Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Nella primavera del 1945 le formazioni partigiane valsusine si riorganizzano: in alta valle viene costituita la 41° Divisione Unificata ed in bassa valle la 3° e la 13° Divisione Garibaldi, che già hanno all’attivo molti uomini e brigate, cambiano nome e diventano 42° e 46° Divisione.
In alta Valle, i partigiani si preoccupano di difendere le dighe e le centrali idroelettriche dagli attacchi dei tedeschi in fuga, mentre le formazioni della bassa Valle mettono in atto azioni di disturbo, ostacolando i movimenti delle truppe tedesche con azioni di sabotaggio. I partigiani sono inoltre impegnati nella bonifica dei ponti e delle strade minate dai tedeschi: gran parte delle cariche vengono rese inoffensive ad eccezione di quelle poste su alcuni ponti a Bardonecchia, Cesana, Oulx ed Exilles.
Proprio il 25 aprile iniziano gli scontri per la Liberazione dei territori dell'alta Valle. Le operazione hanno avvio la sera del 24 quando i Partigiani della Compagnia Assietta si scontrano con i tedeschi in ritirata in una furiosa battaglia nei pressi di Exilles.
6 maggio 1945, manifestazione per la liberazione di Torino.
Il 26 aprile altre formazioni partigiane valsusine scendono verso Torino; l’obiettivo è quello di incalzare il ripiegamento dei tedeschi e di ricongiungersi in città con le altre formazioni che qui stavano convergendo. I gruppi valsusini rimangono a Torino fino ai primi giorni di maggio e, il 6, partecipano alla grande sfilata in piazza Vittorio Veneto
Sabato 28 aprile 1945 è il giorno della Liberazione di Susa. Il 5 maggio il giornale La Valsusa racconta quelle ore:”Dopo una triste vigilia, nella quale i nazi-fascisti consumarono gli ultimi delitti, varie formazioni di patrioti occuparono la città che imbandierata e vestita a festa, come per incanto, con ardenti manifestazioni espresse la sua gioia e la sua gratitudine ai liberatori. Suonarono tutte le campane come nelle feste più grandi, e nel pomeriggio si volle onorare la memoria dei caduti per la libertà deponendo corone alle tombe dei cimiteri di Susa e Mompantero”.
Un racconto in “presa diretta” di quel giorno lo si trova nel diario del Comandante Aldo Laghi (Giulio Bolaffi) pubblicato nel volume “Giulio Bolaffi, un partigiano ribelle”, Daniela Piazza Editore. Così il Comandante della IV Divisione alpina G.L. Stellina scandisce le ore del 28 aprile 1945:
"Nella notte una grande esplosione. Alle 6 una sparatoria dei miei partigiani. Susa è libera… Raggiungo i miei uomini. Grande entusiasmo. La folla ci acclama: in tutta la città entusiasmo delirante. Raggiungiamo il Castello. Organizziamo tutti i comandi. Ianni arriva e dice che ha preso contatto con la Brigata Monte Assietta.
Giulio Bolaffi parla dal Municipio di Susa. In alto, sopra al titolo, i partigiani sfilano a Susa (foto di Giacinto Contin, detto Nino).
Circolano voci che le truppe di Exilles arriveranno. Mr. Mastro dice di concentrare le armi pesanti al Castello, che è difendibile e ha varie strade che portano fuori città. Lavoro febbrile. Vengono fuori tutti i marescialli. Li prendiamo e li facciamo lavorare. Al Castello affluiscono i prigionieri. Organizzo il servizio.
Pubblico l’ordinanza n.1 che è un appello sul coprifuoco, dalle ore 21 alle 5, e sulle sanzioni: tribunali di guerra contro i predoni.
Visita di Ferrua che vuole portare Piero al Castello ed effettuare un collegamento con la centrale Aem. Impiantiamo un ufficio nelle scuole. Bottazzi mi dice che il mattino alle 8.30, 18 uomini della Olivieri, di guardia a Vertice, dove c’è il salto dell’acqua, hanno attaccato una compagnia tedesca di 50 uomini in zona Piano San Martino per impedire sabotaggi alle tubazioni. C’è stato un combattimento fino alle 18.30 perché sono intervenuti altri tedeschi ad appoggiare quelli già impegnati. È morto Piero, carabiniere, e ferito Marais.
È stata impedita la distruzione delle centrali elettriche e di Venaus per rappresaglia; i tedeschi si sono ritirati a Curnà dove c’è lo sbarramento anticarro. Feriti 5 uomini tedeschi dei quali 2 gravi, forse morti.
Apprendo che sabato mattina alle 9.30, 10 uomini di Martino issavano la bandiera italiana sul Moncenisio all’ospizio; Sergente Maggiore Sten, Vittorio, Luigi e altri della squadra di guardia alle tubazioni, precedendo di un’ora la pattuglia francese comandata dal Capitano Stephane.
Al pomeriggio alle 17 vado in municipio e parlo al balcone alla folla plaudente ed entusiasta, con un ufficiale francese. Parliamo dei patrioti. Poi portiamo due corone ai caduti al cimitero di Susa e di Urbiano".
Il sogno si è avverato
Gia.Col.
Bibliografia: "Giulio Bolaffi, un partigiano ribelle”, Daniela Piazza Editore. Andrea Maria Ludovici: "Una Comunità e il suo territorio", Susa, Centro Culturale Diocesano