Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Il movimento associazionista operaio e contadino di mutuo soccorso non nacque con il socialismo ma diversi anni prima. Nacque sull'onda anarchica rivoluzionaria di Proudhon e Bakunin, che ebbe il suo picco nel 1861.
La società operaia di Almese, fra le prime in Italia, fu fondata nel 1871. I soci fondatori furono 30. Leggendo i loro nomi e cognomi non è difficile affermare che la maggior parte di loro non si occupava tanto di ideologie politiche quanto piuttosto di cose pratiche miranti a sbarcare il lunario.
Gente umile, lavoratrice, poco scolarizzata, nata e cresciuta in zona depressa, poco fertile in collina (perché su morena di ghiacciaio) e con la parte pianeggiante su coni di deiezione, sovente soggetti alle esondazioni del Messa. Non ultimo: lontana dalle vie di comunicazione. Ex- pastori scesi al piano diventati soprattutto contadini e braccianti ed, in piccolo numero, artigiani o commercianti.
Nel secondo dopoguerra il “mutuo soccorso”, pur restando un cardine dello scopo sociale, cominciò a privilegiare il consumo ovvero la possibilità per i soci di approvvigionarsi o consumare nei suoi locali bevande ed alimentari, a condizioni di prezzo migliori rispetto al mercato esterno.
In quegli anni la produzione di vino, che era stata affossata dalla fillossera nel Trentennio e poi dalla Seconda Guerra Mondiale, ripartì alla grande grazie alla crescente domanda.
Ho vissuto questo “boom” perché, studente della scuola secondaria e sempre senza una lira (allora la paghetta non c'era), venni invitato da mio padre, cantiniere per trentacinque anni della Società di piazza Umberto I (ora piazza Martiri), a darmi da fare dopo lo studio per procurarmi un po di “argent de poche” e prestare i miei giovani muscoli alle cantine della medesima.
Fu così che la pulizia dei tini liberati da feccia e vinaccia, il lavaggio delle bottiglie, il trasporto delle bottiglie tappate nell'attigua cantina del banconiere e, quello che mi piaceva di più, la 'torchiatura' delle vinacce... erano diventati il mio pane quasi quotidiano.
Allora si producevano circa 20.000 bottiglie di ottimo barbera, a me così almeno sembrava, rispetto alla 'picheta' od al 'secondo' che si beveva in casa.
Il tempo passa inesorabile e, vuoi per il calo dei consumi, la nascita dei supermercati, le abitudini alimentari cambiate, le norme sanitarie sulla salubrità... negli anni Ottanta la cantina sociale chiude i battenti. Lo stesso d'altronde successe in quasi tutti i comuni della nostra provincia.
Il mondo va avanti ma il ricordo resta. Quando negli anni Novanta liquidarono le attrezzature di cantina, mi premurai di comprare il famoso torchio 'Gambin', fermo nel tinaggio ormai da oltre vent’anni.
Ora il posto adatto credo di averlo trovato: vicino alle vigne di Avanà, Baratuciat, Becuét e Nebbiolo di Borgata Morando...
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