Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Natale si avvicina; i vivai si riempiono del mare rosso delle brattee delle stelle di Natale. Un pensiero, un regalo che può essere bello (non a caso il nome latino è Euphorbia pulcherrima, ‘euforbia bellissima’), ma che, nella maggior parte dei casi, avrà vita breve.
Dopotutto, non è una pianta nostra la stella di Natale, ma è figlia della globalizzazione, un bene effimero come un biglietto d’auguri.
Euphorbia pulcherrima è originaria della Mesoamerica. Cresce lungo la costa pacifica del Messico e del Guatemala, in una fascia lunga 2000 Km di foreste tropicali aride, e in alcune aree propizie dell’entroterra. Ama i ripidi pendii montani e i burroni, dove popolazioni piccole, di una dozzina fino a qualche centinaio di individui, si distribuiscono a macchia di leopardo.
Ci si è chiesto se non fossero stati gli Aztechi, grandi coltivatori, a importare nell’entroterra le piante che crescevano sulla costa, ma recenti analisi genetiche hanno confutato tale teoria. Quel che pare certo, però, è che gli Aztechi conoscessero bene la stella di Natale, o cuetlaxochitl, in lingua nahuatl.
Il disegno è di Giulia Allasio, tratto da Simone Siviero, “Mitobotanica”, Pentagora 2021.
Francisco Hernández (1515-1587), protomédico per il Nuovo Mondo di Filippo II di Spagna, la descrive come «un alberello con foglie a tre punte, sinuose su entrambi i lati; ha fiori rossi molto grandi decisamente simili alle foglie, non fosse per il colore [e infatti ora sappiamo che sono brattee, foglie modificate di colore rosso; i fiori sono piccoli e quasi insignificanti]. […] Nasce in qualsiasi regione, sia quelle fredde sia quelle calde, e adorna, lieta e bella a vedersi, i giardini e i portici degli indios».
E ancora, in merito alla tossicità del suo latice, in un altro brano si legge che «esiste tra le donne una malattia […] che ha lo stesso nome del fiore. Sostengono gli anziani, gente superstiziosa, che tale morbo prende le donne che hanno camminato sul fiore, che lo hanno annusato o che ci si sono sedute sopra».
Alcune spedizioni di botanici tedeschi riportarono in Europa degli esemplari da erbario della pianta tra il XVIII e XIX secolo, ma fu grazie a Joel Roberts Poinsett che la stella di Natale si impose a livello globale come pianta ornamentale. Non a caso il nome inglese è poinsettia.
Egli, allora ministro plenipotenziario in Messico per conto degli Stati Uniti, nonché membro dell’American Philosophical Society, raccolse, dalle zone dell’entroterra, alcuni esemplari vivi e li spedì al giardino botanico di Filadelfia perché venissero coltivati ed esposti al pubblico. Correva l’anno 1829.
Cinque anni più tardi, le piantine di Natale sbarcavano in Europa. Da allora, la loro coltivazione non ha mai smesso di perfezionarsi; il mercato ha selezionato piante con le brattee colorate più grandi e dai colori più attraenti e la stella di Natale è diventata la pianta in vaso più venduta al mondo. Un’esplosione non da poco per una modesta piantina dei dirupi.
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