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La figura possente e severa del monte Chaberton si eleva ad una quota di 3130 metri, a strapiombo sugli abitati di Cesana e Clavière ed a controllo del Monginevro (la foto sopra il titolo è di Martina Suppo).
Il suo nome rivela già tutto il mistero che la storia del forte ha contribuito a perpetuare. Pare che l'etimologia sia di origine celtica: chaber = sciabola e ton = tuono. Inutile sottolineare quanto un tale nome contenesse in sé un senso di imponenza e di rispetto fin dai tempi antichi, una sorta di timore sul quale le autorità militari fondarono l'idea di controllare il fronte francese in caso di conflitto internazionale.
Il contesto storico nel quale si inserisce la costruzione del forte, come anche di quelli che strutturarono la difesa della valle di Susa (Jafferau, Sapè, Pramand) è da ricercarsi nella seconda metà del XIX secolo, quando cioè l'Italia nel 1882 entrò nella Triplice Alleanza e la Francia veniva ad assumere il ruolo di potenziale avversario.
La costruzione dello Chaberton ebbe inizio nel 1898 con la spianatura e il livellamento della vetta sul versante francese, mentre su quello italiano fu creato un gradino di 12 metri alla cui base venne ricavato un ampio piazzale, sul quale sarebbero sorte le otto torri con i cannoni. La fase di approntamento si prolungò per circa un ventennio a causa delle vicende connesse con la storia nazionale italiana, il progressivo raffreddamento dei rapporti con la Triplice Alleanza, il conflitto italo-libico e la prima guerra mondiale, per la quale consistenti attrezzature, destinate al forte, furono inviate al fronte italo-austriaco. Addirittura gli otto cannoni, già sistemati in vetta, furono smontati e fatti affluire sul fronte del Piave.
Il forte divenne operativo per la prima ed unica volta volta dopo la dichiarazione di guerra alla Francia. Il 17 giugno 1940 allo scoppio delle ostilità, la batteria sparò per la prima volta e colpì i forti nemici Janus, Olive, Gondrans, Infernet, Les Aittes, Trois Têtes, senza però causare gravi danni.
La risposta francese arrivò quattro giorni dopo, il 21 giugno 1940, quando quattro mortai francesi misero sotto tiro il Forte ed in breve tempo sei delle otto torrette furono distrutte: nove soldati persero la vita e più di cinquanta furono i feriti. Nel 1947, con i Trattati di Parigi, il territorio del Forte venne annesso alla Francia.
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L'itinerario che si percorre permetterà di capire perché, per la sua posizione orografica, il monte Chaberton dal 1822, a seguito della prima ascensione documentata, sia stato utilizzato da vertice trigonometrico di primo ordine collegato al Rocciamelone, alla Punta Cournour, al Roburent e al Thabor, oltre che all'Albergian e alla Punta Merciantaira, di secondo ordine, e ad altri sette rilievi di terzo ordine.
Tutto questo per dire che l'escursione, una volta giunti lassù, permette di dominare l'orizzonte a 360 gradi e, al di là della conoscenza storica, godere veramente grandi emozioni.
Monginevro (Vallon des Baisses) 1880 m – Monte Chaberton 3130 m.
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Dislivello: 1250 m.
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Difficoltà: E
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Tempo salita: 3.30 ore
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Periodo consigliato:luglio-ottobre
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Cartografia: IGC f. 1, Valli di Susa, Chisone e Germanasca
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Accesso: Torino-Oulx-Cesana-Clavière-Monginevro. Poco dopo la frontiera italo-francese si prende sulla destra una strada asfaltata che si segue fino a quando la carrozzabile scende verso alcuni condomini e dove sulla sinistra parte una strada sterrata, un tempo percorribile in auto, ma dove ormai il transito è riservato ai veicoli autorizzati.
La bella sterrata procede tra i larici sul versante idrografico destro del vallone percorso dal Rio Secco fino a quota 1950 circa. Si abbandona per un breve tratto lo sterrato, deviando per un'erbosa e comoda scorciatoia che si stacca sulla sinistra e che si ricongiunge alla strada una trentina di metri più in alto. Si continua quindi nuovamente lungo la carrareccia ignorando un bivio a destra che conduce alle granges des Baisses.
Il Vallon des Beisses e gli impianti di risalita (Enzo Gioberto)
L’itinerario è sempre ben segnalato e la strada procede a sinistra, raggira una gobba al centro del vallone, e poi scende leggermente nell’ampia conca da dove appare il colle dello Chaberton. Sul lato sinistro si trova un impianto di risalita, si scende per attraversare il Rio Secco e ci si dirige verso quello che era il Ricovero delle Sette Fontane 2253 m. seguendo l’evidente sentiero.
Superato il ricovero si segue il tracciato, trascurando una deviazione che si stacca sulla destra a quota 2300 m. circa (che eventualmente si può prendere in discesa dal colle dello Chaberton divertendosi sui bei ghiaioni). Si attraversa quindi un rio, spesso in secca, che si riattraverserà sotto il colle a 2500 metri. Poco più in alto ci si ricongiunge con il sentiero che percorre l'altro versante del monte e si raggiunge rapidamente il colle dello Chaberton 2671 m, in prossimità del quale si trovano alcune casermette diroccate.
La salita dal colle dello Chaberton (Enzo Gioberto)
Si prosegue verso destra, seguendo ciò che resta della vecchia strada militare che via via si restringe fino a diventare un sentiero e si inerpica lungo il ghiaioso versante settentrionale dello Chaberton con pendenza costante fino al km. 13 dove termina, in prossimità del forte.
La fortezza è ancora parzialmente visitabile anche internamente. È però priva di manutenzione e di illuminazione, ed ingombra di ghiaccio; l'ingresso è raccomandato solo a chi è in possesso di tecniche alpinistiche, quali l'uso di corda e ramponi.
La discesa si effettua seguendo l’itinerario di salita.