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Ci fu un tempo in cui in valle di Susa praticamente ogni Comune aveva una sala cinematografica attiva. Cosa è successo, negli anni, a quelle realtà?
Oggi invece l'epoca dei "cinema di paese" sembra distante secoli. Ve le ricordate le sale cinematografiche di Avigliana, Giaveno, Almese, Sant'Ambrogio, Chiusa San Michele, Condove, Sant'Antonino, Borgone, Villar Focchiardo, le due sale di Bussoleno e le altrettante di Susa... E poi Oulx, Bardonecchia, Sestriere, ed i moltissimi cinema parrocchiali...
L'ex cinema Gloria di Chiusa San Michele
Una quarantina d'anni fa erano al massimo del loro splendore ed attività. Poi, uno dopo l'altro, i cinema del territorio hanno progressivamente chiuso. Oggi si presentano così: facciate scrostate, muri che cadono a pezzi, sterpaglie e rovi che li avvolgono in un triste abbraccio che testimonia lo stato di abbandono in cui versano da anni.
A decretare la chiusura progressiva delle sale cinematografiche non fu una sola causa ma una moltitudine di fattori concomitanti, ed in primo luogo gli elevati costi di messa a norma degli edifici. Dopo la tragedia del cinema Statuto di Torino, nel cui rogo il 13 febbraio 1983 persero la vita 64 persone, la legislazione italiana iniziò a chiedere la messa in sicurezza degli spazi pubblici, obbligando all'adeguamento anche quelle che erano poco più che sale parrocchiali.
I costi delle uscite di sicurezza, dell'adeguamento dei materiali e dell'eliminazione delle barriere architettoniche, aggiunti alle spese di gestione (personale, elettricità, riscaldamento...) furono la scure che iniziò ad abbattersi sui margini sempre più risicati di guadagno. Queste spese costrinsero i proprietari delle sale ad un'inevitabile scelta: adeguarsi mettendo mano al portafoglio, oppure chiudere piuttosto che fallire.
L'ex cinema di Sant'Ambrogio.
A rendere ancora più drammatica la situazione si aggiunse, negli anni '90, il noleggio delle videocassette, che, per poche lire, permettevano di affittare film di ogni genere da trattenere per uno o più giorni. Subito dopo arrivarono la pirateria e la disponibilità di film on line su piattaforme di ogni tipo. Fino a giungere ai giorni nostri, ove è sufficiente abbonarsi alla tv on demand per visionare, interrompere, far ripartire in qualsiasi momento il film prescelto.
I gestori che ancora oggi resistono sono ridotti al lumicino, e devono riuscire a calamitare l'attenzione degli spettatori affezionati ideando abbonamenti, sconti e rassegne. Tra tanti abbandoni, tengono botta le Cinesisters aviglianesi, ovverosia Chiara e Carla Ponti, figlie d'arte che attualmente gestiscono il cinema Fassino di Avigliana.
Anni '90, Chiara Ponti impegnata in sala proiezione.
Nei mesi scorsi le sorelle Ponti hanno tagliato il traguardo dei 30 anni di attività cinematografica, iniziata con il cinema Corso di Corso Laghi.
"Rispetto alle cause che hanno contribuito alla disfatta delle sale cinematografiche – commenta Chiara – io aggiungerei un fattore decisivo: la mancanza di cultura cinematografica. In Italia il cinema è un argomento che non piace, men che meno interessano le rassegne teatrali. Ed è un vero peccato: quando bimbi di 3 anni vengono lasciati soli davanti ad un cellulare a guardare su you tube i cartoni preferiti, è evidente che qualcosa non funziona. La tecnologia ci distrae parecchio e porta ad isolarsi, così al cinema con gli amici non si va più".
Primi anni '90, Carla Ponti con Giuliano Tonoli, manager della compagnia teatrale "Rate Voloire"
Chiara e Carla sono praticamente cresciute a "pane e pellicola". Il loro papà, Ugo Ponti, inaugurò il 15 gennaio 1966 il Cinema Corso di Avigliana, edificato su un terreno di proprietà su richiesta di Guglielmo Coraglia, suo affittuario di casa.
Nella pubblicazione "Cinema, i luoghi dei sogni" realizzata dal Valsusa FilmFest nel 1999, Ugo Ponti raccontava la nascita del Cinema Corso: "Coraglia mi chiese dove potesse trovare un nuovo terreno. Cercava una posizione centrale, di facile accesso, perché il proprietario del cinema Arnaud di cui era gestore, ai piedi del centro storico aviglianese, lo aveva sfrattato per cambio destinazione d'uso dell'immobile. E io gli dissi: beh, possiamo farlo nel prato vicino a casa mia. Io lo costruisco, poi lei lo gestisce e mi paga l'affitto".
La gente allora andava spesso al cinema e, ricorda sempre Ponti nella pubblicazione, "era abituata ad entrare ed uscire dalla sala a tutte le ore, un comportamento oggi inconcepibile. Era normale, si entrava a metà film, poi si vedeva metà della produzione successiva. Un po' accadeva perché i film non avevano tutti la stessa lunghezza, quindi non si potevano dare degli orari fissi, ma l'abitudine è durata a lungo".
Maria e Guglielmo Coraglia. A destra Rosella e Ugo Ponti
Poco dopo l'apertura del cinema Corso, Coraglia, insieme alla moglie Maria, assunse anche la gestione del cinema Granero di Avigliana, precedentemente portata avanti da Aldo Allais. Al Granero passavano le pellicole di seconda serie, al Corso le più rinomate.
Ugo Ponti e la moglie Rosella iniziarono ad aiutare i coniugi Coraglia nella gestione delle due sale. Il resto è storia, che si è perpetuata fino alle due figlie di Ugo, scomparso una decina d'anni fa.
Dopo la chiusura del Corso, inevitabile per via degli incredibili costi che il suo rifacimento avrebbe comportato (si parla di 2 milioni di euro) Chiara e Carla oggi accolgono sorridenti gli spettatori alla cassa del cinema teatro Fassino di Avigliana.
L'interno del Cinema Teatro Fassino di Avigliana oggi
A condividere con loro quest'attività restano poche sale superstiti: i cinema-teatro di Avigliana, Almese, Bardonecchia, in val Sangone, il San Lorenzo di Giaveno e in Alta Valle i cinema di Bardonecchia, Sauze d'Oulx e Sestriere. Il Cinema Condovese, grazie all'impegno di amministrazione e Pro loco, dovrebbe inoltre riaprire a breve.
Eppure la valle di Susa ha dato i natali ad una figura rappresentativa del mondo del Cinema: Mario Celso, di Sant'Antonino, padre di molte innovazioni nel campo dell'industria cinematografica, che gli valsero nel 1992 l'Oscar al merito tecnico-scientifico.
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Ai giorni nostri, di Celso resta la fama. E nel mondo del cinema valligiano rimane la strenua resistenza di chi nelle sale cinematografiche crede ancora, consapevole che, nonostante tutto, sia necessario continuare ad offrire un punto di riferimento agli appassionati.
Ovvero i cinefili che non rinuncerebbero mai alla visione sul grande schermo ed al suo fascino tutto particolare, che nessun ambiente domestico potrà mai uguagliare.