Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Miss Charlotte. Potrebbe essere il nome di un’affascinante reginetta di bellezza dell’America del Nord, o di un invitante dolce. Invece, più tragicamente, pur riconducendosi ad una donna, è il nome dell’aereo militare americano che, nella notte del 10 settembre 1944, si schiantò in valle Argentera, sulla cresta del Grand Mioul.
A bordo del B-17 si trovavano 9 uomini di equipaggio, che stavano sorvolando la zona dopo essersi smarriti mentre cercavano di paracadutare aiuti ai partigiani delle montagne piemontesi. Nell’incidente persero la vita tutti: quattro sottotenenti, due tenenti e tre caporali.
Il Boeing militare, costruito a Seattle, apparteneva all’885° Squadrone Speciale, nato il 12 maggio 1944. Interamente verniciato di nero, recava i numeri di serie dipinti in rosso sulla deriva, ovvero la parte anteriore dell’impennaggio verticale. Per la sua missione segreta, Miss Charlotte era stato modificato per essere in grado di paracadutare tutto ciò si rendesse necessario per supportare la lotta partigiana: armi, munizioni, medicine, viveri, ma anche persone.
Proprio per non finire intercettati dai radar nemici, questi bombardieri volavano di notte, a quote basse. Come dicevamo in apertura, il nome dell’aereo ci porta comunque ad una donna. Fu il tenente Paul V. Callis, il primo comandante dell’equipaggio cui il mezzo era stato affidato nel luglio 1943 all’aeroporto militare di Salina, in Kansas, a battezzarlo così in onore della mamma della sua fidanzata, che parlava con grande orgoglio del futuro genero.
Callis, per sua fortuna, era passato ad altri incarichi quando Miss Charlotte partì da Maison Blanche (Algeri), alle 19 di domenica 10 settembre 1944, per il suo ultimo viaggio. Lì era la base dello Squadrone Speciale e da lì i quattordici container con gli aiuti sarebbero dovuti essere paracadutati sulle montagne del Cuneese, in valle Pesio. Per il pilota, il sottotenente John R. Meyers, e per gli altri otto membri dell’equipaggio si trattava della prima missione segreta; appena ne avessero collezionate 25 avrebbero ottenuto il congedo ed il rientro in patria.
Il Boeing sorvolò il Mediterraneo, costeggiò la costa francese meridionale ma poi, erroneamente, anziché virare a nord una volta giunto a Capo Mele, anticipò la manovra all’altezza di Mentone, dirigendosi nella valle errata. Le condizioni meteo avverse complicarono la situazione: incappato, nonostante fosse ancora estate, in una tormenta di neve alimentata da forti raffiche di vento, l’aereo finì fuori rotta.
A bordo i nove aviatori non avevano capito quale fosse la loro effettiva posizione e così, per trovare dei punti di riferimento, il pilota decise di abbassare di quota l’apparecchio. Una volta resosi conto di trovarsi in tutt’altra zona e non in valle Pesio, dopo aver a lungo sorvolato l’abitato di Sestriere, la cui cima era troppo alta per essere una vetta del Cuneese, l’equipaggio probabilmente si consultò e scelse di tornare alla base algerina.
Il pilota invertì quindi la rotta, dirigendosi verso la valle Argentera e il Passo di Frappier che aveva già sorvolato senza saperlo nel viaggio di andata. L’aereo però prese nuovamente una direzione errata: dopo aver evitato la dorsale orientale della Punta Ramiere riuscì a prendere quota ma non ad entrare nel passo Frappier, schiantandosi sul Grand Mioul con una forte esplosione. Lo schianto è confermato dal dispaccio del capitano Vittorio Bianco, della milizia di Sestriere, che raccontava di aver sentito un aereo sorvolare la cittadina del Colle, poi dirigersi a sud ed infine esplodere tra le cime.
LEGGI ANCHE: Escursione al Gran Queyron, dalle Grange Gran Miol
Un anno dopo, il 2 agosto 1945, fu lo stesso capitano Bianco ad accompagnare gli ufficiali americani giunti sul luogo dello schianto: vennero recuperati pochi resti che permisero l’identificazione delle vittime. Le loro spoglie dapprima vennero inumate a Sauze di Cesana e solo in epoche più recenti trasferite al cimitero monumentale americano di Firenze e da lì successivamente rimpatriate negli USA.
La storia del ritrovamento
La vicenda fu presto dimenticata, e fu solo grazie ad una associazione francese di ricerca, localizzazione e identificazione di incidenti aerei (AERO-Re.L.I.C) che nell’estate del 1992 i relitti del B-17 vennero nuovamente ritrovati.
John Mattison, presidente dei veterani dell’885° Squadrone Speciale Bombardieri, a fine anni ‘80 aveva indirizzato molte missive ai presidi militari delle Alpi, nel tentativo di identificare i luoghi ove erano precipitati gli aerei dello squadrone di cui era membro. Christian Vigne, membro dell’associazione francese, scoprì dell’esistenza di un velivolo militare precipitato sull’arco alpino da una di queste e contattò il veterano, che integrò il racconto con due immagini fotografiche.
Vigne, con alcuni collaboratori, raggiunse il versante ovest del Gran Mioul nella notte dell’11 luglio 1992. Anche quella notte il tempo non era clemente: buio e nebbia, tuttavia, non fermarono i ricercatori, che nel corso di una attenta ricognizione riuscirono ad individuare parti di motore, di armi, frammenti dei container con gli aiuti ma anche brandelli di abiti, di paracadute e resti umani. Il giorno successivo, vicino ad un grande masso, venne ritrovato il giubbotto di salvataggio che gli aviatori indossano quando sorvolano il mare, il cosiddetto “mae west”. Esso recava le iniziali e parti di un numero di matricola, che certificavano la sua appartenenza a John R. Meyers, il pilota di Miss Charlotte. Era stato trovato il luogo dello schianto.
I resti di un conteiner che doveva essere paracadutato ed il risvolto del gilet di salvataggio del capitano Meyers (foto Aero-Relic)
Vigne e compagni seppellirono i resti dei piloti erigendo in ricordo un tumulo di pietre, sul quale collocarono una rosa di plastica che Mattison aveva spedito dall’America per onorare la memoria dei compagni caduti in guerra. In tempi successivi, sul muro della vicina bergeria fu collocata una targa (in italiano, francese ed inglese) che riporta il numero di serie di Miss Charlotte, lo squadrone di appartenenza e la data dello schianto.
Dal 2014 sul luogo si ripetono cerimonie di commemorazione in onore dei nove caduti, e nel 2015 il Comune di Sauze di Cesana, ha eretto un monumento commemorativo con una targa che riporta i loro nomi.
La cerimonia di commemorazione del 2018
Il loro sacrificio è divenuto anche un’opera d’arte, realizzata nel 2016 da un gruppo di studenti dell’International School of Turin che, sotto la guida del professor Raffaele Mondazzi dell’Accademia Albertina di Belle Arti, ha ideato una scultura in alluminio, materiale con cui era realizzato il B-17. Si tratta di un’opera a forma cilindrica, la medesima dei container trasportati su Miss Charlotte, che raffigura le sagome vuote delle nove vite americane spezzate in quella drammatica notte di settembre sulle montagne piemontesi.