Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Il 7 agosto 2014 moriva Raffaella Marconcini, ultima dinamica castellana di Bruzolo. Si era spenta nel castello dove era nata quasi un secolo prima, figlia di una coppia non banale
Il padre Federico Marconcini, tra i fondatori del Partito Popolare di Don Luigi Sturzo, nel 1924 era tra i deputati che scelsero l’Aventino parlamentare nell’autunno fatale che lasciò via libera al fascismo in difficoltà per il delitto Matteotti.
Destituito dalla deriva dittatoriale di Mussolini, tornò alla ribalta politica nel dopoguerra e venne eletto senatore democristiano nelle elezioni del 1948. Proseguì la sua carriera come docente universitario ed economista di prestigio. Sposatosi con Lidia Torretta, nel 1919 venne ad abitare nel castello di famiglia a Bruzolo.
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Lidia Torretta Marconcini è invece stata una maestra ed una apprezzata autrice di libri per ragazzi. L’ho scoperta per caso, sfogliando un libro su una bancarella dell’usato. Attirato dai bei disegni di Attilio Mussino, ho aperto La storia di un’orfana e l’incipit mi ha indotto ad acquistarlo: “Sino ai dodici anni io vissi in campagna, in un paesello della valle di Susa”.
Proseguendo nella lettura si scopre che il “paesello” è Chiomonte, dove la protagonista, Itala De Masi, orfana dei genitori, vive col nonno e si affeziona a Lucia, cuoca tuttofare. Libera e selvaggia, come si definisce nella storia narrata in prima persona, alla morte del nonno viene sballottata tra i parenti, abbozza una fuga e finisce in collegio.
La storia di un’orfana in una edizione del 1934, illustrata da Attilio Mussino. La prima pagina ambienta la vicenda in Val Susa e delinea la figura del nonno.
Qui la Direttrice l’aiuta verso scelte di vita responsabili e a diventare maestra. Come tale tornerà a Chiomonte con l’anziana Lucia, “a ricevere il ‘ben tornata’ da una quantità di sentieri, di alberi, di ruscelli e di prati”.
Romanzo edificante, sulla scia del libro “Cuore”, che ne ispirò tanti altri. Mi hanno però colpito l’assenza di drammaticità, la retorica buonista presente ma contenuta e soprattutto una scrittura fresca, una prosa non ridondante, le descrizioni minute, realistiche e un po’ autobiografiche, non prive di scorci poetici, come “l’aia piena di sole e di polli”.
Oltre a diversi libri per l’infanzia e una biografia di Pier Giorgio Frassati, Lidia ha scritto anche poesie e una commedia “Gioventù italica”. Il titolo fa capire che, se il marito era stato emarginato politicamente dal fascismo, i Patti Lateranensi avevano riassorbito questa famiglia monarchica e profondamente religiosa nel solco ideologico del patriottismo e del concorde procedere tra Stato e Chiesa.
Lo conferma il racconto La madre, pubblicato sulla rivista Donna Fascista quale vincitore di un concorso. Qui sì che la retorica deborda, ma siamo nel 1942, nel pieno della guerra, e la protagonista, che ha visto morire marito e figlio in guerra, invece di disperarsi chiede solo di essere degna del loro sacrificio.
La madre, novella pubblicata sulla rivista Donna Fascista n. 6 del 15 gennaio 1942.
La copertina di uno dei numerosi libri per ragazzi.
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