Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Non solo le rondini ci ricordano l’arrivo della primavera: questa stagione segna infatti anche il ritorno nelle nostre valli dell’upupa (Upupa epops), uccello il cui nome deriva dal suo canto: nel periodo riproduttivo i maschi emettono infatti il tipico verso “hup-hup-hup”.
Anche il suo piumaggio è inconfondibile: marrone molto chiaro nella parte superiore e a strisce orizzontali bianco-nere nella parte inferiore. Il becco lungo e sottile (da due a tre volte il cranio, a seconda della sottospecie) è leggermente ricurvo verso il basso.
L'upupa è lunga 25–32 cm, con apertura alare di 44–48 cm e peso compreso fra i 46 e gli 89 grammi. L’aspetto che più la caratterizza è la sua cresta, un ciuffo erettile di penne con la punta nera che può alzare a piacimento durante la danza nuziale o per spaventare i predatori.
Habitat e alimentazione
L’upupa ama i luoghi secchi, semi-alberati, caldi e assolati e per questo la si può incontrare in frutteti, prati e vigneti o lungo strade sterrate tipiche delle nostre campagne, dove può fare i bagni di polvere e trovare il suo cibo preferito: larve di invertebrati, grossi insetti, molluschi e ragni. Non è difficile avvistarla anche nelle zone periferiche urbane più verdi.
Pur occupando un areale estremamente vasto (che comprende gran parte di Europa, Asia ed Africa), essa tende a migrare verso siti più caldi solo nelle aree temperate, mentre in quelle tropicali e subtropicali risulta stanziale.
Nel secondo dopoguerra, a causa dell’uso indiscriminato di pesticidi in agricoltura, la sua popolazione diminuisce in tutta Europa. In alcune zone, come il Regno Unito e il Belgio, arriva a scomparire completamente; in altre (Svizzera, Austria, Repubblica Ceca e Germania) è sulla lista delle specie minacciate di estinzione.
E pensare che l’upupa, nutrendosi di insetti nocivi come il grillotalpa o la processionaria del pino, ha un ruolo fondamentale nell’equilibrio degli ambienti agricoli. Oltre agli insetti, che rappresentano la quasi totalità della dieta, questi animali si cibano anche di altri piccoli animali come lombrichi, ragni e piccoli vertebrati (principalmente neonati di lucertole e anfibi), uova di uccelli che nidificano al suolo e vegetali come bacche e granaglie.
Upupa (Batti Gai)
Upupa a San Giorio (Fulvio Giorgi)
Il volo dell’upupa è particolare, un andamento a sinusoide con brevi e regolari battiti di ali, simili al volo di una farfalla. Le ali tozze permettono all’upupa di scattare rapidamente in diverse direzioni anche ripetutamente durante il volo, in modo da seminare facilmente gli inseguitori.
Un altro comportamento tipico dell’upupa è un particolare “inchino”. Quando si sente minacciata si schiaccia al suolo aprendo le ali, la coda e al contempo alzando la testa verso l'alto. In questo modo rende difficile ai predatori, dall’alto, di identificarla e quindi cacciarla. Questa tecnica serve anche all’upupa come strategia per scaldarsi, estendendo la porzione di corpo esposta ai raggi del sole.
Il corteggiamento e la riproduzione
L'upupa è un uccello monogamo solo per la durata della stagione riproduttiva: le coppie si sciolgono al di fuori di questo periodo e generalmente non si ricongiungono durante le successive stagioni degli amori, coi due sessi che cercano altri partner.
Durante il corteggiamento il maschio segue la femmina ripetendo incessantemente il proprio verso, con la cresta cefalica ben eretta e le penne della gola leggermente arruffate: esso cerca di conquistare la femmina (che in caso di consenso al corteggiamento risponde ai richiami del maschio) con doni consistenti in cibo.
Durante il periodo riproduttivo le coppie di questi uccelli sviluppano una spiccata territorialità, col maschio che canta quasi incessantemente per tenere lontani eventuali intrusi dal territorio.
Il nido è rappresentato da una semplice cavità, la cui ubicazione non costituisce un problema per questi animali, purché ad un'altezza inferiore ai 5 metri e con foro d'entrata sufficientemente ampio da farvi entrare la femmina e spazio interno sufficiente da permetterle di covare le uova: pertanto sono potenziali siti di nidificazione le cavità degli alberi, tane e nidi abbandonati, cavità fra radici e rocce, interstizi fra i mattoni, cassette-nido artificiali. Generalmente il nido non viene imbottito.
La cova, che dura fra i 15 ed i 18 giorni, è affidata completamente ed esclusivamente alla femmina, che viene nutrita dal maschio.
Alla nascita, i nidiacei sono ricoperti di piumino, mentre le penne cominciano a crescere fra il terzo ed il quinto giorno di vita; in caso di pericolo i piccoli assumono una caratteristica posizione di difesa (allargando a ventaglio ali e cresta, appiattendosi al fondo del nido e puntando la coda contro il dorso sibilando) e possono spruzzare le proprie feci verso l'apertura del nido e fino a 60 cm di distanza.
Upupa a Pinerolo (batti Gai)
L’upupa nella storia e nell’arte
Grazie al suo aspetto così caratteristico e riconoscibile, l’upupa è uno degli uccelli che, nei secoli, ha affascinato, ispirato e a volte anche spaventato gli esseri umani, popolando leggende, capolavori dell’arte, favole e poesie. È citata nella Bibbia e nel Corano, negli antichi testi Sufi e nelle commedie di Aristofane, nelle poesie di Montale e di Foscolo.
Da più di cinquant'anni è il simbolo della Lipu (Lega italiana protezione uccelli), oltre che l'uccello nazionale dello Stato d'Israele e dello Stato indiano del Punjab.
Nell'antico Egitto, l'upupa veniva considerata un uccello sacro, era proibito ucciderla e spesso veniva raffigurata su tombe e templi.
Nella mitologia greca e latina l'upupa è invece ritenuta un essere spregevole: nelle Metamorfosi di Ovidio, ad esempio, il re di Tracia Tereo viene tramutato in upupa in quanto la cresta di questo uccello indica la regalità, mentre il becco lungo e appuntito richiama la sua natura violenta. D'altro canto, però, l'upupa è anche il re degli uccelli nella commedia di Aristofane Gli uccelli.
In Europa centrale le upupe vengono considerate uccelli ladri al pari delle gazze, mentre in Scandinavia l'avvistamento di un'upupa era associato a una guerra imminente e nei Paesi baltici udirne il canto è presagio di morte di uomini o animali.
Nella Bibbia, l'upupa viene elencata (probabilmente a causa del forte odore che femmine e nidiacei emanano durante la cova) fra gli animali che non andrebbero mangiati.
Nel Corano l'upupa è descritta come messaggero che porta a Salomone la notizia dell'esistenza della Regina di Saba e viene a questa rispedita dal re d'Israele per chiederle di convertirsi.
Nell'antica Persia, le upupe venivano viste come simboli di virtù: nel poema Il Verbo degli uccelli, ad esempio, il capo degli uccelli è proprio un'upupa.
Con l'errata attribuzione di uccello notturno l'upupa compare nei Sepolcri di Ugo Foscolo, mentre Eugenio Montale ne dà un'immagine solare: Upupa, ilare uccello, alìgero folletto.