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L'insediamento, che sorge su un lieve rilevato roccioso nel comune di Almese, custodisce una vera e propria meraviglia medievale: il Ricetto, una grangia dell'abbazia benedettina di San Giusto di Susa.
I decenni precedenti il 1000 vedono un vuoto di potere in valle di Susa dovuto alle incursioni saracene. Nell'anno 1001 il Marchese di Torino, Olderico Manfredi, nipote di Arduino Glabrione e padre di Adelaide di Susa, ottiene dall'Imperatore Ottone III la conferma del dominio sulla “terza parte della Valle”.
Il 9 luglio 1029, con Alrico, Vescovo di Asti nonché suo fratello e la moglie: la contessa Berta, sottoscrive l'atto di fondazione del monastero benedettino di San Giusto di Susa. Gli dona una ricca parte delle proprie terre site “nella città, territorio e valle di Susa”, fra cui la curtis di San Mauro in Almese.
Questa, situata a controllo delle terre di pianura e protetta dall'area di esondazione della Dora Riparia, è sicuramente il nucleo dominicale dell'azienda agricola ceduta dagli Arduinici ai monaci.
L'insediamento è diviso in due parti: il dominico e il massaricio. La prima è riservata al signore ed è prevalentemente coltivata dai suoi servi. La seconda, frazionata in poderi detti mansi, viene da lui concessa a coloni liberi o ai servi che in cambio sono tenuti a versargli un canone in natura e prestare giornate di lavoro gratuite sui suoi terreni. L'economia è per lo più di sussistenza.
In questo periodo il futuro Almese inizia a definirsi attorno ai suoi due principali punti d’insediamento: la Chiesa di Santa Maria o Chiesa Vecchia e proprio la curtis di San Mauro, presso l'attuale frazione di Rivera. Qui, all'arrivo dei benedettini, con ogni probabilità, esiste già una chiesa con campanile, costruita su di un affioramento roccioso poi rinforzato da un terrapieno.
Tra il 1281 e il 1285 il complesso di San Mauro è trasformato in un borgo fortificato, il Castrum Sancti Mauri: dal XIV secolo i monaci saranno rappresentati da un Castellano. La carica non è ereditaria e la ricopriranno anche esponenti della famiglia Provana, una delle più antiche dinastie feudali del Piemonte.
Il sito diviene così il punto di riferimento degli interessi di San Giusto in questa porzione di territorio: il castellano vi raccoglie i prodotti derivanti dalla coltivazione delle campagne circostanti, parte dei quali dovuti all’abate come beni in natura o diritti di decima. Il borgo funge anche da ricetto in caso di scorrerie di banditi o di attacchi nemici: non soltanto le derrate alimentari possono essere protette dalle razzie, ma gli stessi contadini vi trovano un temporaneo rifugio.
Il complesso inoltre è dotato di un carcere e fino al 1400 è abitato dal Castellano. Vi risiede anche un religioso, il Prevosto, che sovrintende ai lavori dei campi.
L’abate di San Giusto chiede e ottiene dunque dal Conte di Savoia lo “ius edificandi et munendi”.Vengono così rafforzate le strutture di difesa: si innalza una doppia cinta muraria. Quella più interna racchiude chiesa e campanile ed è dunque destinata a proteggere il nucleo residenziale del castrum: ne sopravvivono tuttora alcuni merli.
La seconda, quella esterna, alla quale sono ora addossate le abitazioni, difende il ricetto. Un fossato circonda il borgo, tranne che sul lato ovest. È sovrastato da un ponte levatoio e l’acqua proviene dal vicino torrente Messa. Nel secolo XVII sarà sostituito da un altro e poi ancora, più tardi, dall'attuale passaggio in muratura: tutti nella stesa posizione, a nord, dove si scorge anche il portone d’ingresso al castrum. Del fossato oggi resta visibile solo la parte Nord Ovest.
La chiesa, alla sinistra del campanile, diviene il corpo più interno del complesso e cambia destinazione d’uso, venendo adibita a magazzino di derrate alimentari, sede del tribunale e archivio dei monaci. Dalla seconda metà del secolo XIV viene destinata a semplice residenza agricola. Utilizzata poi come fienile, oggi, inglobata in una casa, non è più riconoscibile.
Il campanile nel primo 1300 diventa la slanciata torre di vedetta, alta 26 metri, che ancor oggi vediamo: è la parte meglio conservata del borgo. Dell'antico uso è rimasta la suddivisione in sette piani, collegati da una scala interna. È utilizzata per comunicare visivamente con il Castello di Camerletto a Caselette, con la Torre del Colle e il Castello di Villar Dora e con quello di Avigliana.
Nel secolo XIV con la “caccia alle streghe” diviene prigione per le colpevoli in attesa di esecuzione. Si hanno notizie di condanne fino al 28 luglio 1620: in quella data Maria Gotto di Rubiana viene accusata di essere “masca”. Rinchiusa nel carcere, il 3 agosto è ritrovata impiccata, probabilmente suicida.
Nel territorio sono attivi altri monasteri: non poche sono le proprietà della Sacra di San Michele e anche la Precettoria di Sant'Antonio di Ranverso riceve in donazione parecchi terreni sulla destra della Dora, fino proprio ad Almese. Qui, presso la borgata Grange, costruisce la cascina fortificata della Gran Vigna. L'abbazia della Novalesa ha anch'essa possedimenti in zona, tra i quali il Castello di Camerletto .
Il 3 agosto 1772 Papa Clemente XIV decreta la soppressione di San Giusto e l'erezione della Diocesi di Susa. Il fatto, unito al crescere del borgo di Almese lungo il corso del Messa, fa sì che l'antico Ricetto perda progressivamente importanza, e divenga una residenza agricola via via frazionata fra più proprietari.
Battista Truccato durante lo scavo.
La parte merlata viene acquistata nel 1889 da Battista Truccato. Il nuovo proprietario, durante i lavori di restauro, trova una pergamena nella quale si accenna a un tesoro nascosto in una galleria sotterranea: scava così invano, dal 1913 al 1918, un cunicolo di 16 metri per intercettarla.
Nel 2006 il Comune completa un grande intervento di restauro e ristrutturazione della torre e del ricetto: ha ricevuto in comodato d’uso, per trent’anni, i locali dagli eredi dell’ultima proprietaria, l'artista Romi Beltrami, pittrice che negli anni ‘60 lavora in Francia, soprattutto in Costa Azzurra, con rilevanti successi di critica in particolare per i suoi ritratti e i paesaggi e realizza importanti mostre fra Nizza e Parigi.
Oggi il Ricetto è uno spazio espositivo, e sede di eventi culturali, diretti dall'Associazione culturale Cumalè.
Le fotografie sono di Claudio Rosa e Franca Nemo.
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Torre e Ricetto di San Mauro in Almese (di Franca Nemo)