Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Tutti conosciamo l'itinerario che parte dalla Riposa e che prosegue per Ca d'Asti, fino ad arrivare in cima al Rocciamelone. Qui vi proponiamo un percorso meno consueto ma altrettanto bello per raggiungere Ca d'Asti, sia in salita che in discesa, intrapreso e raccontato dal nostro amico Silvano Gallino.
Lascio l’auto al bivio del Pampalù, percorro il tratto di strada che va verso il Forte e poco prima di giungervi, imbocco la stradina sulla destra - chiusa ai non autorizzati - che terminerà poco prima dell’Alpe Monio, dove ci sono una chiesetta e il Bivacco Chiaberto: le uniche costruzioni.
Ceno e passo la notte in questa struttura composta da una cucina e da altri locali adibiti a dormitorio (una quindicina di posti letto, ma pochi fruibili) più una legnaia ben fornita.
In attesa di stendermi sulla brandina mi godo un tramonto eccezionale sui Gruppi Giusalet e Niblè.
A fianco della chiesetta parte il sentiero che mi condurrà a Cà d’Asti che si trova mille e più metri in alto sulle balze di quella montagna che s’intravvede dietro al tetto della Cappella… il Rocciamelone.
Il percorso è vario, sempre ben segnalato, raggiungo le Grange Pendente, che si stagliano su un banco di nuvole coprenti il fondovalle.
Poi su all’Alpe Crest, magnifiche malghe di quota con ampi pascoli, poco scoscesi e che difficilmente si percepiscono guardando la zona dal basso.
Adesso il sentiero s’inoltra in un giovane lariceto, l’aumento medio delle temperature sta innalzando la quota di vegetazione.
Sui 2300 metri termina la vegetazione arborea e inizia la zona di accumulo dei detriti di falda che scendono dalle pareti sovrastanti del Rocciamelone, già innevato.
Da qui in avanti il sentiero si fa un poco più impervio ma senza esposizioni particolari, occorre solo tenere sempre d’occhio i numerosi segnavia bianchi e rossi dipinti sulle rocce.
Proseguendo arrivo in vista della meta che raggiungerò, raccordandomi poco sotto alla rupe su cui sorge Cà d’Asti al sentiero che proviene dalla Riposa. Pranzo al sacco e discesa.
Il bello viene adesso, salendo, nell’ultimo tratto prima di raccordarmi all’anzidetto sentiero, avevo adocchiato questa cresta, che partendo dal Pampalù giunge a incrociare la mia via di salita, e mi sono chiesto: perché non tentare di scendere da questo percorso? Guadandolo dall’alto e consultando la cartina, sembra facilmente percorribile.
E avevo ragione! Tutto il percorso è fattibile senza problemi particolari, il pendio non è molto accentuato, le rocce che si trovano sul percorso si possono facilmente aggirare, il panorama che si gode è sempre vario e verso la metà del pendio, quelle che erano tracce diventano un vero e proprio sentiero.
Le rocce che s’incontrano sono delle carniole, rocce carbonatiche facilmente erodibili dagli agenti atmosferici che ne hanno modellato l’aspetto.
Durante la discesa posso ammirare le ultime fioriture della stagione compreso questo esemplare di Achillea millefolium che, contrariamente al solito colore bianco, è di un bel rosa quasi fior di pesco.
Sono quasi giunto a incrociare la strada percorsa ieri per arrivare al Monio. Questi torrioni si trovano sul versante verso Novalesa, una conca molto ripida ma molto varia. Ancora una mezzora e sarò all’auto.