Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Sulla cima del Monte Chaberton, a 3130 metri d’altezza tra la Valle di Susa e la Valle di Briançon, dominano i resti di quello che è stato il "Titano delle Alpi", una delle più imponenti opere difensive mai esistite nel Vallo Alpino. La Batteria dello Chaberton, la fortezza più alta d'Europa, a fine '800 trionfava maestosa sul valico del Monginevro e sulla conche di Cesana e Claviere, sovrastando di oltre mille metri le piazzeforti circostanti.
La sua progettazione risale al 1882 quando, nell’ambito della Triplice Alleanza, l’Italia necessitava di un potenziamento dell’apparato difensivo al confine con la Francia, in particolare nei distretti di Moncenisio e Claviere. La Commissione per la Difesa dello Stato individuò nella vetta dello Chaberton un luogo strategico, impossibile da colpire con le armi a tiro dritto dell’epoca.
La costruzione della fortezza si protrasse fino al 1910, guidata dal Generale Luigi Pollari Maglietta: furono lavori di enormi fatiche militari e civili, iniziati nel 1898 con il tracciamento di una strada che da Fenils raggiungeva la cima del Monte, percorsa ogni giorno da uomini e muli con pesanti carichi. Ne scaturì un’opera imbattibile, allo stesso tempo difensiva ed offensiva, capace di bombardare postazioni militari anche a notevole distanza in territorio francese.
Forte dello Chaberton (Claudio Allais - Men at Work)
La base, in calcestruzzo, aveva forma di parallelepipedo, suddivisa su due corridoi: in quello occidentale erano presenti i magazzini, l’infermeria, il comando, le cucine, mentre quello orientale ospitava le camerate ed i vani scale per l’accesso alle torri. Le torri erano otto, alte sette metri: in ognuna di esse era posizionato un cannone da 149/35°, in grado di ruotare liberamente su 360° e di operare in qualsiasi condizione meteorologica. In corrispondenza della sesta torre venne anche posizionata una teleferica lunga 3 km e mezzo, con un dislivello di 1785 metri, una delle prime teleferiche costruite in Italia di quella misura.
Seppur ultimato all’alba della Prima Guerra Mondiale, il Forte dello Chaberton rimase inattivo per venticinque anni. I suoi cannoni furono impiegati sul fronte orientale e ricollocati sullo Chaberton durante il fascismo, quando Mussolini affidò la gestione del Forte agli artiglieri della 515° Batteria della Guardia di Frontiera.
Il forte divenne operativo per la prima ed unica volta volta dopo la dichiarazione di guerra alla Francia, il 10 giugno 1940. Il 17 giugno 1940, allo scoppio delle ostilità, il forte sparò per la prima volta: colpì i forti nemici Janus, Olive, Gondrans, Infernet, Les Aittes, Trois Têtes, senza però causare gravi danni.
In questi anni però le armi si erano evolute, e quando l’esercito francese rispose all’attacco in poco tempo causò danni irreversibili alla struttura. Il 21 giugno 1940, appena le nubi che avvolgevano il Forte si diradarono, quattro mortai francesi posizionati nel vallone di Cervières, a Pöet Morand, proprio di fronte allo Chaberton, iniziarono a sparare sulla fortezza ben protetti dal costone roccioso dell'Infernet.
In breve tempo sei delle otto torrette furono distrutte, la teleferica venne messa fuori uso e venne colpito anche il deposito viveri. Fu fatale il progresso dell'artiglieria: i mortai che i francesi utilizzarono contro un colosso militare ormai obsoleto erano infatti un'arma duttile (calibro 280 mm, modello 1914), caratterizzata da una traiettoria molto arcuata, che consentiva di colpire postazioni con un angolo di caduta di 50°.
La Batteria dello Chaberton (Associazione Monte Chaberton)
Le due torrette ancora intatte continuarono a sparare per tre giorni, ed i soldati italiani non abbandonarono mai le loro postazioni. Nello scontro persero la vita nove uomini, e più di cinquanta furono i feriti. Con l’armistizio del 25 giugno 1940, il Forte cessò l’attività. Nel 1947, con i Trattati di Parigi, venne annesso al territorio francese. L’Italia, sconfitta, si occupò del suo smantellamento, privandolo di ogni arma e struttura metallica.
Leggi anche: LA BATTAGLIA DELLO CHABERTON: CHE COSA NON HA FUNZIONATO?
Nel 1987 la rotabile che congiungeva Fenils con la vetta fu chiusa al traffico: quello che resta della gigantesca opera tra le nubi rivive nelle commemorazioni, nelle mostre e negli eventi organizzati dall’Associazione Monte Chaberton. La maestosa fortezza un tempo imbattibile è ancora parzialmente visitabile anche internamente. È però priva di manutenzione e di illuminazione, ed ingombra di ghiaccio; l'ingresso è raccomandato solo a chi è in possesso di tecniche alpinistiche, quali l'uso di corda e ramponi.
Interno della galleria anteriore della Batteria allo stato di conservazione attuale (Wikipedia)