Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
La Madonna dei Laghi sorge poco lontano dal centro storico aviglianese, sulla sponda orientale del Lago Grande e in splendida posizione panoramica: l'acqua, la Sacra di San Michele e le vette alpine gli fanno da cornice.
Luogo di spiritualità e di fede cristiana, strettamente legato alle vicende storiche di Casa Savoia, è molto frequentato dai fedeli: molte processioni votive hanno portato qui, fino ai tempi recenti, le comunità di Villarbasse, Cumiana, Giaveno e Coazze,.
Per scoprire l’origine di questa devozione occorre attraversare l’interno della chiesa, recandosi dietro l’Altare Maggiore: al centro del coro si conserva un pilone votivo, copia di quello posto un tempo nei pressi dell’edificio, con l'immagine della Madonna del Latte dipinta nel 1300 da un ignoto frescante.
Le prime raffigurazioni di Maria nutrice sono realizzate presso la Chiesa Copta africana, successivamente il motivo è ripreso dalla Cristianità d'Oriente e ,a partire dal secolo XIV, si diffonde anche in Occidente.
Le spose incinte o che allattano, le donne che non possono avere prole e le balie che dall'allattamento dei figli altrui traggono il necessario per vivere, la supplicano e le offrono voti.
Bona di Borbone
La tradizione vuole che davanti a questa edicola preghi Bona di Borbone, figlia del Duca Pietro, per domandare alla Vergine il dono della maternità: è angustiata dalla mancanza di un erede maschio e nel 1358 ha dato alla luce una bambina che è vissuta solo pochi giorni.
A settembre 1355 ha sposato a Parigi, per procura, il conte di Savoia Amedeo VI, detto il Conte Verde, in obbedienza alle clausole del Trattato di Parigi del 5 gennaio, siglato tra il Re francese Giovanni II e il Conte sabaudo.
Le sue invocazioni sono esaudite: il 29 febbraio 1360 nasce Amedeo che nel 1383 succederà al padre come Amedeo VII, detto il Conte Rosso.
Da questo lieto evento scaturisce la devozione dei Savoia per il sito. La Dinastia investe risorse nel suo sviluppo: ne amplia le dimensioni e la arricchisce con opere d’arte e arredi di pregio.
Non è possibile determinare l'anno preciso ma, attorno al pilone, si erge verso la fine del secolo un piccolo sacello (recinto): un'aula rettangolare, con abside a pianta semicircolare, preceduta da un breve spiovente del tetto sostenuto da due pilastri. L'altare è posto davanti all'immagine miracolosa.
La piccola chiesa è raffigurata in una stampa del 1581 e in un ex voto del 1626 conservato in sacrestia.
L’edificio è affidato alle cure di una Comunità di Religiosi Agostiniani: hanno la loro casa fuori dalle mura di Avigliana, si prestano nel sostegno spirituale dei pellegrini e provvedono a tutte le necessità della Chiesa.
Secondo il giavenese Padre cappuccino Placido Bacco che, nel XIX secolo, si dedica allo studio della storia aviglianese e scrive molto sul Santuario, nel 1447, per ordine di Ludovico I, l’affresco è restaurato da ignoti.
L’immagine dipinta secondo il gusto di quel tempo è quella che ammiriamo oggi: seduta su un seggio coronato da cuspidi con piccoli stendardi, Maria, vestita da una tunica rossa e un manto nero foderato di bianco, porge il seno al piccolo Gesù in veste verde.
Madonna del Latte (Claudio Rosa)
Polittico dell’Annunziata (Claudio Rosa)
Il primo importante dono sabaudo è da far risalire al 1581: il duca Carlo Emanuele I offre alla primitiva cappella le quattro tavole del Polittico dell’Annunziata che formano, allora come adesso, l'ancona dell'altare maggiore.
Con il posizionamento del polittico l'antica effige è coperta e l'attenzione si sposta dal pilone a questo: il piccolo Santuario inizia ad essere indicato come quello dell'Annunziata.
I religiosi, tuttavia, per conservarne la memoria, nel 1760 la faranno riprodurre dal pittore Boltenau nel coro dietro l'altare maggiore..
Soltanto nel 1912, con i lavori di restauro e di ammodernamento dell’edificio, l'immagine sarà riproposta alla devozione dei fedeli: sulle opposte facce di un pilone ricostruito sono oggi visibili la Madonna del Latte e la copia settecentesca.
Il pilone (Claudio Rosa)
la copia del 1760
La targa che accompagna la copia
Nel 1619 si avviano i preparativi per la costruzione della nuova Chiesa con la fornitura di 100.000 mattoni da parte del fornaciaio mastro Bochetto di Netro.
L’onere della fabbrica, che comprende anche un nuovo convento, è sostenuto dai Duchi: inizialmente da Carlo Emanuele I e dalla moglie Caterina d’Asburgo e successivamente da Vittorio Amedeo I e dalla consorte Madama Reale Cristina di Francia.
Gli edifici sono progettati dall’architetto ducale, il luganese Nicola Ramelli e i lavori iniziano, dopo la firma del contratto il 14 novembre 1622, sotto la supervisione del capomastro, sempre luganese, Bartolomeo de Jacobis, già attivo a Giaveno per la ristrutturazione del castello abbaziale voluta dal cardinale Maurizio di Savoia.
A custodire il luogo di culto sono stati chiamati il 10 maggio i Cappuccini.
Il 16 Aprile del 1621 Madama Cristina di Francia aveva ricompensato i barcaioli torinesi del Po, con 91 lire, per il trasferimento di alcune barche, ad uso del Duca, sul lago Grande. Quando i Cappuccini prendono possesso del Convento e iniziano ad officiare la nuova chiesa, le imbarcazioni sono lasciate a loro disposizione con la facoltà di avere un “porto” sul lago.
I lavori si protraggono per i due decenni successivi: nel 1643 l'edificio è consacrato. Alla festa dell’Annunziata i vetri delle finestre della chiesa sono al loro posto: saranno pagati nell'agosto successivo da Cristina di Francia al mastro vetraio Andrea Nardi di Saluzzo. Dell'antica chiesa si conserva unicamente il presbiterio con il pilone.
L'edificio è a pianta centrale con il vano principale di forma ovale e la volta ellittica. La bussola che protegge l'ingresso è un lavoro in legno di noce eseguito dal Cappuccino Fra Terenzio da Torino.
Ad arricchirla tre ambienti a pianta quadrangolare: il presbiterio opposto alla porta di accesso, dietro a cui è costruito il coro e due cappelle laterali coperte da volta a botte e illuminate da finestre semilunari.
L'altare maggiore, ligneo, è realizzato nel 1642.
La mensa in muratura è anteriormente rivestita da un paliotto di legno dorato, dono di Vittorio Amedeo III: una superba opera di intaglio piemontese in cui sono inserite le sue iniziali.
Le cifre del re e la qualità della decorazione rimandano agli anni 70 del 1700 e ad un minusiere di alta professionalità: con tutta probabilità lavora a Palazzo Reale di Torino.
Il Duca nel 1774 paga diversi lavori di restauro: “gli armamenti, il colore gialdolino con l'aggiustamento degli armati interni al cupolino, al cornicione, l'imbiancamento e fuori della Chiesa, la mettitura di vetri da rinnovarsi numerosi di carta, oltre a quelli della sacrestia”.
Sul presbiterio si affacciano la sacrestia e due vani, quello di ponente è realizzato nel 1703 sotto il Padre Guardiano Francesco Felice ed utilizzato come coretto invernale.
Il pulpito è ancorato al pilastro esterno della cappella di sinistra: è realizzato, interamente in legno di noce, dallo scultore locale Vittorio Costa.
Esternamente la chiesa si presenta con una struttura architettonica tardo cinquecentesca di sobria eleganza: il massiccio corpo di fabbrica principale è preceduto da un pronao con il fornice anteriore sorretto da quattro colonne in pietra di Chianocco. Timpano e arco trionfale sono affrescati con un Padre Eterno e l'Annunciazione.
È del 1638 la copertura della cupola ellittica e delle cappelle laterali con lose della Savoia: per ordine della Duchessa Cristina di Francia trasportate prima a Susa e poi ad Avigliana. Nel 1700 sono sostituite da coppi.
Accanto alla cupola, verso occidente, dal 1765 svetta il campanile a base triangolare: sostituisce il precedente che minacciava rovina.
Non sono pochi i richiami stilistici con la chiesa torinese di Santa Maria del Monte dei Cappuccini: sono le stesse maestranze ad erigerla anche se diverso è l'architetto.
Nei lavori di riqualificazione del 1912, il coro invernale e l'ambiente antistante la sacrestia sono aperti sul presbiterio con porte e finestrelle incorniciate con stucchi e sono decorate la cupoletta e le lesene del presbiterio.
Dal 1892 Santuario e Convento sono retti dai Salesiani: nulla si è perso della storia e della spiritualità del luogo, ma si è aggiunta la possibilità di soggiornarvi: la naturale cornice di bellezza favorisce la ricerca di un profondo senso di armonia e di pace.