Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Fine agosto, la meta della gita è Punta Baldassarre. Lascio l’auto alle Grange di Valle Stretta e parto per questa nuova avventura.
Due ore di camminata su tracce di sentiero ed ecco, sulla sinistra, il pianoro su cui intendo passare la notte. Siamo a 2300 metri circa, il luogo è selvaggio, bello anche il panorama, è proprio quello che desidero!
Cerco il posto più adatto per stendere il sacco a pelo. Sì, sotto a quel gruppo di larici mi pare possa andare bene. Verifico l’uniformità del terreno e lo strato di erba, è abbastanza consistente e soffice per dormirci sopra!
Faccio un giretto nei dintorni; a pochi metri dal luogo scelto corre una lunga e profonda spaccatura zigzagante che denota un assestamento strutturale del terreno, mi viene un dubbio: non è che questa porzione di balconata possa sprofondare proprio questa notte?
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Provo a ispezionarla, larga uno o due metri, lunga alcune centinaia e profonda fino a una quarantina. È un ambiente spettacolare, fresco in alcuni punti ma riparato in altri, la vegetazione non è di queste quote, si vede che all’interno si crea un micro-clima favorevole.
Su una felce sono ben evidenti i sori che contengono le spore con cui questi vegetali si riproducono.
Poi, siccome nel cielo si alternano nuvole, cerco nei dintorni un eventuale riparo nel caso dovesse piovere.
Eccolo: una piccola e provvidenziale costruzione in pietra. Ripasso e sistemo le lose del tetto… non si sa mai! Mentre scatto la foto mi accorgo che, proprio dietro, vi è il lungo e interminabile Vallon des Sables che percorrerò domani per salire alla Baldassarre.
Poi giunge l’ora di cena, cerco il luogo più panoramico del pianoro, dietro di me la Guglia Rossa… un ristorante così è da sogno. La bottiglia di barbera è ancora piena, dovrà bastare anche per il pranzo di domani.
Poi il sole tramonta e scende la sera, i picchi dei Seru si stagliano contro un cielo sempre più nuvoloso… pioverà?
Sì, è piovuto, solo pochino verso le 23, ero già pronto a traslocare nella casetta, poi ha smesso e ho ripreso a dormire.
Al risveglio il cielo era sereno, pieno di entusiasmo ho raggiunto il Vallon des Sables e in due ore sono giunto al Colle di Baldassarre, quello che si vede lassù in alto al centro del vallone. Da qui stupenda vista sul Vallone della Rho, su Rocca Nera e Punta del Frejus (foto in copertina).
A sinistra del Colle della Rho si scorgono i torrioni della Gran Bagna e Cima della Planette, due stupende montagne! (sotto)
In alto, sopra di me, scorgo la cresta frastagliata che unisce Punta Pompea a Punta Baldassarre: è lì che voglio salire.
Salgo per un’oretta sugli onnipresenti sfasciumi poi, quasi di colpo un velo di nebbia ricopre la mia meta, aspetto che si diradi… macché, diventa sempre più spessa!
Guardo in basso, il percorso che devo fare per scendere è parecchio lungo, con la nebbia sarebbe un problema è meglio che scenda.
Quando arrivo in fondo mi volto e guardo il percorso appena fatto, sì ci sono tracce di sentiero con tanti ometti non è difficile, è solo impegnativo perché si cammina sempre su sfasciumi abbastanza instabili e con una discreta pendenza.
Rimpianti per la mancata Cima? Assolutamente no, è stata comunque una bellissima esperienza!
Poi, nel tratto boscoso della discesa, incontro questo amico che mi chiede: dove sei stato, gli rispondo… Baldassarre.
Lui mi guarda contento e mi dice: ti ha mica dato un po’ di mirra? Sai ho la pelle tutta screpolata e mi farebbe proprio bene! Baldassarre è un Re Magico e dovrebbe averne ancora un po’ di quella avanzata a Betlemme!
Ah questi vecchi vezzosi, mai cuntent!