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Giovedì 28 marzo 2019 a Buttigliera Alta, presso i vigneti di Cascina Ranverso, si è presentata l’Associazione tutela Baratuciat e vitigni minori, un’organizzazione senza scopo di lucro che ha la finalità di “promuovere, sostenere e recuperare le produzioni locali, valorizzando il territorio”.
L’associazione, nata esattamente un mese fa, il 28 febbraio 2019, si propone di valorizzare “le caratteristiche eno-gastronomiche del territorio, di unire i produttori e di contribuire allo sviluppo delle produzioni locali” mettendo in risalto il patrimonio dei vitigni minori nei territori circostanti l’antica Abbazia di San Michele, che dal Monte Pirchiriano, su cui sorge, si estendevano sin oltre Giaveno, Rivoli, Alpignano e Condove.
I viticoltori che la costituiscono (vignolant in patois), hanno vigneti che giacciono perlopiù sulle morene residuali dell’antico ghiacciaio della Valsusa, in particolare nei comuni di Almese, Avigliana, Buttigliera Alta, Caprie, Condove, Giaveno, Reano, Rivoli, Rubiana, Sant'Ambrogio, Trana, Villarbasse e Villardora, con una superficie vitata di quasi 8 ettari.
“Vogliamo condividere il nostro patrimonio e far conoscere il nostro territorio collaborando con tutti – ha affermato nella presentazione il presidente, l’almesino Giuliano Bosio. – Ci proponiamo come ambasciatori delle nostre eccellenze eno-gastronomiche e come elemento attivo nello sviluppo delle produzioni locali”.
Accanto a Bosio fungerà da vicepresidente Valentina Peracino; l’associazione riserverà particolare attenzione alla valorizzazione del Baratuciat, uno dei prodotti ”emergenti” nel nostro territorio, la cui superficie vitata oggi raggiunge quasi 3 ettari. La produzione è oggi intorno alle 5000 bottiglie, ma presto, grazie a nuovi impianti, salirà a 12.000.
Tra i vitigni autoctoni il Baratuciat rappresenta una riscoperta molto interessante ed originale. Pur essendo un vitigno radicato storicamente sul territorio l’analisi con marcatori molecolari del DNA non ha evidenziato alcuna corrispondenza genetica con altri vitigni dell’Italia nord occidentale. Il Baratuciat, vinificato in purezza, dà vita ad un vino bianco dai profumi erbacei, sambuco, eucalipto e mela verde, dal sapore secco, ben strutturato e, inoltre, esso risulta incredibilmente longevo, grazie anche suo estratto secco.
Bosio ha poi ricordato Giorgio Falca, alla cui passione si deve il recupero di questo vitigno. Appassionato amante della natura, morto inaspettatamente nell’estate del 2012, sin dagli anni ‘60 si prese cura delle poche viti centenarie di famiglia, sopravvissute straordinariamente alla fillossera, e negli anni ’90 rinnovò i suoi tre piccoli vigneti in Almese reimpiantando soprattutto il suo amato Baratuciat. L’Università di Agraria di Grugliasco e il CNR per oltre tre anni effettuarono studi ampelografici, agronomici e vinificazioni sperimentali. Nel 2008 il Baratuciat venne iscritto nel Registro Nazionale delle Varietà di Viti da vino, e contemporaneamente fece la sua comparsa sulle nostre tavole la prima bottiglia di Baratuciat come lo conosciamo oggi.
Le prime iniziative che l’associazione intende intraprendere sono di informazione del consumatore e di cura generale degli interessi delle produzioni, tramite degustazioni in vigna, ricerche storiche e convegni. Essa, inoltre, intende coadiuvare e tutelare i soci produttori in iniziative di formazione e assistenza tecnica nelle varie fasi interessate al settore vitivinicolo, ad esempio con corsi di vinificazione e anche nell’utilizzo delle Denominazioni di Origine Controllata (DOC).
Lo scopo di valorizzare il mosaico delle produzioni enologiche, ricercandone i caratteri unificanti nella storia, e lo studio del proprio territorio e del suo terroir sono alla base del logo dell’associazione, che non per caso raffigura un calice che racchiude l’apice del monte Pirchiriano e sua maestà la Sacra. Ancora più suggestiva se vista con le luci del tramonto.