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Questa escursione consente di percorrere il Canale di Maria Bona anche in autunno, ma è da evitare in inverno perché potrebbe essere soggetta a caduta di pietre o neve. Il canale prende il nome dalla nobile giaglionese Maria Bona, moglie di Andrea Aschieri de Jalliono, feudatario locale, molto attenta alle sorti della comunità. In lingua giaglionese è chiamato Gran Blalhie. Fu costruito nel 1458 ed è anche noto per il sito d’arrampicata della Gran Rotsa.
Il canale prende l'acqua dal torrente Clarea a 1100 metri, alle Grange Buttigliera, e attraversa l'intero territorio di Giaglione fino a gettarsi nelle Gorge della Dora nei pressi di Susa. Taglia le pareti dei contrafforti di Toasso Bianco, la Grand Rotsa, per una lunghezza di cinquecento metri, ed è interamente scavato nella roccia.
Il Canale Maria Bona e la lapide posta nel 1914.
Prima della costruzione del canale l'unica acqua utilizzabile dalla comunità giaglionese era quella del torrente Clarea, che scorreva nell’alto vallone, ma poi si inabissava nelle gorge gettandosi nella Dora Riparia, senza potere essere utilizzata dalla comunità. Con questa opera di ingegneria idraulica il territorio vide una rinascita che portò a un incremento demografico, oltre che a un fiorente allevamento bovino e ovino, e ad una discreta produzione casearia, dopo il vino e le castagne.
I primi progetti per la costruzione di un canale risalgono al 1200, ma i tentativi di deviare le acque non arrivarono a compimento per la difficoltà di tagliare le dure pareti di granito della Grand Rotsa, dove oggi i climbers traggono il loro divertimento. Solo nel 1400 si riuscì a scavalcare il dosso del Pian delle Rovine, e nel 1458 l’acqua potè irrigare i vasti territori di Giaglione e portare benessere alla Comunità, che tutt'ora si occupa della sua manutenzione. Il miglioramento però ebbe breve durata: l’invasione francese prima, il fisco sabaudo poi, prostrarono la Comunità al pari delle ricorrenti pestilenze.
Proprio allo sbocco della val Clarea, la valle dove sarebbe avvenuto il passaggio di Annibale, ogni anno a Giaglione e a Venaus, si svolge la “Danza degli Spadonari”. Danze simili esistono in val Chisone a Fenestrelle, in provincia di Cuneo, e a Briançon. A Giaglione la danza armata ha luogo il 22 gennaio, nei giorni della festa patronale, con reiterazione la domenica successiva e poi alla Madonna del Rosario, il 7 ottobre.
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Gli spadonari, portano i passi delle antiche spade "Sabru" a perpetuare i riti antichi e sia l'abbigliamento, sia le movenze, ricordano i riti per propiziare i raccolti, per accattivarsi la fertilità della terra o per favorire la caccia, ma anche la natura guerresca collegata a elementi religiosi che diventa combattimento rituale.
Gli spadonari di Giaglione vestono un corpetto e un corto grembiule, interamente ricamati con un copricapo fiorito, guarnito con nastri multicolori che ricadono sulla schiena. Eseguono le figure brandendo uno spadone da torneo, lungo 130 cm. A sostegno delle tesi sulle origini della tradizione bellica dei Celti narra Tacito Livio (III decade delle storie) a riguardo della spedizione di Annibale in Italia che, per mantenere concentrati i suoi uomini, appena valicate le Alpi, il comandante Cartaginese fece combattere tra loro diversi "captivos montanos victos" promettendo libertà ai vincitori: "chi veniva estratto, balzava in piedi e a passo di danza secondo il suo costume cominciava a brandire le armi...".
A Giaglione gli spadonari eseguono le danze sul sagrato della chiesa e nel corteo che accompagna le priore in onore di sei donne nominate a presiedere le funzioni pubbliche e religiose e, ogni movimento di questa danza parte e gira sempre da sinistra; questa preferenza ha origini precristiane e ci riporta alle culture matriarcali, ai culti della terra e della luna dove la parte sinistra del corpo era la più importante.
Nella festa giaglionese ritroviamo il bran, albero fiorito che una ragazza porta sulla testa durante il corteo. Anche per il bran, l'usanza ci riporta ai riti della fertilità e alle più arcaiche feste in onore del dio celtico Beldan dove le ragazze si incoronavano di fiori e i ragazzi danzavano con la spada.
Pian delle Ruine.
Il Canale di Maria Bona (Lou Gran Blalhie)
Accesso: Torino- Susa. Si prende la statale per il colle del Moncenisio e dopo il bivio con Giaglione si svolta a sinistra al segnale val Clarea. Si prosegue fino al Pian delle Ruine (in frazione Cresto), di qui si continua a sinistra fino alla diga della val Clarea, dove si posteggia. Il canale scorre appena al di sopra della diga sulla destra.
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Dislivello: 50 m
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Tempo salita: 0.45 ore
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Difficoltà: T
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Periodo consigliato: aprile-novembre
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Cartografia: I.G.C. 1:50.000 f. 2, Valli di Lanzo e Moncenisio (Fraternali Editore 1:25.000 Val Susa Val Cenischia)
L’escursione si sviluppa pressoché in piano e percorre il canale che da Pian delle Ruine conduce fino a Grange Buttigliera. La discesa si effettua sullo stesso percorso.
Il gruppo d'Ambin e il Rocciamelone visti dal canale.