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Volete sapere come andrà l’inverno, se nevicherà oppure se le stazioni sciistiche dovranno preoccuparsi per una nuova stagione senza neve? Tenete d’occhio il meteo del 2 dicembre: secondo il detto popolare “Santa Bibiana quaranta giorni e una settimana” il tempo che farà proseguirà identico per ben 47 giorni!
Oggi che migliaia di satelliti si affannano a inondarci di dati meteorologici riusciamo a predire con quasi certezza il tempo dei pochi giorni successivi. Come facevano i nostri vecchi a lanciarsi in previsioni così lunghe?
Eppure il proverbio è tra quelli più diffusi e più citati, e c’è chi sostiene che ha un fondo di verità, anche se non va interpretato rigidamente: non indicherebbe 47 giorni di tempo sempre uguale, ma una tendenza.
Giuliano Ostorero, nel suo prezioso repertorio di detti e proverbi in patuà, avanza anche un’altra interpretazione, non meteorologica. “Sënta Bibiëńa, carënta giòrn e ina smëńa” da alcuni viene inteso, forse più esattamente, non come tempo meteorologico, ma come durata del dì, che attorno al solstizio d’inverno si mantiene per alcune settimane senza variazioni apprezzabili” (Nostou patoua – Proverbi e modi di dire dell’Alta Val Sangone).
Santa Bibiana, vergine e martire romana del IV secolo
Nel “Martiriologo romano” si legge: “A Roma la passione di santa Bibiana, Vergine e Martire, la quale, sotto il sacrilego Imperatore Giuliano, fu per Cristo percossa con flagelli piombati, finché non rese lo spirito”.
Si narra che il governatore di Roma, Aproniano, avendo perso un occhio in battaglia, diede la colpa alle magie dei cristiani e tra le vittime delle persecuzioni finì la famiglia di Bibiana. Padre e madre vennero martirizzati e uccisi e la sorella Demetria morì ai piedi di Aproniano.
Bibiana, quindicenne, dopo aver resistito a mesi di carcere, tra minacce, lusinghe e tentazioni, subì come Cristo la flagellazione, ma fino alla morte.
Questo disegno, attribuito ad un artista romano del 1600, è ispirato al dipinto di Pietro da Cortona nella chiesa di Santa Bibiana a Roma. Di fronte al governatore romano Aproniano, Bibiana sta in piedi sdegnosa, mentre la sorella Demetria, in primo piano, cade e muore.
Patrona di Bibiana, ma senza chiesa e senza festa
Santa Bibiana è patrona del paese omonimo all’imbocco della Val Pellice, ma nessuna delle chiese del paese le è dedicata. La chiesa parrocchiale è intitolata a San Marcellino, vescovo di Ancona.
Non risultano comunque collegamenti storici tra la santa martire e il paese piemontese, che secondo la tradizione venne fondato da Bubius, ufficiale romano, che come molti veterani aveva ricevuto un ampio lotto dei terreni conquistati e vi si era insediato.
In origine si chiamava Bubiana, poi probabilmente l’affermarsi del cristianesimo e l’assonanza col nome della santa hanno modificato il nome e la località nel Cartario di Cavour del 1037, il primo documento scritto in cui viene citata, è già diventata Bibiana, nome che non muterà più.
Nella foto, tratta dal sito La Val Pellice, in primo piano l’ala del mercato coperto costruito nel 1784 coprendo parte del Rio Secco. A sinistra la parrocchiale di San Marcellino vescovo. Né l’affresco sopra il portale, né le statue nelle tre nicchie sotto il timpano a mezza luna hanno riferimenti a Santa Bibiana.
Se a Santa Bibiana fa bello, comunque, non tutto è perduto: chi spera nelle nevicate che proteggano i campi dalle gelate e consentano agli sciatori di sbizzarrirsi sulle piste, può contare su un altro proverbio, che afferma che l’Immacolata, l’8 dicembre, può confermare ma anche smentire Santa Bibiana. Una santa martire quindicenne non può competere con la Madonna!
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Santa Bibiana ha detto “niente neve”, ma forse l’Immacolata…