Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Documentandosi sulle torri che punteggiano la valle di Susa si scopre che alcune risalgono ai tempi di Napoleone ed al collegamento fra Parigi ed i domini italiani realizzato col “telegrafo Chappe”, un sistema basato su segnalazioni semaforiche meccaniche posizionate su colline, torri e campanili.
Claude Chappe nasce il 25 dicembre 1763 a Brulon, vicino Le Mans, secondogenito di cinque figli, che si applicheranno tutti nella telegrafia ottica. Al sopraggiungere della Rivoluzione intraprende con i fratelli Ignace e Abraham lo sviluppo di un sistema di comunicazione mediante telegrafo ottico, ed il 12 luglio 1793 il suo tachigrafo (dal greco scrivere veloce) trasmette messaggi sui trentacinque chilometri tra Parigi e Saint-Martin-du Tertre, tramite il punto intermedio di Ecouen.
La Convenzione, presieduta da Danton, adotta la sua invenzione e lo nomina Ingegnere Thélégraphe; nel 1799 le stazioni telegrafiche sono già 150, tra cui la Parigi-Strasburgo e la Parigi Brest. Il 23 gennaio dello stesso anno però Claude si era tolto la vita gettandosi nel pozzo dell’Hotel Villeroy di Parigi, sede centrale del telegrafo, non reggendo le pressioni che gli giungevano da più parti, dalla comparsa di sedicenti inventori di sistemi più efficienti ad altri che avanzavano la pretesa di essere stati i veri ideatori. È sepolto, accanto al fratello Ignace, nel cimitero parigino di Père Lachaise. A capo della telegrafia francese gli succederanno i fratelli Pierre-François, Ignace, Abraham e René.
La Torre della Bicocca a Buttigliera Alta, una stazione del telegrafo Chappe. Oggi e, sopra al titolo, in un'immagine d'epoca, quando ancora era circondata dalle vigne (Archivio Manuela Massola - "Associazione Tutela Baratuciat e vitigni minori").
Il primo progetto di comunicazione con l’Italia è deciso dal Direttorio il 18 gennaio 1799. I lavori si fermano alla riconquista di Torino da parte delle truppe austriache e riprendono nel 1805 quando Napoleone, recandosi a Milano per l’incoronazione a Re d’Italia, il 18 giugno, ordina la costruzione di una linea fra la città italiana e la capitale francese passando per Lione. Intanto si costruisce la strada del Moncenisio.
Per il proseguimento per Milano e poi Mantova e Venezia si deve invece aspettare il 1809, ed a metà luglio 1810 il telegrafo ottico collega Parigi con Venezia con una linea di 850 chilometri. Quando prima un corriere impiegava cinque giorni da Parigi a Milano, ora una notizia vi giunge in 24 ore esatte, condizioni climatiche permettendo, e viene fatta proseguire immediatamente per la Serenissima.
Sul suolo italiano verranno installate in tutto 124 stazioni su una lunghezza di 1.200 chilometri. Nel 1845 la Francia arriva a disporre di una rete di 5.000 chilometri e Parigi corrisponde con 29 città principali, per mezzo di 534 stazioni. Il 18 maggio 1845 però il primo dispaccio con il nuovo telegrafo elettrico è inviato da Parigi a Rouen, e nel 1856 le linee Chappe vengono chiuse: l’elettricità consente un servizio più efficiente e veloce.
Il telegrafo Chappe in Valle di Susa
Da Lione a Torino si contano 32 stazioni, di cui sei in Valle Susa (...). Dalla Grande Tourra, a 2.200 metri, nel comune di Termignon, il tracciato verso Torino è difficile da ricostruire. Si sono identificate due stazioni sul comune di Lanslebourg, la prima al di sopra degli alpeggi della Bouffa, la seconda ai 2.067 metri del Passo delle Finestre ad est e sopra la Piana di San Nicolao.
Da questo momento si entra in Valle: le prime due postazioni italiane sono sul comune di Mompantero. La prima è ai 1.988 metri di Pampalù e dista dalla precedente di Lanslebourg 8,3028 chilometri e 3,0351 dalla successiva sullo stesso comune. Della postazione rimangono solo alcune pietre del basamento. La seconda è ai 1.502 metri di Chiamberlando, sul costone che scende lungo il fianco sud del Rocciamelone, a 14,1178 chilometri dalla successiva: sono rimaste le fondamenta costituite da muri a secco.
La stazione successiva è ai 1.161 metri di Combe, frazione del già Comune di Frassinere e, come questo, ora frazione di Condove. Dista dallla successiva 7,2464 chilometri: quasi perpendicolare su San Valeriano, ha una larga visuale verso ovest. Ne restano tracce solo nella toponomastica: il Monte Baraccone, odierno sito di ripetitori per radio private e pubbliche, toponimo che rimanda agli edifici del telegrafo, i Barraccons.
Monte Baraccone, il sito di Combe-Frassinere oggi usato come postazione di ripetitori per radio pubbliche e private.
Il punto seguente è situato ai 936 metri della Sacra di San Michele e dista 7,5060 chilometri dal successivo. Nell’ala nord-ovest del complesso monastico e stata costruita una casetta: probabile sede della postazione. Una pubblicazione di Alessandro Ranieri Malladra ed Enrico Streglio, La Sagra di San Michele, del 1907, riporta un’illustrazione di un grosso oggetto rettangolare parte del telegrafo: è la base in ferro dell’asta centrale del modello “ligne de Milan”, perfezionato nei meccanismi di ferro, dopo l’estensione fino a Milano. Esiste ancora presso il portone dell’Abbazia.
Questa comunica, oltre che con Combe, con la Torre della Bicocca di Buttigliera, distante 5,7286 chilometri dalla prossima stazione. Sorge sul filo della morena laterale destra della Valle di Susa: è visibile dalla strada nazionale, qualche centinaio di metri prima che si veda il Campanile di Sant’Antonio di Ranverso.
Si tratta di una torre circolare, posta tra residui di vigneti e rovi, alta ora circa 14 metri. La porta si apre a 7 metri da terra, più in alto due finestrelle guardano a Est e a Nord-Ovest. Sulla sommità corre un fregio a denti di sega, in mattoni, che riporta a una costruzione del XIV secolo: la torre era probabilmente destinata a osservazione e segnalazione con fumate. La porta d’ingresso ha un piccolo pianerottolo esterno, mensolato a più strati di lose, che serviva ad agganciare la scala, probabilmente di corda vista l’esiguità dell’apertura. Dell’antenna telegrafica, dei congegni per la manovra e delle scale interne non rimane più nulla.
Questo telegrafo a 441 metri di quota comunica con quello installato ai 461 metri della cappella settecentesca di S. Grato, qualche centinaio di metri dietro il sovrastante Castello di Rivoli.
Da questa stazione i segnali sono ricevuti da quella installata sulla sommità dell’altissima torre al centro dell’abitato di Grugliasco, e di qui sono inviati a Superga e poi verso Milano, passando per l’Abbazia di Vezzolano.
La Cappella di San Grato a Rivoli, nell’omonimo parco pubblico, sede di stazione del telegrafo Chappe.
Il funzionamento del telegrafo Chappe
Tutto si basa su una rete di torri-stazioni, già esistenti o costruite appositamente, dotate di due cannocchiali, con ingrandimento da 40 a 60 volte, puntati in direzioni opposte, verso altrettante stazioni che ricevono e ritrasmettono segnalazioni ottiche utilizzando un palo di supporto verticale, alto almeno 4 metri e mezzo e posto su un’altura, in cima alla quale si articolano tre parti. Un regolatore, un braccio orizzontale di 4 metri che può ruotare di 360 gradi, e due indicatori, braccia di circa due metri disposte a ciascuna delle sue estremità.
Il tutto è lento, limitato e fonte di errori: per inviare dispacci molto lunghi occorre trasmettere molte posizioni e alcune non sono facilmente riconoscibili da lontano. Inoltre non esistono segnali che controllino la fine delle parole o dei messaggi, e controlli per verificare la correttezza della ricezione.
Il sistema funziona solo alla luce solare: l’installazione di lampade montate sui bracci per segnalazioni notturne non ha dato risultati soddisfacenti. È poi soggetto a tutte le perturbazioni atmosferiche, del clima, delle stagioni e considerevolmente aggravato dalle deficienze tecniche dell’epoca.
I tempi di trasmissione sono relativamente brevi: in teoria 30 secondi per segnale. È poi necessario trascrivere e decifrare, in media una mezz’ora: un invio di trenta parole può essere trasmesso tra Parigi e Lione in poco meno di un’ora, ovviamente tempo e ore di luce permettendo.
Le stazioni sono servite da stationnaires, spesso lodati con rimunerazioni ed encomi, ma costretti a rimanere da soli per lunghissimi periodi: in inverno, con neve e gelo costantemente presenti, ricevono la stessa quantità di legna delle altre stagioni. Sulle Alpi della Maurienne e della Valle di Susa il freddo è presente per circa 200 giorni all’anno e la temperatura scende a meno di 10 gradi in media per 70-80 giornate, causando gravi malattie agli addetti. Nebbie e nevicate, poi, impediscono la trasmissione per diversi giorni.
Il metodo di trasmissione è molto semplice: seduto di fronte al meccanismo l’uomo osserva il telegrafo indicatore, ripete il segnale rappresentato e si assicura immediatamente, guardando attraverso un secondo cannocchiale, che il segnale sia stato percepito e riprodotto. Guarda ancora dal lato opposto e ricomincia la stessa manovra fino al momento in cui una figura aerea particolare lo avverte che la trasmissione è terminata. Ogni segnale dura in media da venti a trenta secondi, ma per essere completato esige circa un minuto, cosa che permette di trasmettere sessanta segnali all’ora.
L’11 febbraio 1814 la linea viene tagliata dal nemico nei dintorni di Chambéry. Non funzionerà mai più: il 6 aprile Napoleone abdica a Fontainebleau e le critiche condizioni degli addetti al telegrafo fanno sì che si decida di smontare i telegrafi lasciandone gli attrezzi in mano degli addetti, a garanzia dei loro salari.
Le installazioni della Divisione di Torino vengono distrutte: utensili e attrezzi per la maggior parte sono venduti per compensare gli impiegati, ormai in credito di 4 mesi di compenso. Gli addetti della Sacra di S. Michele, come quelli di Grugliasco e Torino, ad esempio, nel momento in cui consegnano i cannocchiali vengono saldati.
Continua al leggere sul sito Monastica Novaliciensia Sancti Benedicti. Ricerca di Franca Nemo:
“Le télégraphe aérien” in Val di Susa: il telegrafo ottico di Claude Chappe. La storia