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Sulla vera identità della Maschera di ferro circolano da secoli leggende e supposizioni. L’uomo, realmente esistito e nato nel 1638 a Parigi, fu fatto prigioniero durante il regno di Luigi XIV di Francia. La sua storia ispirò Alexandre Dumas padre, che lo descrisse nel romanzo “Il visconte di Bragelonne”.
La Maschera di Ferro ha un legame con la valle di Susa in quanto parte della sua lunga prigionia fu trascorsa all’interno del Forte di Exilles, ove venne rinchiuso dal 1681 al 1687. Il nome deriva dal fatto che l’identità del prigioniero fosse celata da una maschera di velluto nero, fissata al capo con cinghie metalliche.
Sebbene incarcerato, l’uomo aveva un trattamento di riguardo che prevedeva cibo di qualità elargito generosamente, abiti costosi, fornitura di libri e di uno strumento musicale, il liuto, con cui trascorrere il tempo in cella. La Maschera di ferro non poteva parlare con nessuno, ad eccezione del confessore e del medico in caso di problemi di salute; inoltre, doveva celare il viso ogni qualvolta venisse in contatto con qualcuno.
Poteva rimuovere la maschera soltanto per alimentarsi e dormire, nel sicuro della sua cella, mentre era obbligato ad indossarla durante le passeggiate in cortile, sorvegliato dalle guardie.
L'imponente sagoma del Forte di Exilles (foto Fulvio Giorgi).
Le voci susseguitesi nel tempo sono molte e differenti: alcuni sostenevano che si trattasse di un ministro del Duca di Mantova reo di aver tradito il Re presso il quale prestava servizio, altri ipotizzavano fosse una spia chiamata Dubreil.
C’era chi giurava si trattasse di un gentiluomo, tale Eustache Dauger, protagonista di scandali sessuali a Parigi, chi di un generale, addirittura di un monaco giacobino. Altri propendono per un domestico di nome La Rivieri, ma c’è chi ipotizza si possa essere trattato del sovrintendente delle finanze Nicolas Fouquet oppure del Conte italiano Ercole Antonio Mattioli, responsabile di un doppio gioco ai danni del sovrano.
Tra scambi di persona e di date di morte, magistralmente orchestrati per confondere le acque e depistare le ricerche, si distinse Voltaire, che volle vederci chiaro. Imprigionato alla Bastiglia nel 1717, il filosofo francese apprese dell'esistenza di questa figura dai racconti delle guardie che lo avevano vegliato in passato.
Una volta uscito dal carcere, Voltaire avviò delle ricerche, scoprendo della morte improvvisa del detenuto avvenuta nell'autunno nel 1703. La salma doveva essere stata sepolta presso il cimitero di Saint Paul des Champs a Parigi sotto falso nome di Marchiergues o Marchioly. Alle esequie aveva assistito il Governatore della Bastiglia Bénigne Dauvergne de Saint-Mars che, caso strano, in tutti i suoi spostamenti era sempre stato seguito dal prigioniero.
Questi era infatti stato condotto dal Forte di Pinerolo (di cui Saint Mars fu governatore) ad Exilles, per approdare in seguito all'isola di Santa Margherita, al largo di Cannes e infine alla Bastiglia. I dati però non quadravano: il medico della Bastiglia dichiarava che lo scomparso avesse pressapoco 60 anni, l'atto di inumazione ne dichiarava 15 di meno.
Tra leggenda e misteri, nessuno ha mai scoperto la verità
Le indagini di Voltaire non portarono a nessun risultato e nemmeno negli anni a venire si trovarono risposte plausibili. Le particolari attenzioni di cui era fatto oggetto il detenuto fecero serpeggiare il pensiero diffuso che si trattasse di qualcuno particolarmente caro al Re.
Una delle due teorie principali portate avanti da Voltaire, ma mai confermate, ipotizza che la Maschera di ferro fosse il gemello o un fratellastro del Re Luigi XIV, messo da parte per evitare che interferisse con l'ascesa al trono del fratello. Tuttavia, l’ipotesi sembra priva di fondamento in quanto era impossibile che il parto di una Regina, soggetto ad un rigido protocollo di corte, fosse stato messo a tacere, considerato il numero di persone tra medico, levatrici, personale di servizio, dame di compagnia, ecc. che vi avrebbe assistito.
La Maschera di Ferro in un rievocazione storica (foto Pro Loco Pinerolo).
Poteva quindi trattarsi di un figlio naturale del sovrano? Si trattava forse di Luigi di Borbone, conte di Vermandois, uno dei suoi figli illegittimi? Nessuno può dirlo.
La seconda supposizione individua nel misterioso prigioniero il padre naturale del Re. Luigi XIV nacque nel 1638, ma il matrimonio dei genitori risaliva al 1615; possibile fosse durato 23 anni senza figli? Considerando che dopo 5 anni dalle nozze i due sposi conducevano vita separata tra le mura reali, serpeggiava l’ipotesi che, per evitare la competizione dei parenti per l’ascesa al trono, Luigi XIII, nel frattempo divenuto impotente, avesse cercato un rampollo di discendenza Borbonica che, dietro lauta ricompensa, si prestasse a rendere madre la regina.
Forse, anni dopo la morte della donna, avvenuta nel 1666, il vero padre, notando la somiglianza con il figlio, era tornato a battere cassa per garantire ancora il silenzio, venendo rinchiuso ed obbligato a portare a vita la maschera? Il mistero non è mai stato svelato, lasciando irrisolto l'enigma.
Restano comunque i tre punti fermi della vicenda: il prigioniero era informato di qualche fatto grave che, se rivelato, avrebbe creato problemi alle autorità; la vista del suo volto era impedita, quindi doveva trattarsi di qualcuno conosciuto; non ce ne si poteva liberare uccidendolo con il veleno e facendolo scomparire in quanto vi erano impedimenti politici o affettivi che impedivano tale azione.
La miscela di verità e menzogna, accompagnata a leggenda e storia, oltre a numerose trasposizioni cinematografiche e libri pubblicati sulla vicenda, ha ulteriormente ammantato di fascino la visita della fortezza di Exilles che domina la valle di Susa. La curiosità è cresciuta con il passare del tempo ma nessuno, nemmeno molti secoli dopo, è mai riuscito a svelare quale identità si celasse dietro la maschera.