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L’escursione è breve di tragitto ma richiede molto tempo se ci si sofferma ad ammirare le bellezze artistiche che offre il paese di Novalesa. Qui, ultimo agglomerato urbano prima del Moncenisio, un tempo si smontavano le carrozze per affrontare la salita al colle. I viaggiatori si fermavano una notte negli alberghi, per poi ripartire il giorno successivo accompagnati dai "marrons". Molte sere si contavano fino a duemila muli: gli ospitati erano quasi il quadruplo degli ospitanti.
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Oltre alla celebre Abbazia, che vale una visita a parte, la cappella di San Sebastiano, al fondo del paese, ricorda il pericolo della peste. È invocato con San Rocco come patrono delle Confraternite di Misericordia italiane, per la natura del soccorritore che interviene in favore dei martirizzati e dei sofferenti. Questo perché l'agiografia sostiene che San Sebastiano sopravvisse alle frecce (morì infatti successivamente, per fustigazione) e San Rocco sopravvisse alla peste.
Sulla Via Maestra si potranno ammirare questi affreschi:
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Madonna col Bambino. L’affresco faceva da sfondo al primo tratto in salita dell’antica via Maestra. In alto vi è una scritta latina con un’esortazione al viandante: “VIRGINIS INTACTAE QUI TRANSIS ANTE FIGURAM / PRETEREUNDO CAVE NE SILEATUR AVE” (“Tu che passi dinanzi all’immagine della Vergine intatta, non passare oltre senza aver detto ‘ave’”).
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Crocifissione con la Vergine, san Giovanni, santo Stefano e un devoto.
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Madonna col Bambino e san Giovannino, una santa monaca, san Lorenzo, sant’Antonio Abate e santa Caterina. L’affresco, databile agli inizi del Settecento, colpisce soprattutto per la nutrita presenza di santi, Particolarmente venerati in valle di Susa erano fin dal medioevo san Lorenzo e sant’Antonio Abate.
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Sant’Antonio Abate e stemma sabaudo. La scoperta dell’immagine di Sant’Antonio Abate sulla facciata di una casa è avvenuta nell’ambito del restauro di un affresco con lo Scudo sabaudo, che si intravedeva sull’angolo. L’ affresco, probabilmente della metà del Quattrocento, rappresenta lo scudo crociato sabaudo sormontato dall’elmo della foggia cosiddetta “a gola di rospo”, con cimiero leonino, accompagnato da nodi di Savoia e dal motto FERT.
Un “piccolo Louvre”, grazie a Napoleone
Sulla Via Maestra si incontrano anche la chiesa parrocchiale di Santo Stefano, edificio citato a partire dal XIII secolo e riedificato nelle forme attuali nel 1684, e l’adiacente cappella della Confraternita dello Spirito Santo, sulla cui facciata è visibile un ciclo di affreschi raffiguranti i Vizi e le Virtù, recentemente restaurato.
I Vizi e le Virtù.
La cappella è sede del Museo di Arte Religiosa Alpina, che ospita una straordinaria raccolta di oggetti d’arte tra cui spicca l’urna reliquiario di Sant’Eldrado, prezioso manufatto opera di argentiere renano-mosano del XII secolo.
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La visita al Museo comprende anche quella alla parrocchiale, che ospita il polittico raffigurante la Natività con i SS. Arnulfo e Eldrado che presentano il committente (un esponente della famiglia Provana), la Resurrezione con i SS. Pietro e Paolo, assegnato ad Antoyne de Lonhy e databile al terzo quarto del Quattrocento, la Deposizione attribuita alla bottega cremonese di Giulio Campi e l’Adorazione dei Magi, copia di scuola del Rubens prodotta in ambito tedesco; l’Adorazione dei pastori di François Le Moyne (1721), la Crocifissione di San Pietro, copia antica dell’originale caravaggesco (1601) e la Deposizione dalla Croce, replica da un originale di Dirk van Baburen (post 1617).
Questi ultimi cinque dipinti furono tratti dai depositi del Musée Napoleon (futuro Louvre) e donati da Napoleone Bonaparte all’Ospizio del Moncenisio, quindi successivamente trasferiti dapprima all’Abbazia di Novalesa e poi presso la parrocchiale.
Ma perchè queste opere sono finite a Novalesa? Secondo la leggenda Napoleone Bonaparte durante una traversata del Moncenisio sarebbe stato sbalzato fuori dalla carrozza a causa di una tempesta. I monaci dell'abbazia benedettina, con frizionamenti di grappa, gli fecero recuperare l'uso degli arti a rischio congelamento e dunque Napoleone, per ringraziarli, avrebbe donato loro dei quadri del Louvre. Una seconda ipotesi è meno affascinante ma più concreta: i dipinti sarebbero una ricompensa del Governo di Parigi per il collaborazionismo dei monaci, che facevano la spia all'imperatore sui movimenti dei viaggiatori1.
Novalesa 828 m - Belvedere - Cappella di San Sebastiano - Novalesa
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Accesso: Torino-Susa-Novalesa. Si posteggia nel parcheggio di piazza San Benedetto.
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Dislivello: 100 m
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Difficoltà: T
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Tempo complessivo: 1.15-1.30
Dal parcheggio di piazza San Benedetto si tiene la destra su Via Campo della Vigna e si segue la strada asfaltata sino all'altura detta "Belvedere" ove sorge la cappella votiva dedicata alla Madonna del Rocciamelone. Edificata nel 1948 come ringraziamento per aver salvato il paese dall'irruenza tedesca, la chiesetta ha la facciata preceduta da un porticato su pilastri ed archi.
Proseguendo sulla strada non asfaltata e pianeggiante si raggiunge il quadrivio "la Crava" (la capra) e si svolta a destra, scendendo verso il fiume.
Attraversato il ponte si piega ancora a destra raggiungendo poco dopo il Parco della Rimembranza, il Campo giochi per i bambini e la cappella di San Sebastiano, eretta in occasione della peste del XVII secolo. Seguendo il torrente Cenischia (Ba prë dzot) si incontrano sulla sinistra poche case dette "Lasaret", l'antico lazzaretto.
Di qui si imbocca la via Maestra per ammirare i dipinti sui muri delle vecchie osterie, recentemente restaurati, e la chiesa parrocchiale con i suoi affreschi esterni.
Oltrepassato il ponte sul Rio Claretto, dopo aver svoltato a destra ed aver riattraversato il Cenischia si ritorna in piazza San Benedetto.
1 Anna Maria De Luca, "Quel piccolo Louvre ai piedi del Moncenisio" (La Repubblica, 24 luglio 2012).