro immane iniziato con lo sgombero di tonnellate di macerie, di vegetazione di invasione, e culminato con qualche epica risalita al forte di artiglierie lungo la strada militare che dopo il Bramafam raggiunge Punta Colomion.
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Al recupero della struttura, con investimenti di oltre 2 milioni di euro, hanno contribuito all’inizio la Regione Piemonte, e anche il Comune di Bardonecchia, tuttavia a sostenerlo sono state soprattutto le fondazioni: la Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, e Fondazione Magnetto.
Ma nel conto vanno messe almeno 80.000 ore di lavoro volontario, il denaro sborsato di tasca propria e la fatica di rompere il “muro del silenzio” che per decenni dopo la guerra ha circondato non solo la memoria dei fatti militari del Paese, fatica oggi orgogliosamente ripagata.
Il Forte Bramafam 25 anni fa.
«Cerchiamo così di riportare indietro l’orologio della storia, ma sempre sforzandoci di trasmettere al visitatore la sensazione di un’immersione nella vita quotidiana delle persone che hanno attraversato, vissuto e fatto quelle epoche. Per questo per noi sono importanti anche i piccoli oggetti come un pettine o una lettera personale. Dietro ogni piccolo manufatto, sia una pietra o un piccolo attrezzo c’è un racconto che dobbiamo imparare a riconoscere, leggere e tramandare» .
«Sono queste le storie che vanno raccontate - conclude Corino - Dobbiamo capire che il nostro passato è una finestra temporale, attraverso la quale possiamo comprendere meglio i tempi che viviamo in questa Europa nata dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Che sarà imperfetta, ma ci consente di non considerare la guerra come evento sempre imminente o possibile. E ricordare che anche i grandi avvenimenti passano attraverso la storia delle persone. Agli errori della storia non si può rimediare. Si può solo imparare per non ripeterli».