Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Le immagini di vigneti e coltivazioni ammantati di ghiaccio o circondati da migliaia di piccoli fuochi che vediamo sul web in questi giorni sono bellissime, ma in realtà documentano le misure d'emergenza adottate da viticoltori e contadini per fronteggiare le gelate tardive, che rischiano di compromettere l'intero raccolto.
Ce ne siamo accorti nei giorni scorsi: credevamo di poter riporre i piumini nell'armadio ed ecco invece che il colpo di coda dell'inverno ha fatto la sua comparsa, interrompendo il piacevole assaggio di primavera e facendo al contempo rabbrividire chi aveva già indossato abiti più leggeri. Ma se all'uomo per fronteggiare il disagio dell'abbassamento di temperatura è sufficiente coprirsi, i danni che il freddo e il maltempo possono arrecare alle coltivazioni sono notevoli, specie quando i primi giorni di caldo hanno già fatto iniziare la fioritura.
La soluzione? Fiamme e ghiaccio "indotto"
Quando le temperature scendono di molto sotto lo zero, per salvare i frutteti si utilizza l'irrigazione antibrina: per evitare che l'abbassamento del termometro durante la notte faccia gelare l'interno delle foglie e dei germogli si cospargono le piantagioni di acqua. In questo modo le piante, i fiori ed i germogli vengono ricoperte da un sottile strato di ghiaccio, che mantiene la loro temperatura intorno allo zero. Una sorta di coperta, che permette di limitare i danni alle coltivazioni, che si manifestano principalmente quando la temperatura scende al di sotto dei 4 gradi sottozero.
Si tratta di una tecnica da utilizzare con molta cura: lo strato di ghiaccio non deve essere eccessivo, per non determinare la rottura dei rami.
Frutteto "congelato" in Austria.
Dove non può il ghiaccio, si tenta di sopperire con il fuoco, posizionando a debita distanza dalle piante delle "candele antigelo", che altro non sono che piccoli bidoni riempiti di cera paraffinica.
Questo metodo è usato in particolare nelle vigne, specie in Francia, dove è molto diffuso nella Loira e in Borgogna (la regione dello Chablis). In Italia è utilizzato nella zona di Montalcino per i vigneti del Brunello, ma anche in Piemonte per salvare i vigneti delle Langhe, le coltivazioni di pesche, albicocche e kiwi del cuneese e gli asparagi nella zona tra Santena e Poirino.
Gli anziani raccontano che era un metodo che veniva saltuariamente utilizzato anche nelle nostre valli, dove però ormai da decenni non si pratica più.
Fuochi nelle vigne di Chablis (Titouan Rimbault).
Ovviamente questo tipo di intervento necessita di un numero considerevole di elementi riscaldanti, il che rende obbligatoria una valutazione sul rapporto costi/benefici. I vigneron francesi utilizzano circa 500 candele per ettaro, che costano circa 8 euro ciascuna: l'investimento è quindi di circa 4000 euro per ettaro, ogni notte. Solo per limitare i danni, che però, secondo gli esperti e le associazioni di produttori, saranno i più gravi degli ultimi decenni.
Talvolta, anzichè queste candele, si utilizzano piccoli braceri nei quali vengono bruciati paglia, tralci secchi o legna. Ma è facile immaginare l'ulteriore carico di lavoro derivante dal posizionamento e dall'accensione, nonchè l'esigenza del continuo monitoraggio per evitare il rischio di roghi improvvisi.
Nella pericolosità delle gelate primaverili gioca probabilmente un ruolo importante anche il cambiamento climatico. Ora il caldo spesso inizia prima, le piante fioriscono e per questo sono più vulnerabili alle gelate tardive, quelle che avvengono all’inizio della primavera.
Restano, accanto alla paura degli agricoltori di veder compromesso il lavoro di un intero anno, la poesia e la bellezza di queste immagini: ve ne regaliamo alcune raccolte sul web.
Irrigazione antibrina in Borgogna (Aurelièn Ibanez).
Ghiaccio sui frutteti a Scarnafigi.
Fuochi nelle vigne di Chablis (Titouan Rimbault).
Fuochi nelle vigne in Borgogna (Aurelièn Ibanez).