Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Il vin brulé (in inglese Mulled wine) è una bevanda calda a base di vino, zucchero e spezie aromatiche diffusa in numerosi paesi, una ricetta millenaria che affonda le sue origini nell’Antica Roma.
Il contidumparadoxum infatti, descritto da Apicio nel “De re coquinaria”, era un vino dolcificato con miele, scaldato e aromatizzato con pepe, foglie di nardo, zafferano e datteri, offerto agli ospiti a fine del pasto. Anche nel Medioevo troviamo una sorta di antenato del vin brulé, l’ipocras, vino arricchito con erbe officinali solitamente consumato freddo.
Quella di aggiungere spezie al vino era una pratica diffusa in tutta Europa, un po’ per le proprietà terapeutiche delle spezie (la cannella, ad esempio, ricca di antiossidanti, è uno dei più antichi rimedi naturali per combattere raffreddore e influenza), e un po’ per coprire il sapore del vino, al tempo di scarsa qualità e spesso rancido a causa delle cattive condizioni di trasporto e conservazione.
Il vino caldo inizia a essere associato al Natale con una bevanda svedese, il glögg, vino caldo speziato che prevede l’utilizzo di vino rosso, cognac (talvolta sostituito dal rum scuro), zucchero, anice stellato, cardamomo, cannella, chiodi di garofano, zenzero, noce moscata, arancia, uva passa e mandorle.
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Nasce così il vino di Natale, una tendenza che raggiunge le nazioni più lontane ed arriva anche in Italia, dove si diventa una tradizione dei mercatini di Natale o, preparato artigianalmente, viene distribuito al pubblico durante le feste popolari del periodo invernale, compreso il Carnevale.
Il nome vin brûlé, "vino bruciato", deriva dal dialetto francese valdostano, mentre vin chaud ("vino caldo") è la variante genericamente diffusa negli altri Paesi francofoni.
La ricetta del vin brulé è molto semplice: vi spieghiamo come verificare di persona la sua capacità di combattere i primi sintomi dell’influenza o, in assenza di necessità terapeutiche, di riscaldarvi il corpo e lo spirito.
Per ogni persona versate in una pentola (che non sia d’alluminio):
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una tazza di vino rosso (barbera, dolcetto, avanà, scegliete voi)
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tre chiodi di garofano
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un pezzetto di cannella
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due cucchiai di zucchero
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qualche bacca di ginepro (se vi piacciono)
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qualche scorza di limone od arancia (alcuni vi aggiungono anche pezzetti di mela, zenzero ed anice stellato)
Ponete la pentola con gli ingredienti sulla fiamma. Prima che giunga ad ebollizione, ovvero quando inizierà soltanto a fumare, avvicinate un fiammifero alla pentola e date fuoco al vino. Dalla componente alcolica si sprigionerà una fiamma da cui la bevanda prende appunto il nome (brulè in francese significa bruciato).
Lasciate che si esaurisca da sola, poi spegnete il fuoco, trasferite nelle tazze (anche qui la scelta sta a voi: alcuni lo filtrano con un colino, altri lo gustano quasi fosse un mangia e bevi) e, che vi sentiate predisposti o meno al virus influenzale, sorseggiatelo godendone l’aroma ed il piacere che sprigiona.