Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Sapevate che a Chiomonte (e non solo…) si “vendemmiavano” i merluzzi? Lo testimonia questo video dell’Istituto Luce, che risale al 1952 e documenta con immagini suggestive questa attività piuttosto insolita in una valle alpina.
Ma come mai questa lavorazione era arrivata nel nostro territorio, finendo per diventare per tre decenni una importante fonte integrativa di reddito per numerose famiglie?
I merluzzi e le alpi
Nonostante il merluzzo viva nei mari del Nord e venga pescato nell’Atlantico settentrionale, esso è un pesce presente da secoli nella gastronomia di tutta Europa. Anche nelle valli alpine era molto conosciuto, come testimoniano le numerose ricette tradizionali. Il merluzzo che entrava in Piemonte proveniva dal porto di Nizza, l’unico sbocco al mare del Ducato di Savoia, da cui partivano legioni di mulattieri (detti “mulatié” in provenzale e “muletiers”, in francese) che affrontavano i sentieri del Col di Tenda per trasportarle prima a Cuneo e poi nel resto del Piemonte.
LEGGI ANCHE: IL MERLUZZO NELLE ALPI E LE RICETTE STORICHE DI VIALARDI E CHAPUSOT
Dopo la Prima Guerra Mondiale diversi imprenditori francesi, dediti alla produzione e al commercio di prodotti ittici, si resero conto che la Valle di Susa, perennemente ventosa, possedeva il clima asciutto e ventilato ideale per l’essicazione dello stoccafisso, e che il merluzzo pescato nei mari del Nord poteva essere trasportato qui in poche ore grazie alla linea del Frejus, inaugurata nel 1871.
Lo stoccafisso infatti veniva fatto essiccare (perdendo il 70 % del proprio peso) semplicemente esponendolo al vento: ma questo nella Francia del Nord poteva essere fatto per pochi mesi, mentre in Val di Susa il periodo favorevole era molto più lungo.
Così la lavorazione del merluzzo costituì per molti decenni la fonte di reddito per molte famiglie di Salbertrand, dove la "fabbrica del merluzzo" fu attiva dal 1932 al 1963, Oulx, Chiomonte ed Avigliana, dove dal 1934 operò la S.A.F.I.M., “Società Anonima Franco-Italiana Merluzzi”.1
La lavorazione dei merluzzi a Chiomonte
L’ecomuseo Colombano Romean di Salbertrand ha dedicato il suo Cahier n. 8 a Lä fabriccä dlä marlücchä - La fabbrica del merluzzo di Salbertrand.
"Il merluzzo appena pescato veniva scaricato nei porti francesi di Bordeaux, Saint Malò, Le Havre e Fecamp dove subiva la prima lavorazione (pulitura, pressatura e salatura).
Proseguiva poi alla volta di Salbertrand in carri ferroviari frigoriferi; una volta giunti a destinazione, si procedeva al lavaggio e all'essiccazione del merluzzo (secondo tre livelli di essiccazione: appena scolato, secco, secco duro) e si preparavano accurate confezioni di filetto... Nell'annata si scaricavano circa un centinaio di carri per un totale di 1500, 1600 tonnellate di pesce, e questo assicurava il lavoro a 40-50 persone in massima parte del luogo” che, come si vede bene dal filmato, erano in buona parte donne.
“La direzione era sollecitata a venire incontro alle necessità dei dipendenti. Trattandosi di gente contadina si concedevano giorni di libertà allorché sopraggiungeva il momento improrogabile della mietitura. Inoltre lo stabilimento prolungava di alcuni giorni la chiusura dopo le feste di Natale per consentire lo svolgimento di alcuni lavori casalinghi come l'uccisione del maiale e la lavorazione della sua carne".2
La fabbrica del merluzzo di Salbertrand
1 Notizie tratte da “I mulattieri di Nizza, ed il trasporto del merluzzo”, dal profilo Facebook di Paolo Benevelli
2 Oreste Rey, Virgilio Faure, Cahier Ecomuseo n. 8, Lä fabriccä dlä marlücchä - La fabbrica del merluzzo (2008). Il cahier si articola in due parti: la prima, di tipo tecnico descrittivo, è scritta da Oreste Rey nella consueta forma bilingue occitana-italiana che ha caratterizzato tutte le sue opere, arricchita da un inquadramento storico di tipo socio-economico attento all'evoluzione dell'Alta Valle dell'epoca. La seconda parte è opera di Virgilio Faure, già direttore dello stabilimento di Salbertrand, che presenta le proprie memorie legate a questa attività fornendo dati e precisazioni ormai introvabili, corredate da preziose immagini d'epoca.