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Sbattere d’ali, spruzzi d’acqua, battibecchi rumorosi. Se vi capita di assistere ad una scena del genere ambientata in uno specchio d’acqua dolce non ci sono dubbi, siete davanti ad un gruppo di folaghe (Fulica atra).
Fragorosi schiamazzi con molteplici schizzi sono tipici del periodo degli amori ma contraddistinguono anche le vigorose proteste dei piccoli che reclamano il cibo. Talvolta le madri, per tenere a freno l’ingordigia dei pulcini particolarmente voraci, sono costrette a reprimere la loro insubordinazione prendendoli per il becco e scrollandoli ripetutamente. Le folaghe, inoltre, fanno molto rumore anche quando si spostano in gruppo per difendersi dai predatori, siano essi volpi o falchi di palude.
Questo chiassoso uccello acquatico, appartenente alla famiglia dei Rallidi, proviene con grande probabilità dall’America meridionale, area caratterizzata dalla maggiore diffusione di varietà della specie. Molto diffusa anche nelle nostre valli (soprattutto nell’area del Parco dei Laghi di Avigliana), la folaga è un uccello gregario piuttosto litigioso che ha come habitat ideale le aree con acqua quasi stagnante, canneti e piante acquatiche, i laghi interni e le lagune d’acqua salmastra. Salvo eccezioni per gli areali terrestri più freddi dai quali migra verso sud, la si ritrova come esemplare stanziale praticamente ovunque.
Piume nere e macchia bianca sulla fronte
La folaga è un animale facile da individuare: non è solita nascondersi e spesso nuota in acque aperte, dove la si può scorgere grazie al becco chiaro e al sottocoda bianco che contrastano con il piumaggio quasi totalmente nero.
Sulla fronte la folaga ha uno scudo prominente, una sorta di macchia bianca che è più grande negli esemplari di sesso maschile; le sue zampe robuste con dita lunghe e lobate, frutto di adattamento all’ambiente acquatico, le permettono di spostarsi sul terreno e di avere ottima presa al suolo, mentre le ali corte ed arrotondate non sono l’ideale per volare, benché alcune specie nordiche possano spostarsi per lunghe distanze.
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Questa sua scarsa predisposizione al volo è evidente dal fatto che per librarsi debba prendere una lunga rincorsa a pelo d’acqua (nella to sopra al titolo, scattata ai Laghi di Avigliana, le fasi di decollo sono documentate da Dante Alpe). La folaga dà il meglio di sé non in aria ma quando è immersa: abile nuotatrice, si tuffa con destrezza e si immerge in profondità anche fino a 7 metri.
Onnivora, si riproduce nei canneti
La folaga non è selettiva, mangia di tutto: vegetali, piccoli animali ed anche uova; l’unica differenza avviene in virtù della stagione. D’estate si nutre prevalentemente di canne, alghe, erbe e residui organici, oltre a pesci, molluschi, rane, insetti e larve; d’inverno si alimenta anche con resti di rifiuti.
Ha occhi rossi, zampe grigio-verdi e può raggiungere in media una 40ina di centimetri di lunghezza, per un peso di poco inferiore al kg. Le femmine sono poco più pesanti dei maschi, ma la differenza è minima, all’insegna dei 200 grammi.
Per mettere su famiglia, la folaga fa il nido utilizzando giunchi e canne; la costruzione, ad opera della coppia, inizia nel mese di marzo. Nel nido, una voluminosa opera di forma tonda, verranno deposte - anche due o 3 volte l’anno - da 3 a 12 uova, che saranno covate per 3 settimane.
Talvolta il nido viene realizzato in acqua, assicurandolo alle piante nei pressi della riva per evitare che venga portato via dalla corrente. Dopo la schiusa i piccoli, caratterizzati da una colorazione rossa del capo, saranno accuditi dai genitori vicendevolmente fino a che non saranno trascorsi circa due mesi e mezzo, dopo i quali saranno in grado di alimentarsi autonomamente.
Folaga con i piccoli (foto di David Castor - Wikipedia).
In Italia la folaga ha una presenza piuttosto stabile, anche se la conservazione della specie è minacciata dall’eliminazione della vegetazione delle rive e dalla bonifica delle zone umide. È un uccello molto intelligente: uno studio universitario californiano ha infatti dimostrato come sia in grado di contare le uova deposte.
Infatti, per dividere la fatica dell’allevamento della nidiata, la folaga a volte depone le uova nei nidi vicini, ma l’inganno non riesce; i genitori sono in grado di distinguere le uova del loro nucleo da quelle estranee, che relegano in una posizione periferica evitando di sprecare tempo e energie nella cova.