Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
L’estate, una stagione tanto attesa, specialmente da quelli che vengono definiti “gelà d’agust”, ovvero i gelati d’agosto, quelli che hanno sempre freddo e nemmeno con temperature torride si sentono a loro agio.
Un po’ meno la gradiscono quelli che temono il “tuf”, quel caldo soffocante, accompagnato ad una buona dose d’umidità, che appiccica addosso i vestiti oltre a spegnere sul nascere qualsiasi iniziativa (“Uff, che tuf!”). Se è vero che “a l'é mai istà sensa mòsche”, letteralmente non “c'è estate senza mosche", frase che non indica soltanto una condizione stagionale ma si ricollega ad alcun fastidi inevitabili, è altrettanto veritiero che giornate ardenti, pomeriggi infuocati e colonnina del termometro sempre troppo in alto non invoglino ad intraprendere anche la più semplice delle attività.
D’estate si dormirebbe tutto il giorno anche perché, con il caldo, la notte si riposa male. Così può capitare che, all’imbrunire, si tenda a non restare troppo a casa, si esca a mangiare fuori, si facciano due passi dopo cena confidando nella brezza serale, talvolta attardandosi più a lungo del necessario. Ci si rinvigorisce quando cala il buio, e così si viene identificati come quelli che “A la sèira leon, a la matin plandron”, cioè alla sera leoni, pieni di vita, alla mattina poltroni senza tono.
E se d’estate un temporale è spesso un sollievo, sempre che meriti, perché “a l'eva ch'a bagna nen a-j bado nen”, cioè all’acqua che non bagna, una semplice pioggerellina, non faccio nemmeno caso, mai come in questa stagione “a stà bin chi a viv ant l'ombra”, che di solito sta ad indicare chi vive nell’ombra perché non si espone ma in questo caso può identificare anche chi trova ristoro in area fresca.
Comunque, se si consultano le previsioni meteo sperando di leggervi ciò che ci si attende, spesso si rimane delusi: se dobbiamo cimentarci in una salita in montagna confidiamo nel sole, mentre al contempo qualcuno con la pressione bassa invocherà un temporale ed un abbassamento delle temperature per riprendere un po’ di fiato.
Lo sappiamo bene: “a sto mond o adatesse, o 'nrabiesse o dësperesse” (a questo mondo, o adattarsi, o arrabbiarsi o disperarsi). Ma anche alle percezioni climatiche “a toca feje la tara”, dove per tara si intende ciò che bisogna detrarre dal peso lordo per avere la giusta misura. Per qualcuno, infatti, una giornata può essere calda, mentre qualcun altro “batte le brocchette”, ovverosia batte i denti perché ha freddo. Questo termine, in particolare, è curioso, perché in piemontese broca significa chiodo e brocchetta chiodino. Il che si ricollega anche al calpestìo continuo del terreno con zoccoli chiodati nel tentativo di riuscire a scaldare i piedi infreddoliti.
Comunque, come sempre, anche d’estate si prende ciò che arriva: ci si può attrezzare con condizionatori, ventilatori, magari per qualcuno in montagna anche con una stufa a legna. “Ancheuj i savoma com a l'é; doman quaicòsa a sarà”, quindi non creiamoci troppe aspettative: oggi sappiamo com’è, domani si vedrà. Tanto, come sempre, il caldo svanirà in un soffio, presto sarà già “ària da stèmber: fresch la sèira, fresch a la matin”, la classica aria di settembre, fresca la sera ed altrettanto di mattina. Una condizione che obbligherà ad uscire di casa con un golf od un giubbino leggero, e qualcuno magari rimpiangerà, senza memoria, proprio quel tuf che soltanto pochi giorni prima gli dava così fastidio.
La foto sopra al titolo ("Alba al Musinè") è di Federico Milesi