Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
La Giornata internazionale della donna, più conosciuta come Festa della Donna, dai primi del novecento è un’occasione per celebrare i traguardi sociali, economici e politici raggiunti dalle donne, ed anche un modo per sensibilizzare alle discriminazioni e alle violenze di cui le donne sono state e sono tuttora vittime. In altre parole, è una ricorrenza per festeggiare le battaglie vinte e ricordare quelle ancora da combattere.
La giornata della donna nasce negli Stati Uniti nel 1909, con una manifestazione in favore del diritto delle donne al voto, iniziativa poi sostenuta a Copenaghen nella Conferenza internazionale delle donne socialiste.
Già dalla metà dell’800 in varie parti del mondo le Suffragette si battevano per il diritto di voto alle donne: in Nuova Zelanda ad esempio il voto femminile esiste dal 1893.
L’8 marzo è la data della giornata della donna per scelta dell’Onu, che ha celebrato nel 1975 l’Anno internazionale della donna. In Italia la prima celebrazione è del 1922, ma si rafforzò nel 1945 quando l’Unione Donne in Italia la riprese nelle zone dell’Italia già liberate dal fascismo.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale si diffuse la leggenda che questa data ricordi le operaie morte nel rogo di una fabbrica di New York, chiuse dentro dal padrone perché non potessero partecipare a una manifestazione. L'episodio non è reale ma l'incendio avvenne davvero il 25 marzo 1911 nella fabbrica newyorkese della Triangle, in cui morirono 146 persone, e per la maggior parte furono donne immigrate.
In Italia nel 1946, su proposta di Teresa Mattei, la più giovane eletta all’Assemblea Costituente, si scelse la mimosa come simbolo della festa: fiorisce proprio nei primi giorni di marzo ed è un fiore più diffuso rispetto alla violetta francese.
In questa importante giornata ricordiamo alcune donne delle nostre valli, indipendenti, forti e coraggiose, che hanno in modi diversi segnato la storia, piccola o grande, del nostro territorio.
Lidia Poët
Lidia Poët fu la prima italiana iscritta all’Albo degli avvocati; la sua storia ci parla dei diritti delle donne e della ricerca di una affermazione professionale in un’epoca che ancora collocava le donne accanto al focolare, riservando carriera e potere agli uomini.
Nata nel 1855 a Perrero, in val Germanasca, il 9 agosto 1883 viene ammessa all’Ordine degli Avvocati di Torino; tre mesi dopo però la Corte d’Appello accoglie la richiesta del procuratore generale e ne ordina la cancellazione: le donne non sono ammesse.
Lidia Poët non può quindi esercitare la sua professione, collabora con il fratello Giovanni Enrico e diviene attiva nella difesa dei diritti dei minori, degli emarginati e delle donne, e sostiene la causa del suffragio femminile.
Per trent’anni è membro del Segretariato dei Congressi Penitenziari Internazionali, dove promuove l’istituzione dei tribunali dei minori e la riabilitazione dei detenuti attraverso l’educazione e il lavoro.
Il Consiglio Nazionale delle Donne Italiane (CNDI) la incarica di dirigere i lavori della sezione giuridica nei primi congressi, dove si dibattono argomenti ancor oggi attualissimi.
Con la Legge Sacchi del 1919 le porte del foro si aprono anche alle donne e così Lidia Poët, a 65 anni, può finalmente diventare membro dell'Ordine degli avvocati, prima donna in Italia.
Muore a Diano Marina all'età di 94 anni il 25 febbraio 1949.
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Ilse Schöelzel Manfrino
Ballerina ed attrice tedesca, seguì il marito Vittorio Manfrino a Torino; si trasferì poi nella frazione Cresto di Sant’Antonino per sfuggire ai bombardamenti che colpivano la città. Dopo aver trovato lavoro come interprete e segretaria presso il Comando tedesco, iniziò segretamente ad aiutare i partigiani valsusini impegnati nella resistenza.
Passo informazioni utili, mediò tra tedeschi e partigiani, salvò persone dalla deportazione; i tedeschi non sospettarono mai di lei, che si servì sempre delle sue abilità di attrice. Morì la vigilia di Natale del 1978 ed i partigiani che aveva tanto aiutato durante la resistenza sorressero la sua bara al funerale; una lapide la ricorda in frazione Cresto, dove le è stato anche intitolato un parco.
Ilse Schöelzel in un'immagine degli anni della guerra e con il partigiano Lino Bressan
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L'avventura di Francesca Maritano
Solo una donna poteva riuscirci: quella di Francesca Maritano è una storia da “anello forte”, che sarebbe piaciuta a Nuto Revelli.
Francesca si sposa il 25 febbraio 1943 ma, proprio al ritorno dal viaggio di nozze, il marito Evasio riceve la cartolina precetto e il 4 marzo parte per Alessandria.
L’8 settembre non torna a casa e dopo qualche mese Francesca riceve una cartolina da un campo di concentramento in Germania. Non si perde d'animo e, quando l'anno dopo viene a sapere che le donne sposate possono raggiungere i mariti, decide di andarlo a cercare.
Parte il 16 novembre 1944 ma scopre che Evasio è stato trasferito a 2000 chilometri di distanza, a Elbing, vicino a Danzica in Polonia.
L’incontro con Evasio è allucinante: è un uomo distrutto, senza volontà, totalmente apatico. Ha una gamba in cancrena per una brutta bruciatura agli altiforni dove lavora: Francesca allora chiede di lavorare al suo posto, in modo che venga curato. Ottiene inoltre una cameretta con due brande: sono di nuovo marito e moglie, e un mattino scopre di aspettare un figlio.
Nel gennaio 1945 i prigionieri vengono spostati a Danzica, poi per mesi vagano per la Polonia. I russi alla fine li trovano e li trasferiscono iu un campo di raccolta, dove il 7 settembre nasce Sergio, il figlio della speranza.
Finalmente il 21 settembre salgono in tradotta per rientrare in Italia. e riescono a ritornare a Cumianail 30 settembre del 1945. Sergio aveva 23 giorni.
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Ernestina Prola
Originaria di Exilles, Ernestina Luisa Macchia Prola fu la prima donna italiana ad ottenere la patente di guida; la ricevette il 5 giugno 1907, solo sei anni dopo l’istituzione della patente automobilistica in Italia. Indipendente ed autonoma, ebbe una carriera come pilota e guidò l’auto fino al 1954, quando all’età di 78 anni si spense nel suo alloggio di Piazza Carlo Felice a Torino.
La sua residenza di Exilles, “Villa Ernestina”, si trova tuttora nella zona sul torrente Galambra. Quello di Ernestina Prola fu un importante esempio dei passi compiuti dalle donne verso una sempre maggiore autonomia dal ruolo di moglie e madre dettato dalla società dell’epoca.
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Adelaide di Susa
Figlia del conte di Torino e marchese di Susa Olderico Manfredi, Adelaide fu contessa di Torino dal 1034 al 1091. Donna energica, ferma e prestigiosa, governò sempre con amore e lucidità: visse guerre e stragi, fondò chiostri e monasteri (Santa Maria Assunta ad Abbadia Alpina ne è un esempio), fu temuta dai suoi avversari e molto stimata dai suoi sudditi.
Soprannominata amabilmente “Marchesa delle Alpi Cozie”, accompagnò suo genero Enrico IV dal Papa a Canossa per ottenere la revoca della scomunica che lo aveva colpito e fece da mediatrice tra i suoi due generi Enrico IV e Rodolfo duca di Svezia, entrambi pretendenti al trono.
Sposò Oddone di Savoia, dettando così l'avvento della stirpe dei Savoia e del loro successivo subentro in Piemonte.
A Susa svetta tuttora il castello a lei dedicato
SCOPRI DI PIÙ: Adelaide, la contessa che si sposò nel Castello di Susa