Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Ci sono tanti modi per definire una pianta che cresce e si sviluppa non spontaneamente ma per intervento umano: la si può chiamare alloctona, aliena, esotica, xenofita, non indigena o non nativa. Qualunque sia la denominazione prescelta, il rischio comune a tutte è quello di vedere soppiantate ed infestate le specie autoctone, cioè originarie del luogo.
Un fenomeno che si verifica da tempo nel Parco dei Laghi di Avigliana, dove sta progressivamente scomparendo la biodiversità.
Un aspetto preoccupante, divenuto oggetto di studio da parte della guardiaparco Valentina Mangini, in servizio presso l'Ente, che ha prodotto un lungo lavoro di osservazione, ricerca e valutazione. L'analisi è confluita sulla piattaforma iNaturalist, una sorta di "contenitore" in rete nel quale esperti ed appassionati si confontano tra loro mappando la biodiversità mondiale.
Quando il pericolo arriva da lontano
Come sono arrivate in valle di Susa piante originarie dell'Oriente, delle Americhe o del continente africano? Si distinguono due modalità, a seconda che la loro coltivazione sia voluta dall'uomo (specie coltivate) o non sia volontaria, dovuta ad esempio a spostamenti di materiali e merci (specie avventizie).
A incrementare la diffusione di specie invasive è innanzitutto il ricorso a tipologie esotiche messe a dimora con l'intento di impreziosire esteticamente i giardini o per nutrirsi dei frutti della pianta.
"Palme, araucarie, alberi del banano di montagna, bambù – precisa Valentina – son piuttosto diffusi sulle sponde del Lago Grande ed hanno rimpiazzato la flora esistente, che ormai è davvero ridotta al lumicino. Nei pressi dell'altro specchio lacustre aviglianese, il Lago Piccolo, anche per la minore antropizzazione, il danno invece è più contenuto, ma la situazione inizia ad essere davvero preoccupante".
Forsythia.
Nel Parco aviglianese sono specie "naturalizzate", ovvero in grado di riprodursi autonomamente, senza bisogno di intervento umano, ormai molte varietà: la Phytolacca americana, la Forsythia, l'Amaranto, il Caprifoglio giapponese, il Panicum capillare, la Robinia pseudoacacia e l'Ailantus. Alcune di esse sono state utilizzate come specie ornamentali o anche per consolidare aree franose: nessuno aveva previsto una così rapida propagazione sulle aree circostanti.
Una delle tante piante rinvenute nella zona dei Laghi è l'Artemisia dei fratelli Verlot, anche nota come assenzio selvatico, mentre i fiori bianchi che compaiono in autunno lungo le sponde del Lago Grande appartengono alla Fallopia baldschuanica, un rampicante che ha soppiantato le robinie, negli anni scorsi tagliate dagli ecovolontari.
Amaranto (e autoctone ortiche).
La zona della Palude dei Mareschi e i boschi, oggetto di tagli importanti, sono le aree più compromesse. Nel Parco Naturale dei Laghi di Avigliana sono 34 le specie esotiche invasive, dai nomi e dall'aspetto suadenti: fico d'india nano (Opuntia humifusa), giaggiolo paonazzo dai grandi fiori viola (Iris germanica), quercia rossa americana (Quercus rubra), piccole palme (Trachycarpus fortunei) che possono sembrare, ad un occhio inesperto, gradevoli elementi decorativi, ma tali non sono.
"Alcune di esse – prosegue Valentina –, come ad esempio l'Ambrosia artemisifolia, sono responsabili di serie allergie nei soggetti predisposti, in quanto il loro polline ha un potere allergenico decisamente superiore a quello delle graminacee tanto temute dalle persone a rischio".
Buddleja Davidii (albero delle farfalle).
Un bouquet da sposa di Solidago gigantea (verga d'oro maggiore) può essere gradevole esteticamente, la Buddleja davidii (l'albero delle farfalle) e altre fioriture possono fare la gioia di api e insetti e i semi di alcune piante fungono da nutrimento per svariati stormi di volatili, ma dietro questi aspetti positivi si nasconde un elevato rischio di propagazione in grado di compromettere l'intero ecosistema.
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Un pool di esperti al lavoro per contenere i danni
La necessità di preservare la biodiversità piemontese monitorando la diffusione di specie vegetali esotiche e provvedendo al loro contenimento è ben nota. A tal proposito è stato predisposto un gruppo di lavoro sulle specie vegetali esotiche, coordinato dall'apposito settore dedicato alla biodiversità ed alle aree naturali della Regione Piemonte.
Questo team ha già prodotto una sorta di lista nera delle specie esotiche invasive che possono generare fenomeni critici sul territorio. Un elenco del quale arginare la diffusione, mediante misure di prevenzione, gestione, lotta e contenimento.
Chi fosse interessato all'argomento potrà consultare l'apposita sezione del sito della Regione Piemonte dedicata alle specie invasive o scaricare gratuitamente la pubblicazione specifica redatta da Piemonte Parchi.