Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
I due principali punti di accesso all'Italia attraverso la val di Susa sono da sempre i colli del Monginevro e del Moncenisio.
Il Monginevro era il valico attraverso il quale le legioni romane raggiungevano la Gallia Transalpina; così Roma, per garantirsi la sicurezza del transito su queste valli costrinse all'amicizia Donno, che regnava su queste terre, e in seguito suo figlio Cozio. L'antica strada della valle della Dora si sdoppiava a monte di Susa: un percorso attraversava Gravere sulla destra orografica, mentre l'altro ricalcava l'antico cammino celtico sul versante sinistro della Dora, con una deviazione per il Colle di Savine-Coche.
La denominazione Monginevro ha diverse ipotesi etimologiche, tra cui Mons Matrona, Mons Janus, Mons Geminus, Mons Genevus, Mons Genève. Al di là delle interpretazioni filologiche il colle fu a ragione uno dei passaggi più frequentati dell'antichità: la sua dislocazione geografica, il clima relativamente mite al riparo dei forti venti del nord, l'altitudine relativamente bassa (1849 metri), le pendici dolci del versante francese e le poche strozzature del versante italiano, limitate al salto di Clavière, sono state le ragioni che ne hanno determinato il frequente utilizzo.
Giulio Cesare passò il Monginevro la prima volta nel 58 a. C. quando fu nominato proconsole dell'Illiria, della Cisalpina e della Transalpina, in occasione della pretesa colonizzazione della Gallia centrale da parte degli Elvezi. Compì il viaggio da Roma a Ginevra in otto giorni, percorrendo in media 150 chilometri al giorno, e ripassò il Monginevro più volte in occasione delle otto campagne che seguirono, dal 58 al 51 a. C.
Dopo avere domato le diverse tribù montane, Cozio, alleato di Cesare, decise di fare costruire una strada più adatta al transito delle centurie romane. La "Via Cottia per Alpem" partiva da Torino e raggiungeva Valence passando per Susa, Oulx, Cesana (Gesao) e le gorge spaventose di Clavière, più tardi messe sotto la protezione di San Gervasio. Sul versante francese la strada scendeva a Briançon (Brigantium), a Roche de Rame (Ramat), Embrun (Eburodunum), Chorges (Catorigomagus), Gap, Veynes, il Colle di Cabres, Aouste (come Aosta in Italia) e raggiungeva la valle del Rodano.
Un prolungamento della Via Domiziana scendeva direttamente nella valle della Durance fino ad Arles e a Marsiglia. Da Briançon si staccava un raccordo importante per la valle della Guisane, per Monêtier (Stabazio) e, attraverso il Colle del Lautaret, si collegava con la valle della Romanches fino a Grenoble (Grazianopolis = città di Graziano).
I racconti di viaggio del tratto di strada sotto Clavière, nelle gorge di San Gervasio, erano ricchi di grandi paure ed emozioni: le muraglie di roccia a strapiombo o lo scioglimento dei ghiacci a primavera offrivano grandi avventure ai veicoli che vi transitavano.
La cappella di San Gervasio.
Solo attaccati ad una grossa fune, tenuta da uomini e buoi, le carrozze potevano scendere lentamente questo pendio così ripido, ma per fortuna molto breve. I viaggiatori invece venivano trasportati dalle "ramasse", tanto usate al Moncenisio, talvolta condotte da due donne, una al timone mentre l'altra spingeva dietro. Di qui, fino alla pianura, salvo la strettoia di Susa, non si incontravano più ostacoli.
Il valico conobbe un periodo di declino dopo l'VIII secolo a favore del Moncenisio, itinerario più diretto tra Pavia e Vienne, nel Delfinato. Ma nel XIV secolo, in conseguenza del trasferimento della sede papale ad Avignone e delle fiere di Briançon che attiravano gente e mercanti dalla Lombardia, dal Piemonte e dal Delfinato, il Monginevro riprese la sua attività.
Nel 1494 vide le truppe di Carlo VIII con 600 pezzi di artiglieria, diretti alla conquista del regno di Napoli. Nel 1629 Luigi XIII e l'immancabile Richelieu vi transitarono alla volta di Susa per combattere il Duca di Savoia, mentre le truppe del generale Bellisle vi passarono in ritirata dopo la disfatta dell'Assietta nel 1747.
La strada continuò ad essere difficoltosa e impraticabile alle vetture, che dovevano smontare nei tratti più malagevoli. Nel 1799 le truppe napoleoniche, sospinte dall'offensiva del generale Suvorow, furono letteralmente incastrate sotto la gola della cappella di San Gervasio, così nel 1802 Napoleone fece aprire la nuova strada del Monginevro, dopo numerose polemiche da parte dei brianzonesi e di coloro che avrebbero preferito il Moncenisio (aperto comunque qualche anno dopo).
Il Colle, in territorio francese, e l'obelisco napoleonico.
Sul colle venne innalzato un obelisco con una grande iscrizione che recita così: «Napoléon le Grand Empereur e Roi restaurateur de la France a fait ouvrir cette route au travers du Mont-Genevre pandant qu'il triomphait de ses ennemis sur la Vistule a sur l'Oder...».
Ironia della sorte, furono le armate austro-sarde che sfilarono sul colle dieci anni più tardi nel tentativo di assediare Briançon, difesa dalle ciclopiche mura progettate da Vauban. Dopo il Congresso di Vienna, nel 1815, il re di Sardegna propose di chiudere il colle separando il Piemonte dalla Francia, installandovi un posto di dogana permanente, che solo con l'eliminazione delle frontiere nel 1992 si riuscì ad abolire.