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Affascinati dalla bellezza della Sacra di San Michele, spesso non si presta grande attenzione ai ruderi della Torre della bell'Alda, che sorge a breve distanza e si osserva molto bene dal terrazzo esterno della millenaria abbazia (a destra nella foto in alto, scattata con il drone da Federico Dovis).
La torre, anch'essa collocata sulla vetta del Pirchiriano, risale al XII secolo, è alta una ventina di metri e si affaccia su un ripido precipizio. Fu edificata quale parte integrante del nuovo monastero, che venne poi distrutto dai terremoti che si succedettero fin dal XVI secolo.
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Ciò che ne resta si presenta oggi ai nostri occhi in tutta la sua imponenza: è conosciuta come Torre della bell'Alda proprio in ragione di una leggenda che pare risalire al Medioevo e nella quale il manufatto ha un ruolo da protagonista.
Si narra che la Sacra, in un periodo in cui la Valle di Susa era percorsa da mercenari e conquistatori dediti ad ogni sorta di razzia, veniva utilizzata dalle popolazioni come rifugio per difendersi dagli attacchi e dalle incursioni nemiche.
Fu durante uno di questi attacchi che una splendida fanciulla, di nome Alda, si rifugiò nella torre per trovare riparo dall'inseguimento di un gruppo di soldati, intenzionati, dopo il saccheggio, ad approfittare delle sue grazie. Alda, accerchiata ed impossibilitata a trovare scampo, piuttosto che essere violata preferì spiccare un salto verso la valle sottostante, gettandosi dalla torre invocando la protezione della Madonna.
La torre della bell'Alda (foto Wikipedia)
Il suo appello non cadde nel vuoto: mentre stava precipitando, due angeli la sorressero, adagiandola delicatamente a terra, dove giunse incolume. Gridando al miracolo, Alda iniziò a raccontare l'accaduto, ma lo scetticismo serpeggiava tra chi la ascoltava. Nessuno pensava infatti che quanto da lei narrato corrispondesse a verità.
Così, indispettita dall'incredulità generale, Alda decise di ripetere il gesto, chiamando a raccolta la popolazione affinché potesse assistere all'evento. Salita sulla torre, con orgoglio si gettò nel vuoto, convinta che il miracolo si sarebbe ripetuto.
Ma se la prima volta il gesto era stato dettato dalla necessità, questo secondo episodio era soltanto riconducibile alla vanità ed alla superbia della giovane: nessun angelo la sorresse e Alda si sfracellò sulle pendici del Pirchiriano. Da allora, le sue gesta furono tramandate, e la leggenda della bell'Alda è molto conosciuta dai valsusini.
La luna tra la Sacra e la Torre della bell'Alda (foto Elio Pallard)
Questo racconto orale ha anche numerosi riscontri letterari: della leggenda della bell'Alda scrissero, tra gli altri, il politico Cesare Balbo nel 1829 e Massimo D'Azeglio nel 1867. Lo scrittore Edoardo Calandra, fratello dello scultore Davide, nel 1884 a questo racconto dedicò il libro: "La Bell'Alda (leggenda)".
Ogni versione si arricchisce di un particolare, di qualche diversa sfumatura: per alcuni Alda era una contadina che lavorara le terre del monastero, per altri una pastorella. Taluni la vogliono insidiata da soldati francesi, altri da un corteggiatore respinto o da guardie inviate da un ricco possidente locale non corrisposto che se ne era innamorato.
Tutte le versioni concordano tuttavia sul finale della storia e sulla triste fine della giovane, sfracellatasi sulle rocce sottostanti dopo un volo che sarebbe stato di oltre 600 metri (il dislivello tra i 962 metri della Sacra e i 356 della pianura su cui svetta l'abbazia, su di una parete di roccia quasi verticale).
Oltre che ricordare come, sia ieri che ai giorni nostri, peccare di vanità e superbia non sia mai una buona scelta.