Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Lo spunto per la gita l’ho avuto tempo addietro, leggendo un articolo in cui si descriveva un fenomeno di assestamento di una vasta area della Valle Stretta, proprio sopra il Lago Verde. A seguito di tale articolo, incuriosito, pur non essendo un geologo decido di salire le pendici di Punta Baldassarre per vedere di persona quanto descritto. La zona interessata è il promontorio roccioso che c’è in alto appena a sinistra dell’evidente pianoro.
Dal fondo valle si vede l’ampia bastionata di rocce calcaree (le Bancs) che poggiano su un basamento di gessi microcristallini. I gessi sono meno resistenti all’azione di disgregazione e demolizione rispetto alle rocce circostanti, che sono dolomie e calcari; conseguentemente tendono a ridursi di volume e di spessore provocando un lento ma continuo collasso delle rocce sovrastanti.
Per salire al grande pianoro che sovrasta la bastionata occorre seguire una traccia di sentiero, che parte dal primo ponticello nei pressi del Pian della Fonderia, passando poi a margine della lunga pietraia che si vede tra le due pinete.
Quando si raggiunge il pianoro, gli imponenti e tormentati torrioni di Punta Baldassarre invitano a proseguire passando per il Vallon des Sables e poi su in cima. Sarà per un’altra volta, oggi la meta è già raggiunta!
Ecco perché sono salito sin qua: per vedere le conseguenze del cedimento dei gessi su cui poggiano queste rocce! Naturalmente non mi limito a questo aspetto: il paesaggio attorno è stupendo, a sinistra uno dei Re Magi (forse Punta Gasparre), a destra la Guglia Rossa e molte altre cime già salite.
Come dicevo, l’erosione del basamento provoca il collasso differenziato delle rocce sovrastanti. Risultato: le rocce si fendono, quelle verso valle tendono ad abbassarsi, allontanandosi da quelle più a monte, la spaccatura diventa sempre più ampia sino a creare un vero e proprio piccolo, ma affascinante, canyon.
Guardate che fossa si è già creata. Nella foto sottostante è da notare la fessura che, prima o poi, farà collassare anche quell'imponente torrione alto più di 40 metri su cui sono poi salito. Quando ero sopra, per un attimo, ho pensato: e se dovesse cadere proprio adesso!? Ho preferito spostarmi sulla sinistra!
Naturalmente il fenomeno è lentissimo, molti detriti sono caduti dalle pareti e/o portati dalle valanghe, parecchi larici stanno già colonizzando il fondo del crepaccio, forse l’intera struttura non ruinerà mai a valle ma finirà per disgregarsi lentamente in loco, alimentando la sottostante grande pietraia.
Nella profonda fenditura confluiscono anche i detriti di falda di Punta Baldassarre: questo a ricordarci che anche le montagne sono vive ma non solide come si potrebbe pensare.
Infatti, anche a decine di metri dal canyon, larghe e molto profonde fenditure nel pianoro ci dicono che il fenomeno è tutt’ora in atto, io ho avuto la fortuna di essere testimone di un “momento infinitesimale” di questo processo!
Poi, ultima chicca della giornata, su un vasto affioramento di una roccia di colore diverso dalle circostanti, noto segni inconfondibili di tracce fossili. Sicuramente queste sono rocce di origine sedimentaria, la maggior parte di esse si sono formate in fondo a un mare o a un oceano più di 100 milioni di anni fa, adesso si trovano a oltre 2300 metri di quota!
Vedere e scoprire queste cose mi ha fatto sentire piccolo piccolo, ma grande è stata la soddisfazione per quello che ho vissuto! Grazie Montagna!