Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
L'alta Val di Susa, il Brianzonese e il Queyras, sia sotto i delfini di Vienne che sotto i re di Francia, furono travagliati dalle guerre di religione che interessarono questa zona per due motivi: da un lato le persecuzioni che i duchi di Savoia e i re di Francia, nei loro rispettivi domini, organizzarono per distruggere ed eliminare l'eresia, e dall'altro le continue incursioni dei valdesi nelle valli cattoliche che ebbero come conseguenza villaggi incendiati e chiese distrutte.
Per comprendere più specificatamente gli avvenimenti dobbiamo fare riferimento a due storici che, con visioni diametralmente opposte, si sono occupati di questo periodo. Da parte protestante Alexis Muston scrisse l'Israel des Alpes - Histoire des Vaudois et leur colonies, pubblicato nel 1880; da parte cattolica il sacerdote Luigi Francesco Peracca nel 1910 pubblicò L'Alta Valle di Susa e le vicende storiche dal 1180 al 1700.
Intorno al 1180, sotto il regno di Filippo Augusto, successore di Luigi VII, i valdesi furono cacciati dalla Francia e si rifugiarono nelle valli di Pinerolo e nelle zone montagnose soggette ai Delfini di Vienne fino alle valli del Chisone e di Susa. Sulla riva destra della Durance si stanziarono nella Vallouise e nella valle di Ailefroide mentre in Queyrassi stanziarono ad Arvieux e Brunissard, sulla riva destra del Guil, e a Molines e St. Véran, sulla riva sinistra.
La Vallouise è una valle profonda e stretta, che si snoda dai piedi del Pelvoux fino al bacino della Durance. Anticamente era chiamata Val Gyron, dal nome del torrente Gyr che l'attraversa, e Valpute, dal latino Vallis Putae, a causa delle numerose cime o poggi (Podium = Puy; es./ Puy st. Vincent, Puy St. Eusèbe, Puy St. Martin). Il nome attuale invece onora Luigi XII, che tanti benefici concesse ai suoi abitanti.
In Vallouise i valdesi cominciarono ad essere perseguitati dal 1238 e Muston riferisce di aver trovato nei conti del balivo di Embrun, quindi cento anni più tardi, nel 1335, la seguente voce: «item per perseguitare i valdesi, otto soldi e trenta denari d'oro» (come se le persecuzioni fossero diventate una parte regolare del servizio pubblico per i cattolici delle Alpi).
Nel 1348 il Delfino Umberto ordinerà ai balivi di Briançon e di Embrun di prestare man forte alla caccia ai valdesi, e il governatore del Delfinato ordinerà al Prevosto di Oulx di agire contro gli eretici della Val Chisone e della Val di Susa.
Intanto, un giovane inquisitore, Francesco Borrelli, riceve dal papa Gregorio XI l'incarico di estirpare dalle Alpi l'eresia inveterata. Il Borrelli non lasciò nulla di incompiuto e la valle della Durance, da Freyssinière e Vallouise al Queyras, fu decimata più di quanto riuscì a fare la peste. Furono condannate al patibolo ottanta persone a Freyssinère e ad Argentière, mentre in Vallouise, dove gli abitanti cercarono di resistere, furono massacrate 230 persone le cui terre furono confiscate a profitto del vescovo e degli inquisitori.
In Val di Susa la situazione era meno tragica, tanto che il Peracca nomina qualche sporadico arresto. Cita ad esempio quello di Simone Olivet, di Bardonecchia, il quale aveva confessato di avere egli stesso assistito a riunioni notturne dove, spenti i lumi, nell'oscurità della notte si commettevano disordini.
Emanuele Filiberto di Savoia.
Enrico IV.
Il 27 aprile 1487 il Pontefice Innocenzo VIII firmò una bolla “contro i figli dell'iniquità abitanti nelle Provincie di Embrun... stanziati pure in Piemonte”. Nel giugno del 1488 Alberto Cattaneo, legato del Papa, passò il Monginevro, dove fece strangolare 18 valdesi, e marciò verso Freyssinières, dove gli abitanti, male armati, si erano rifugiati sui monti. In breve furono comunque fatti prigionieri e passati per le armi, mentre in Vallouise i valdesi si rifugiarono nella grotta di Chapeloue, sui fianchi scoscesi del Pelvoux, ad una quota di circa 2000 metri.
All'interno della grotta vi era una piattaforma, raggiungibile solo attraverso precipizi e scarpate, che si stringeva all'ingresso, ma che si apriva subito dopo in una sala immensa. I valdesi scelsero questo asilo e vi sistemarono le donne, i vecchi e i bambini, mentre gli animali erano tenuti sui fianchi della roccia. Il legato Cattaneo sosteneva che essi avessero portato con sé viveri per resistere due anni.
Sembrava dunque non avessero nulla da temere ma il capo delle truppe franco-sabaude, La Palud, con l'aiuto di corde aggirò la roccaforte naturale e con i suoi uomini si calò dall'apertura superiore della grotta. Ne seguì una vera e propria carneficina e l'affumicamento dei valdesi superstiti: circa 300 persone, tutta la popolazione di Vallouise, perì in quella ecatombe.
Il 5 marzo 1489 si radunò un'armata di 8000 crociati, sotto la guida di La Palud, cui si unirono Ippolito e Eleazaro di Bardonecchia e Giovanni di Nevache. Dopo il tentativo di persuasione all'abiura della fede valdese, l'armata cattolica, formatasi a Grenoble, giunse a Cesana. Il vescovo di Embrun celebrò una messa, dopo la quale le truppe marciarono su Pragelato e fecero prigionieri i valdesi che, portati a Mentouilles e a Briançon, dovettero scegliere tra l'abiura e la morte.
Il Sinodo di Charforan del 1532 segnò l'inizio di altre persecuzioni, ma nonostante gli editti di Francesco I, e di suo figlio Enrico II, l'eresia dilagò trovando favori nella stessa famiglia dei Borboni.
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Con Carlo IX sul trono di Francia, le nostre valli subirono, dal 1562 al 1590, i dolorosi effetti della lotta fra le truppe cattoliche e quelle protestanti, che si susseguirono nelle distruzioni di Nevache, Bardonecchia, Pragelato, Val Queyras. È in quest'epoca che si rese tristemente celebre il barone des Adrets, Francesco Beaumont. A capo di soldatesche ugonotte egli occupò la Val Chisone vietando ai parroci di battezzare e celebrare qualsiasi cerimonia cattolico-romana. Da buon calvinista, Beaumont proibì le danze pubbliche e private, le confraternite e qualsiasi altro tipo di riunione. Ma è in questo periodo che si presenta colui che sarà l'antagonista più temuto del barone des Adrets prima e del terribile Lesdiguères poi: Giovanni Luigi Borel, signore de La Cazette.
In Piemonte intanto Emanuele Filiberto con il Trattato di Cavour del 1561 concesse la libertà di culto nelle valli, che però non trovò applicazione nell'alta Val di Susa. Così nel 1562 la prevostura di Oulx venne saccheggiata ed incendiata, ragion per cui il La Cazette si vendicherà facendo strage di 150 riformati sorpresi a Cesana; mentre nel 1569 sarà la volta del castello di Exilles.
Le incursioni valdesi diventarono più violente dopo la notte di San Bartolomeo (1572) e nei giorni seguenti, quando i protestanti organizzarono una vera e propria guerra. Raccolti sulle montagne della Val Chisone, essi superarono i valichi valsusini anche dalla Val Germanasca, attraverso il Col Thures, saccheggiando Sauze d'Oulx, Cesana, Oulx ed Exilles.
François de Bonne, duca di Lesdiguères.
Nel frattempo, in Delfinato si era ormai affermato un comandante ugonotto che farà parlare di sé come valido oppositore di La Cazette: François de Bonne, duca di Lesdiguères. Nato nel 1543 a Champsaur, nelle Haute-Alpes, il De Bonne aderì alla riforma nel 1562 e in poco tempo divenne il simbolo dell'armata calvinista. Definito il "le renard du Dauphiné" (la volpe del Delfinato) o il "corsaro delle Alpi", fu profondo conoscitore della guerra di montagna ed ottimo stratega (nella foto sopra a l titolo il suo castello a Le Glaizil,
Sfuggito al massacro della notte di San Bartolomeo, venne nominato luogotenente generale in Provenza e in Delfinato e nel 1609 maresciallo di Francia.
Il 25 aprile 1610, in qualità di rappresentante di Enrico IV di Francia, stipulò il trattato di Bruzolo con Carlo Emanuele I di Savoia, che siglava un'alleanza militare e matrimoniale tra Regno di Francia e Ducato di Savoia contro la Spagna..
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Le sue guardie provenivano dall'alta Val di Susa e dalla Valle di Aosta, e quando nel 1583 le armate cattoliche guidate da La Cazette invasero e saccheggiarono i villaggi del Queyras, il Lesdiguères si impadronì della cattedrale di Embrun, che diventò chiesa protestante, e poco dopo invase il Queyras.
Ancora: assediata Guillestre, ne rase al suolo le mura (mai più ricostruite) e risalì il corso del Guil fino a Château-Queyras, che capitolò dopo una breve resistenza. La valle diventò quasi interamente protestante e vittima di crudeltà e spoliazioni che avevano solamente cambiato mandanti.
Nel 1589 Enrico IV, ugonotto, concesse l'editto di Nantes invitando le parti religiose alla tolleranza. A Ristolas, Abriès, Château-Queyras, Arvieux, Molines arrivarono pastori inviati dal sinodo delle valli piemontesi che, come già i "barba" (così erano chiamati i ministri valdesi itineranti prima del Sinodo di Chanforan), tenevano viva la fede nelle chiese lontane.
Fedele sostenitore di Enrico IV, Lesdiguères fu fermo oppositore di La Cazette, uno dei maggiori esponenti della fazione che mirava a portare sul trono di Francia Carlo Emanuele, figlio di Margherita di Valois. Fu così che nella notte tra il 14 e il 15 luglio 1590 il condottiero cattolico fu assassinato nella sua casa di Oulx (oggi casa Ambrosiani) da una squadra di sicari guidati dal capitano Du Pont, proveniente dalla valle di Pragelato. I documenti rinvenuti vennero consegnati al Lesdiguières, che sostenne di aver trovato le prove della sua congiura con il duca di Savoia per l'invasione della Val di Susa. La morte del La Cazette decretò la fine del partito cattolico, e il Lesdiguères ebbe via libera.
Nel 1595 assediò il forte di Exilles e dopo una lunga lotta se ne impadronì organizzando continue azioni di disturbo in tutta la valle. Con la pace di Vervins, del 1598, si pose temporaneamente fine alla guerra di cui restò un macabro bilancio. Le popolazioni in continuo allarme, avevano tralasciato il lavoro dei campi mentre gli incendi avevano distrutto villaggi interi, buttandone in miseria gli abitanti. La chiesa di San Pietro, a Rollières, fu completamente distrutta e la chiesa di San Restituto, a Sauze di Cesana, saccheggiata, mentre la chiesa di San Giuliano, a Fenils, servì al culto cattolico e al culto riformato fino al 1643.
Nel 1622 Lesdiguières, dice il Peracca, “vinto dalla dolcezza e dalla persuasione delle parole di San Francesco di Sales si convertì”; ricevette allora da Luigi XIII la spada di Connestabile e morì nel 1627.
Di qui in avanti la sopravvivenza dei valdesi nella Repubblica degli Escartons è condizionata dalle vicende dei valdesi delle valli di Pinerolo.
Mentre i valdesi del Piemonte ottennero la libertà di culto nel 1694 con l'Editto di Tolleranza concesso da Vittorio Amedeo II, i Valdesi del Queyras e del Brianzonese ebbero la loro libertà di culto solo nel 1787: questi due escartons restarono francesi anche dopo il Trattato di Utrecht, mentre la Val di Susa passò ai Savoia e seguì da allora altre vicende storiche.