Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Come vivevano gli uomini preistorici? A quali attività si dedicavano e con che strumenti? Cosa mangiavano, come cacciavano? Ci sono testimonianze del loro passaggio in valle di Susa?
Per rispondere a queste ed altre domande è sufficiente fare tappa al Museo Laboratorio della Preistoria di Vaie. Nato nel 2001 dalla collaborazione tra Comune di Vaie e Cast (Centro di Archeologia Sperimentale Torino), d’intesa con la Soprintendenza Archeologica del Piemonte e la Regione, l’allestimento è patrocinato da enti pubblici e fondazioni private.
Referente scientifico è l’archeologa Stefania Padovan, le consulenze tecniche e le ricostruzioni sperimentali sono del Cast, (direzione scientifica Giorgio Gaj, archeotecnologo Dino Delcaro). Promozione e didattica sono curate dalla Cooperativa torinese Mediares.
La ricostruzione degli strumenti per l'accensione del fuoco.
La sede del museo è in Via San Pancrazio 4, ma le testimonianze sul territorio sono molteplici e dislocate in più punti del paese, da scoprire seguendo tre percorsi diversi che approfondiscono le informazioni dal punto di vista archeologico, storico e paesaggistico.
Tracce del passato giunte fino ai giorni nostri
Tutto ebbe inizio dal rinvenimento di alcuni reperti sul finire del XIX secolo. All’epoca in valle di Susa era attiva l’estrazione della pietra, e nella cava di gneiss dei fratelli Pent, a Vaie, poco sopra l’antica Via Francigena, i cavatori ritrovarono alcuni ciottoli in pietra verde particolarmente curiosi, poiché perfettamente levigati.
Il dottor Biagio Rumiano, appassionato di storia, capì che si trattava di asce preistoriche e individuò il limitrofo riparo protetto da una roccia, da allora denominato “Riparo Rumiano”. Venne interessato il Museo di Antichità di Torino che portò avanti delle indagini, conducendo e progettando degli scavi che si svolsero nel 1900/1901.
I reperti estratti, catalogati e conservati nel Museo di Antichità, permisero la collocazione cronologica del rinvenimento tra il Neolitico finale e la piena età del Rame, ovvero tra il IV e il III millennio a.C.
Punte di ascia rinvenute a Vaie.
Nel 2001 si arriva così all’allestimento museale vaiese, grazie a ricostruzioni sperimentali e calchi dei ritrovamenti realizzati dal Cast
“Lo scopo – spiega Wilma Giglini, all’epoca sindaco di Vaie e oggi coordinatore del direttivo museale – era plurimo. Si trattava di ripercorrere le vicende del passato, valorizzando e riqualificando al contempo l’area del centro storico, di San Pancrazio e del vecchio municipio. Se oggi guardo indietro, direi che con le competenze delle varie persone che hanno lavorato e tuttora lavorano al progetto, posso dirmi più che soddisfatta. Ogni domenica almeno una sessantina di persone prendono parte alle visite guidate, che sono condotte da operatori di alta qualità”.
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Forte di specifici dettagli e meticolose ricostruzioni, la realtà catapulta il visitatore nel passato, mostrando un’epoca molto distante dalla modernità e dalla tecnologia odierna, ma già incredibilmente ricca di saperi.
Il sito neolitico di Vayes (il paese si chiamava così fino al 1939, quando venne italianizzato in Vaie) e la vita nel Neolitico e nell’età del Bronzo vengono illustrati con calchi e allestimenti visivi (l’interno di una capanna e un diorama). Una collezione tattile rende inoltre comprensibile l’argomento anche ai non vedenti.
Ricostruzione di una capanna preistorica.
Tecniche di lavorazione di pietra, argilla, ceramica, macinazione di farine, alimentazione, tessitura di fibre animali e vegetali, lavorazioni di pelli, caccia, pesca, arte rupestre e molti altri aspetti che attraversano un arco temporale di 5 mila anni si svelano grazie alle esaustive spiegazioni.
“Per fronteggiare la pandemia – spiega Gabriella Monzeglio, presidente di Mediares – abbiamo ideato incontri on line, mostrando pannelli espositivi e riproduzioni di reperti alle classi collegate dalle loro aule. Ma abbiamo notato che le visite guidate per famiglie, che abbiamo ricominciato a proporre in presenza la domenica (partenza alle 10 e alle 15), hanno un fascino incredibile, in particolare sui bambini.
Delle tre ore di visita circa la metà avviene nel bosco, un ambiente che incuriosisce, permette il distanziamento e consente di apprendere molto, senza mai annoiare.
Abbiamo progetti anche per disabili, con il coinvolgimento di consorzi e cooperative socio-assistenziali del territorio; inoltre al momento in rete sono disponibili un paio di video realizzati dal “Laboratorio del libro” di Condove, cui ne verrà aggiunto un terzo riguardante la ceramica”.
Gli elementi distintivi
Oltre al già citato Riparo Rumiano, Vaie offre testimonianze storiche e archeologiche che è possibile conoscere affrontando i percorsi proposti dal Museo: la Baità, ovvero i terrazzamenti che, con tutta probabilità, rappresentavano il luogo dell’insediamento abitativo dell’epoca, la cava Pent, nella quale vennero avviate due campagne di scavo ed anche la Parete delle Macine, testimonianza del paziente e tenace lavoro degli antichi scalpellini che si palesa al visitatore al termine di un sentiero boschivo. Poco distante dal museo svetta la Chiesa di San Pancrazio, la cui abside conserva tracce murarie risalenti all’XI secolo.
L’aspetto naturalistico è approfondito nel percorso dedicato dai cartelli esplicativi che illustrano le varie tipologie di piante e animali presenti sul territorio.
Completano il quadro i laboratori didattici, i corsi e laboratori per persone diversamente abili, i mini stages teorico-pratici per adulti (creazione monili, pittura parietale, lavorazione argilla) che permettono di realizzare manufatti seguendo le tecnologie dell’epoca. Alle scuole dell’obbligo il Museo propone anche l’offerta in valigia, attività che consente di portare in classe riproduzioni sperimentali di reperti archeologici e immagini, racchiusi appunto in una valigia.
“Il termine esatto per definire l’allestimento – precisa Stefania Padovan – è Museo laboratorio di archeologia sperimentale, che punta l’attenzione sulle tecnologie del passato. Un’operazione pionieristica, allestita da tecnici impegnati a ricostruire la produzione e l’impiego dei manufatti preistorici.
Si tratta di una realtà interattiva in cui si abbatte la barriera della classica vetrina: qui si apre e si tocca, e si entra nei ripari sotto roccia che venivano usati come ricovero per animali. Il percorso inserito nel bosco, un ambiente naturale ancora vergine, spiega poi la compenetrazione strettissima dell’uomo preistorico con l’ambiente”.
Per aumentare le potenzialità dell’area, su spinta del Comune e sotto la direzione della Soprintendenza Archeologica delle Belle Arti e Paesaggio della Città metropolitana di Torino, a breve partiranno nuove indagini archeologiche.
Il Museo laboratorio, aperto ogni domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, dispone di un sito internet e di una pagina Facebook e, su prenotazione (minimo 6 persone), viene aperto anche in altre giornate infrasettimanali.
Per godere appieno l’esperienza suggeriamo di abbinare alla visita anche la degustazione di un sorso d’acqua e di un paio di canestrelli di Vaie, altri due elementi d’eccellenza del territorio.
I Video
Preistoria e territorio
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