Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
L’escursione è lunga e si sviluppa in ambiente molto selvaggio, sotto le imponenti pareti della Grand’Hoche e della Guglia d’Arbour e offre la possibilità di vedere il bivacco Blanchetti al Passo dell’Orso. Il bivacco è stato donato dalla Maria Blanchet e facilita la traversata Beaulard-Plampinet.
Il percorso è lo stesso effettuato dalla partigiana Ada Gobetti Marchesini il 31 dicembre 1943; qui di seguito riporterò alcuni tratti della descrizione delle difficoltà affrontate in inverno e su un itinerario così pericoloso.
Caserma nei pressi del passo dell'Orso.
Il percorso è ben segnalato, ma occorre fare molta attenzione nel tratto che precede il passo dell’Orso perché la mulattiera militare, un esempio di ingegneria, diventa ormai solo una traccia strettissima e franosa. L'escursione è dunque sconsigliabile in caso di forte innevamento o di scarsa visibilità.
Dal Diario Partigiano di Ada Gobetti: “Poi salimmo alla capanna anche noi e vi trovammo gli altri, al buio,... perchè mancava il carburo per la lampada ad acetilene. Mangiammo qualcosa poi rimanemmo seduti al buio,... in attesa che si levasse la luna.
Eran circa le 10 quando partimmo,... nella neve che splendeva nel chiarore lunare...
A un tratto, sentii dietro di me voci e imprecazioni soffocate; era Pillo che si era impigliato col piede in una trappola per le lepri. Non fu difficile liberarlo e subito si rimise in cammino...
Alle 2 giungemmo al Rocher de la Garde. La capanna era vuota e la porta aperta, come l'avevan lasciata i tedeschi andandosene, circa un mese prima... Entrammo e decidemmo di fare una breve tappa. Paolo annunciò ch'eravamo a circa metà strada dalla vetta, ma che incominciava ora la parte più dura...
A un tratto sentimmo il vento levarsi sibilando nella valle... ma non giunse fino a noi... La tormenta rimase in basso, infuriando e cancellò provvida le nostre tracce... Da noi la notte continuava a essere limpida e serena e, dopo una decina di minuti, riprendemmo il cammino.
....Quell'ultimo tratto si rivelò veramente difficile. Non c'era più la pista dei tedeschi, che l'altra volta aveva tanto facilitato il passaggio di Paolo e Alberto. Il vento aveva spazzato via la neve molle e bisognava procedere facendo i gradini nel ghiaccio lungo un costone nudo, a forte pendenza, sopra uno strapiombo di due o trecento metri...
Paolo davanti faceva i gradini con la piccozza, dietro di lui Alberto li assestava e rassodava col piede; poi venivo io sbuffando e protestando... perchè cominciavo a sentire freddo e Alberto non andava più svelto.
Dietro di me venivano Bruno e Pillo, ...che non essendo montanari, maciullavano e sfondavano la pista, sicchè il povero Ettore, non montanaro pure lui, che veniva per ultimo, come gli avevo chiesto, doveva faticosamente rifarsi la pista per conto suo...
Se almeno avessimo avuto la corda, ma io l'avevo mandata avanti. Quando lo confessai a Paolo, egli crollò la testa, più divertito che infuriato: - "E va bene - disse, - vedremo di farne a meno". Effettivamente ne facemmo benissimo a meno e, dopo quattro ore circa, eravamo al Passo.”
Il passo dell'Orso tra la Chalanche Ronde e la Grand'Hoche.
Château Beaulard 1400 m - rifugio Guido Rey - Passo dell'Orso 2490 m (bivacco Blanchetti) - Grand’Hoche 2762 m
Bivacco Blanchetti.
Dislivello: 1360 m
Diffiicoltà: E/EE
Tempo salita: 3.30 ore
Periodo consigliato: luglio-settembre
Cartografia: IGC 1:50.000 f. 1-Valli di Susa, Chisone e Germanasca
Accesso: Torino-Susa-Oulx. Si seguono le indicazioni per Bardonecchia sulla statale 335 e superati gli abitati di Signols e Savoulx, dopo circa 1.5 Km, si svolta a sinistra. Si sottopassa la ferrovia all’indicazione Beaulard.
Si attraversa la Dora e si continua a salire trascurando ogni deviazione a destra. Poco prima di entrare in Château Beaulard, si svolta a destra su una strada sterrata che conduce ad un ampio parcheggio dove si lascia l’auto.
Si prende il sentiero che inizia poco oltre il parcheggio sulla destra nei pressi di un piloncino e si seguono le indicazioni per il rifugio Guido Rey; si percorre la bella pineta da cui si vede già l'imponente massiccio della Grand Hoche. Si supera il piloncino dedicato a S. Domenico e poco dopo la cappellina dedicata a S. Anna. Si attraversa il Rio Champeiron e si prosegue sulla sponda opposta dove si trovano alcune corde fisse.
Rifugio Rey.
Si continua in ripida salita fino ad incontrare la strada sterrata proveniente da Château Beaulard diretta al rifugio Guido Rey. Pochi metri prima, si prende a sinistra il sentiero Enrica che raggiungere il rifugio evitando la strada.
La Grand'Hoche e il passo dell'Orso.
A questo punto si hanno due possibilità per raggiungere il Passo dell'Orso. Si può prendere sulla destra del rifugio il sentiero dedicato a "Gianluca Molino", oppure salire le vecchie piste da sci per raggiungere più rapidamente il Rocher de la Garde.
Se si sceglie la via più diretta, si sale la rampa di fronte al rifugio che termina su un pianoro dove si trova una stazione meteorologica e subito dopo un laghetto. Si svolta a sinistra del lago e si prosegue fino alla vecchia-pista da sci n.2. Si continua la salita ripida fino a ricongiungersi con il sentiero Molino presso i ruderi di una costruzione. Di qui si prosegue sui numerosi e stretti tornanti cui segue un lungo traverso in direzione del ricovero militare XI che verrà superato a monte.
Questo è il tratto più pericoloso dell’itinerario per cui occorre prestare attenzione in alcuni punti molti esposti e franosi. Con una breve discesa di una ventina di metri di dislivello si raggiunge il bivacco Ugo Blanchetti al Passo dell'Orso. Si risalgono i prati sul fianco a monte del bivacco senza una traccia definita, ma appena dopo il sentiero diviene ben visibile, poi la salita diventa più ripida e raggiunge l'anti-cima orientale da cui in breve si raggiunge la vetta della Grand Hoche.
La discesa si effettua seguendo l’itinerario di salita fino all’incrocio col sentiero Molino che si segue fino al rifugio.