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Fin dall'autunno 1943 il Colle del Lys, grazie alla vicinanza con la pianura torinese, all'essere crocevia tra le valli Susa, Lanzo, Ceronda e Casternone ed alla fitta presenza di borgate e baite utilizzate dai pastori per l'allevamento transumante, diventa rifugio per chi si ribella all'occupazione nazista.
Felice Cima, a sinistra, e Alessio Maffiodo, che assumerà il comando dopo la sua morte. A destra partigiani della "Felice Cima".
A giugno, proprio per sfuggire al bando di reclutamento, destinato alle leve 1920-21 e primo semestre 1926, giungono da Cremona 47 giovani: quasi tutti sono aggregati al distaccamento insediato nel convento di Madonna della Bassa, guidata dal Comandante Deo, Amedeo Tonani e dal Commissario politico Kiro, Enrico Fogliazza, anch’essi cremonesi, che nel novembre passeranno ai vertici della “Cima” come Comandante e Vice Commissario. Deo morirà per le ferite riportate in un attacco del 29 marzo 1945.
Per alleggerire la pressione nazifascista sui 100.000 lavoratori di Torino e provincia che scioperano e per impedire il trasferimento degli impianti industriali in Germania, nella seconda metà di giugno, su indicazione del Cln, Comitato di Liberazione Nazionale, il Comando delle formazioni garibaldine prepara un’offensiva che coinvolge le forze presenti tra il Canavese e la Val Sangone. La notte del 25 giugno la “Felice Cima” attacca il Castello di Rivoli: vi sono insediati i comandi della Scuola allievi ufficiali della Guardia Nazionale repubblicana e dell'Artillerie-Regiment della Waffen-Grenadier-Brigade der SS.
Alcune autoblindo tedesche sopraggiungono da Torino ed i partigiani devono ritirarsi.
Partigiani cremonesi. A destra alcuni uomini del distaccamento di Madonna dela Bassa
I nazisti rispondono all'offensiva con un rastrellamento per riprendere il controllo della Val di Susa: la sua importanza nelle comunicazioni internazionali è cresciuta dopo lo sbarco degli Alleati, ad inizio giugno, in Normandia. Vogliono anche porre fine alle incursioni dei partigiani nella cintura occidentale di Torino e isolare Le Valli di Lanzo, appena proclamate “Zona Libera” dalla Resistenza.
Nella notte tra l’1 e il 2 luglio, un migliaio di nazifascisti, appartenenti alla Waffen-Grenadier-Brigade der SS del 29° battaglione M, protetti da carri armati e sidecar muniti di mitragliatrici pesanti, salgono al Colle dal versante valsusino: un colpo di fucile, seguito da una raffica di mitra è il segnale con cui le sentinelle della “Felice Cima” danno l'allarme all'alba.
Il Comando però sa di non poter contrastare l'attacco e ordina di coprire la fuga della maggior parte degli effettivi, molti dei quali appena giunti in montagna e non ancora addestrati: i distaccamenti più in basso, a nord di Rubiana, Rocca Sella e Favella, non sono infatti in grado di fermare tedeschi e fascisti che salgono a scacchiera con manovra accerchiante.
Mancano soprattutto le munizioni.
La 17a Brigata Garibaldi "Felice Cima".
Il sacrificio di nove partigiani permette di porre in salvo il grosso della Brigata sui monti Rognoso e Civrari e nelle Borgate di Viù, Niquidetto e Col San Giovanni: sono favoriti dalla nebbia che neutralizza i tiri delle mitragliere appostate sul Colle e sul costone del Monte Arpone. Ventitre giovani, però, incamminatisi per errore in direzione di Rubiana, sono intercettati e trucidati.
Solo due giorni dopo, a rastrellamento concluso, i compagni possono ricomporre le salme e seppellirle in una fossa comune presso la Borgata Airetta, a 1 Km dal Colle verso Viù: è uno dei più tragici fatti della guerra partigiana in valle di Susa.
L'eccidio è ricordato ogni anno, la prima domenica di luglio, in una manifestazione, presso il Colle.
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Il colpo subito non distrugge il Gruppo: gradualmente gli uomini dispersi tornano alle proprie sedi, si riorganizzano e prendono a crescere di numero fino a diventare circa 450, divisi fra nove distaccamenti.
La notte del 18 agosto, 170 partigiani valsusini, la maggior parte appartenenti alla 17a, si spingono alla periferia di Torino: colpiscono lo stabilimento della Fiat Aeronautica attivo nella produzione bellica. Sabotano poi gli aerei tedeschi presso il campo volo di Collegno, distruggono documenti e progetti industriali, prelevano armi, carburanti e diversi ostaggi militari.
La bandiera della brigata esposta nell'ecomuseo.
Nuovi colpi di mano, finalizzati all’approvvigionamento alimentare e non solo, sono condotti tra l'estate e l'autunno: dalla Manifattura tabacchi di Torino si esporta oltre una tonnellata di sigarette, dal magazzino del Comando fascista di Rivoli si prelevano parecchi quintali di cereali, dalla tenuta della Mandria, a Venaria Reale, si sottraggono una cinquantina di capi di bestiame destinati al comando tedesco, nella fabbrica dolciaria Wamar e nei docks dei formaggi a Torino si requisiscono beni di sussistenza.
Le risorse sono condivise con i montanari e l'appoggio dei civili è indispensabile per il potenziamento delle attività locali della Brigata: nella frazione Mompellato allestisce un’infermeria e il Parroco, Don Evasio Lavagno, si prodiga in assistenza e aiuto continuo. Ospiterà in casa anche Deo ferito a morte e la madre sopraggiunta da Cremona.
Nella borgata Favella si insedia un distaccamento femminile incaricato di effettuare servizi di comunicazioni e sartoria. Qui pubblica anche giornali ciclostilati: “La Sentinella garibaldina”, organo del Comando e poi “Saetta garibaldina”, “Le tre Vedette”, “Il Partigiano” e i “Cavalieri della Macchia”, curati da alcuni distaccamenti.
In autunno quando il Comando decide di accorpare le brigate per meglio coordinarle, la “Felice Cima” è unita, nella Terza Divisione, alle altre formazioni operanti sul versante sinistro della Valsusa: la 42a Walter Fontan, a monte di Bussoleno, la 104a Marcello Albertazzi, sopra Borgone, la 113a Giovanni Rocci sui monti di Condove, nata a fine estate, come la precedente, dallo scorporo della “Felice Cima”.
Il 3 novembre il Comandante delle Forze Alleate in Italia invita le formazioni della Resistenza a sospendere le azioni militari su larga scala fino alla primavera successiva.
Maggio 1945, alcuni uomini del distaccamento Faleschini (Madonna della Bassa) al Colle.
All'inizio di gennaio del 1945 la “Felice Cima”, avvertita di un prossimo rastrellamento nella zona del Colle, sposta circa 400 suoi uomini tra Torino, Collegno, Pianezza, Alpignano, Druento, San Gillio, e Varisella. Grazie a questo provvedimento riesce a limitare le perdite umane: un partigiano ucciso ed 11 arrestati, ma non quelle di armamenti, viveri ed attrezzature.
Il 21 dello stesso mese un secondo attacco nazifascista costa la fucilazione a tre partigiani. Il 29 in un altro rastrellamento muoiono Deo, il suo Vice e 4 combattenti.
Il 4 aprile a Rubiana, in un'imboscata, vengono catturati e fucilati altri tre uomini. Il 25 la “Felice Cima” è dislocata nella zona nord-occidentale di Torino: in parte nei paesi della cintura e in parte nell'abitato cittadino, a salvaguardia delle principali fabbriche e dei nodi infrastrutturali.
Il 1° maggio finalmente festeggia la Liberazione e la conclusione della guerra.