Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Viaggiare per i principi nel medioevo è diminuire le spese della corte, che sono a carico dei luoghi in cui transita. Contemporaneamente si rimpinguano le casse riscuotendo doni e tributi.
I Savoia nei trasferimenti da una residenza all'altra, come risulta dai conti della Tesoreria Generale, presso l’Archivio di Stato torinese, portano con sé quasi tutto: suppellettili, paramenti d’arredo, arnesi e mobilio vario. Spesso il totale delle cavalcature necessarie supera le 200.
Gli abiti si ripongono in casse da basto. Vasellame, arredi, tessuti e utensili più pesanti nei “coffani”, bauli dipinti “guarniti di cuoio e bandati di ferro”. Vengono usate anche le “bisacchie” in tela e cuoio.
Baule dipinto (foto di Claudio Rosa)
I viaggi dei principi
Bona di Borbone, nel 1369, valica il Moncenisio con 39 muli: 2 muoiono nel viaggio.
Il Duca Carlo I, in occasione delle nozze con Bianca di Monferrato, si fa inviare dal “chiavaro del tesoro” di Chambéry 6 “coffani” di gioielli e 18 di “biancheria della sua guardaroba”.
Il 19 aprile 1485 sono caricati su 12 muli scortati dai conducenti e da 5 cavalieri con i loro “valletti”. A Lanslebourg per passare il Moncenisio si assoldano 24 portatori, i marrons, 2 per ogni animale. Il convoglio impiega 7 giorni per giungere a Torino.
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Quando la Corte si sposta dal Piemonte alla Savoia sono spediti emissari ai Castellani della Valle che, stando ai resoconti, requisiscono cavalcature, uomini, denari e tutto il necessario per trasportare persone e bagagli. Danno loro ordine di riattare le strade e di preparare le vettovaglie: sotto pena dello stipendio e “dell'indignazione” perpetua del Conte.
Amedeo VIII negli Statuti del 1430 ordina a Balivi e Castellani il sopralluogo annuale, a settembre e marzo, di ponti e strade e la loro eventuale riparazione.
Le nobildonne montano a cavallo nei tratti più agevoli. In montagna siedono in lettighe o carrette, all’esterno dipinte, indorate e arricchite con stemmi e cifre dal pittore di corte e imbottite, all'interno, di cuoi, panni e cuscini.
Nel 1312 Maria di Brabante, moglie di Amedeo V, valica così, con 22 muli, il Moncenisio.
Allo stesso modo nel 1351 l’undicenne Filippo II d’Acaia: il 25 novembre è a Susa, una settimana dopo a Chambéry. La lettiga utilizzata per raggiungere il colle è sorretta da 12 marrons e seguita da 15 cavalli. È un viaggiare lento, al passo, sia per le cattive condizioni stradali sia per i mezzi.
Nell’ottobre del 1296 Filippo I d'Acaia, con i fratelli Pietro e Amedeo e 24 cavalli, parte da Pinerolo per la Savoia. Il primo giorno sosta a Sant'Antonio di Ranverso, il secondo è a Susa, il terzo al Moncenisio.
Due anni dopo, a fine maggio ripassa a Susa: fra le spese riportate nei conti della Casa d’Acaia l’herba per la sua camera. In quel tempo è rarissimo trovare a terra tappeti: il pavimento è ricoperto con tenera erbetta. Nelle altre stagioni si usano foglie secche, fieno e paglia, adoperate anche per i letti.
Vettovaglie, bestiame e oggetti preziosi
Viaggiano anche vettovaglie e qualsiasi oggetto o prezioso destinato a Casa Savoia. Nel 1370 passano il Moncenisio, in otri di pelle diretti a Thonon dove soggiorna Amedeo VI, venti “sestari” di vino valdostano. Ad essi si aggiungono 2 “carrate” di moscatello a lui regalate dal nobile Domenico Rotario di Susa. Quindici marrons accompagnano la spedizione affinché nulla accada di “lamentevole”.
Sono a centinaia i bovini, ovini e suini comprati nelle fiere, come quelle di Saint-Jean-de-Maurienne e Briançon e condotti ad Avigliana e Rivoli. Qui si spediscono anche grandi quantità di “vaccherini”, formaggi, della Tarantasia, mostarde della Savoia e del Vallese.
I conti del pedaggio del Moncenisio palesano il movimento generale del bestiame: ad esempio dal 1° gennaio 1341 al 1° settembre 1344 transitano 1.237 bovini, 6.212 suini e 41.791 ovini.
Nel 1375 per il trasporto da Seyssel, in Alta Savoia, a Rivoli di 1.461 “vaselli” di grano, in 1.169 sacchi di tela, il Tesoriere Generale di Corte requisisce 584 bestie da soma con i relativi conduttori. Solo un mulo, poco sotto Ferrera, precipita nel Cenischia e annega. La spedizione costa 1.772 fiorini.
Una vecchia stampa del Moncenisio.
Occasioni di attraversamento delle Alpi sono anche i doni scambiati fra le famiglie nobili: frutti, vini, “provvigioni da bocca le più squisite”, soprattutto formaggi, panni colorati, “draperie” pregiate, broccati, tele di Rheims, gioiellerie e armi.
Nel 1386, 24 uomini che trasportano due bombarde da Lanslebourg a Susa sono saldati con 2 fiorini di piccolo peso. Poi falconi, cani, cavalli, marmotte, camosci, stambecchi e leoni, come quello donato nel 1266 dall’Arcivescovo di Lione Filippo di Savoia al fratello, il Conte Pietro II, il “Piccolo Carlomagno”.
Nel 1337 un tale Robino di Sant'Ambrogio omaggia il Principe Giacomo di Savoia Acaia di un orso vivo ed un altro è regalato, negli stessi anni, ad Amedeo VII, il Conte Rosso, allora a Chambéry, dal nobile Antonio Aschieri da Susa.
Ludovico d’Acaia nel 1418 dona alla Duchessa Maria Claudina di Borgogna, moglie di Amedeo VIII, allora dimorante a Rumilly, un leopardo addestrato alla caccia, attività di cui è appassionata. Si è all’inizio di novembre: per proteggere il felino sul Moncenisio, gli si cuce un “abito” di panno foderato di pelliccia e un manto “verde di Cannes”, entrambi ricamati. Il felino giunge a destinazione in ottima forma.
Messaggeri e Ambasciatori
La Valle è percorsa, in ogni periodo dell’anno, anche da messaggeri. I castellani a loro richiesta devono provvederli di cavalli freschi e veloci. Un corriere spedito, nel 1370, da Susa a Lanslebourg, è pagato 6 denari grossi.
Frequenti sono anche gli ambasciatori. Nel 1270 Filippo I, Conte di Savoia e Borgogna, in occasione del passaggio del Re di Francia, Filippo l'Ardito, di ritorno da Tunisi, manda ad incontrarlo in Valle, il “Baglio” di Savoia Tommaso di Rossillon, Ugone Boterio e Guionetto Ruffo: lo scortano da lui a Montmélian.
Una vecchia immagine di Monginevro.
Nel 1339 il Principe Giacomo Savoia Acaia invia 3 negoziatori ad Avignone: il 21 dicembre risalgono la Valle con 6 cavalli e 4 servi. L’abbondante neve li costringe a molte soste. Giunti a Chiomonte assoldano una squadra di braccianti locali e marrons ma arrivati a Cesana, con molte difficoltà, devono lasciare le cavalcature e attraversare a piedi il Monginevro seguendo la traccia fatta dagli uomini con le pale.
La via del Moncenisio in inverno è ancora più difficile. La vigilia del Natale 1338 due valletti del Conte di Savoia, che gli conducono un cavallo da guerra, sono bloccati a Ferrera: solo dopo parecchi giorni riescono, con l'aiuto di 8 marrons, ad aprirsi la strada per Susa.
Il 23 febbraio 1429 Guglielmo Rigaud, Maestro di Palazzo, accompagnato da tre uomini e tre cavalli, attraversa il Colle con l’aiuto dei marrons. Si reca dai Sovrani di Spagna per trattare il viaggio del Duca Amedeo VIII a Granada.
Nel 1438 Antonio De Draconibus, consigliere Ducale, è inviato dalla Savoia a Genova. Al ritorno, il 24 febbraio, è scortato da 5 uomini e altrettanti cavalli e oltre ad affidarsi ai marrons assolda una guida. Dal 25 gennaio al 15 Febbraio 1449 passa e ripassa per il Colle il Signore d'Hurtières: Amedeo VIII lo invia a trattare con il Delfino.
Tra l'Italia e la Francia la maggior parte dei traffici transita al Moncenisio. Poche le merci sul Monginevro, sui Colli del San Bernardo e del Sempione frequentato da lombardi e veneziani.
Il commercio è ingabbiato da pedaggi e gabelle. Fra Torino e Susa, oltre che nelle due città, si paga dazio a Rivoli, Avigliana e Bussoleno: uguale per le merci in transito e quelle di consumo locale. È proibita ai forestieri la vendita degli animali e ai locali di “condurli a far mercato altrove”.
La valle tra Susa e Torino.
I Savoia si dimostrano solleciti nell'assicurare ai mercanti il cammino. Il Conte Edoardo nel 1327 manda assolti l’abate e il Castellano della Novalesa accusati di aver fatto mozzare un orecchio ad un ladrone. I ladri si puniscono anche con il taglio delle mani e dei piedi, la fustigazione, il ferro rovente, l’annegamento e il capestro.
All’Abbazia di Novalesa, secondo i conti custoditi all’Archivio di Stato torinese, è accordato il pedaggio dei viandanti: è necessario per la manutenzione della strada dal paese alla Gran Croce. Casa Savoia è larga di donazioni anche verso l’Ospizio del Moncenisio.
Il movimento di genti e merci incrementa l’apertura di osterie: vi albergano mercanti, gentiluomini e viaggiatori di ogni specie, ma anche nobili e principi serviti di biancheria finissima e argenterie.