Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Regione che vai, tradizione popolare che trovi: lungo tutta la penisola italiana, sono diffusi vari racconti che vedono protagonisti i giorni della merla, ovvero gli ultimi tre giorni di gennaio (alcuni dicono invece gli ultimi due di gennaio ed il primo di febbraio), ritenuti i più freddi dell'anno.
Ma lo sono davvero? La risposta è no, nel senso che i giorni più freddi dell’anno non possono essere una ricorrenza sul calendario: il fenomeno è bel più complesso. Statisticamente il Nord Italia fa registrare le temperature più basse nei primi dieci giorni di gennaio, mentre man mano che andiamo verso Sud il fenomeno scala nel tempo per la presenza del mare, che ha un effetto mitigante molto forte sulla terraferma. Si chiama inerzia termica: quella che fa in modo che il mare raggiunga temperature più basse ad aprile e non in gennaio, e più alte in ottobre e non a luglio.
Brina - Anna Maria Gagnor
Si tratta comunque di credenze che resistono al passare degli anni, così come differente potrebbe essere l’origine etimologica della locuzione. Per alcuni pare che tutto derivi dalla necessità di far transitare oltre Po un cannone (chiamato appunto la Merla), che venne condotto da una riva all’altra proprio approfittando della gelata del fiume dovuta al rigore invernale di fine mese. Altri gli attribuiscono invece la denominazione in virtù di una nobile signora di Caravaggio, tale “de Merli”, che dovendo attraversare il Po in cerca di marito, poté compiere l’operazione soltanto nei giorni di fine gennaio in cui, appunto, il fiume era gelato.
Ma se non si vuole restare per terra e si preferisce alzare lo sguardo, altrettanto valida potrebbe essere la leggenda secondo cui una merla ed i suoi pulcini, neri come la pece, si rifugiarono dentro un comignolo per ripararsi dal freddo, riemergendone solo il primo febbraio, completamente grigi per via della fuliggine. Da quel giorno tutte le femmine ed i piccoli della specie assunsero quella tonalità.
Ghiaccio al Lago del Moncenisio - Cristian Della Lucia
Medesimo punto di partenza, ma maggiore ricchezza di particolari, per la leggenda della merla costretta a fare i conti con il mese di gennaio, talmente perfido da gettare sulla terra freddo e gelo mentre lei era in cerca di cibo. Stanca dei maltrattamenti subiti, una volta rifornitasi a sufficienza e con anticipo di provviste, la merla si chiuse nel nido, al riparo, per tutto il mese di gennaio, all’epoca di soli 28 giorni.
Ne riemerse l’ultimo del mese, cantando per sbeffeggiare il suo nemico, pensando di averlo ingannato. Ma gennaio si offese talmente tanto da chiedere in prestito a febbraio tre giorni, nei quali scatenò bufere di vento, neve, gelo e pioggia. La merla si andò a nascondere in un camino per ripararsi e vi rimase fino alla fine del maltempo. Quando uscì le sue piume si erano ingrigite e così rimasero per sempre. Alcuni addirittura dicono che in origine i merli fossero bianchi e che la fuliggine cambiò il loro piumaggio.
Come si può vedere in questa immagine la merla si distingue dal maschio per il suo piumaggio grigio, associabile al colore della fuliggine
Le femmine di merlo in realtà hanno un piumaggio bruno/grigio e il becco è dello stesso colore, mentre il merlo maschio si distingue per il manto nero brillante e per il becco giallo-arancione. Il merlo inoltre è un uccello che tende a non migrare e a rimanere in Italia tutto l’anno anche per trascorrere l’inverno. Come detto, le versioni sono numerose e discordi, così come è difficile prevedere il tempo sulla base di una credenza popolare: la leggenda dice infatti che se i giorni della merla saranno freddi ci si dovrà aspettare una bella primavera. Viceversa, se saranno caldi, per vedere giungere la bella stagione sarà necessario attendere maggiormente.
E se gennaio si conclude con i giorni della merla, poco dopo è tempo di Candelora, che si celebra il 2 febbraio. Si tratta di una ricorrenza religiosa che consiste nella festa della presentazione al tempio di Gesù. Nella celebrazione liturgica si benedicono appunto le candele, simbolo di Cristo, luce per illuminare le genti. In questo caso, si dice che alla Candelora dell’inverno siamo fora, ossia che il peggio è passato. Ma se piove o tira vento, dell’inverno siamo dentro.