Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
"Cômba" e "Balma" sono due termini ben conosciuti sulle Alpi piemontesi, eredità delle nostre radici galliche preromane, che condividiamo con altri Paesi europei.
Gallia Cisalpina o Gallia Citeriore è infatti il nome che i Romani avevano dato ai territori dell'Italia settentrionale, compresi tra il fiume Adige a Levante e le Alpi a Ponente. Il Piemonte, all’interno della Gallia Cisalpina, era abitato da tribù celto-liguri come i Taurini, che parlavano vari dialetti del gruppo celtico.
Le radici gallo-celtiche
Queste popolazioni furono tutte annesse dall’Impero Romano, alcune volte in maniera sanguinosa, altre volte in maniera pacifica (come avvenne per il Regno dei Cozii). Tutte quante, entrate nell’Impero, subirono la progressiva romanizzazione e adottarono la lingua latina, che però nella loro parlata subì l’influenza del substrato celtico preesistente.
Nel piemontese odierno, le parole derivanti dalla lingua preromana sono circa un centinaio, alle quali vanno aggiunti i toponimi, legati agli insediamenti abitativi (poleonimi) che preesistevano all’arrivo dei Romani. Un esempio di poleonimo è Chieri, il cui nome deriva dalla base preromana “*kar-“ = “pietra, rupe”. L’insediamento originario infatti era un villaggio celto-ligure fortificato, che sorgeva sulla Collina di San Giorgio, e che i Romani poi ampliarono e denominarono “Carrea Potentia”.
Come leggiamo nell’Atlante dell’Istituto Geografico Militare, alla voce “Toponimi italiani: origine ed evoluzione” curata da Alberto Nocentini , «…È testimoniata la colonizzazione celtica, rappresentata dai Galli, che nel corso dei sec. V e IV a. C. muovono dalle Alpi occidentali e giungono all’Adriatico sovrapponendosi a Liguri e Etruschi.
Ancora oggi le principali località del Piemonte portano un nome di origine gallica: Susa (Segusium, da Sego = forte), Torino, da “Taurini” (nome di una tribù), Ivrea (Eporedia, da “*Epo” =.cavallo), Biella e Vercelli (Bugella e Vercellae, composti con “*Cella” = luogo abitato.)».
Altri toponimi celtici non sono legati a villaggi, ma all’indicazione di elementi normali del paesaggio (es. montagna, fiume, collina, ecc.). Per esempio un termine piemontese che in senso generico indica un corso d’acqua (dal ruscello al fiume), è “Dòira”. Questo termine deriva dal termine prelatino *Dur = corso d’acqua.
Un altro termine piemontese, “Brìch” (altura) deriva dal termine prelatino “*Brig” = Altura, fortezza. E’ inutile ricordare che, per esempio, dal termine “*Duria” derivano i nomi della Dora Baltea o Riparia, nonché di alcuni affluenti, e anche della Durance.
“Cômba” e “Balma”
Altri esempi di termini preromani sopravvissuti nel piemontese e riferiti al territorio, come ho detto prima, sono “Cômba” e “Balma”.
“Balma” indica una grotta, oppure (al plurale) un luogo dove vi sia presenza di grotte, e il termine viene condiviso con il provenzale “Baumo” (che, come leggiamo ne “Lou Tresor dóu Felibrige ou Dictionnaire Provençal-Français“ di Frédéric Mistral, appare anche come “Bauma”, “Baumo”, “Barmo” “Balmo”); e con il francese “Baume”.
Questo termine ha assunto in Piemonte, in Val d’Aosta, e in gran parte della Francia, anche valenza toponomastica (basta pensare al paese di Balme, in Piemonte, o a Beaume, La Balme e La Barmaz in Savoia e Delfinato). È interessante consultare un testo del 1835, il “Dizionario generale geografico-statistico degli Stati Sardi”, compilato da Guglielmo Stefani, per scoprire quanti toponimi portavano il nome derivato da “Balma” nei c.d. “Stati Sardi di terraferma”.
A Les Balmettes, luogo a poca distanza da Lione, nel 1814 gli abitanti di un villaggio, assieme a poche decine di soldati, organizzarono un’imboscata all’esercito austriaco entrato in Francia dopo la prima caduta di Napoleone, riuscendo a bloccarne per diversi giorni l’avanzata.
L’altro termine, “Cômba”, indica una valle stretta. Esso viene condiviso non solo dal piemontese (“Cômba”), dal provenzale (“Coumbo”), e dal francese (“Combe”), ma anche dall’inglese (“Combe”). Wikipedia in lingua inglese infatti chiarisce che:
«A combe (/kuːm/; also spelled coombe or coomb and, in place names, comb) can either refer to a steep, narrow valley, or to a small valley or large hollow on the side of a hill; in any case, it is often understood simply to mean a small valley through which a watercourse does not run. The word "combe" is derived from Old English cumb, of the same meaning, and is unrelated to the English "comb". It derives ultimately from the same Brythonic source as Welsh cwm, also of the same meaning. Today the word is used mostly in reference to the combes of southern and southwestern England, of Wales, and of County Kerry in Ireland».
Combe può riferirsi sia a una valle ripida e stretta, sia a una piccola valle o grande cavità sul fianco di una collina; in ogni caso spesso si intende semplicemente una piccola valle attraversata da un corso d'acqua. La parola "combe" deriva dall'inglese antico cumb, che ha lo stesso significato, e non ha nulla a che fare con l'inglese "comb". Deriva in definitiva dalla stessa fonte britannica del gallese cwm, anch'esso con lo stesso significato. Oggi il termine è utilizzato principalmente in riferimento alle aree montuose dell'Inghilterra meridionale e sud-occidentale, del Galles e della contea di Kerry in Irlanda».
LA COMBA DI SUSA IN UN'INCISIONE DEL 1850 CA.
Anche qui il termine si ritrova in tantissimi toponimi: famosi sono la Comba di Susa o Coumboscuro in Val Grana, così come al di là delle Alpi, la “Combe de Savoie” in Savoia e la “Combe de Vaud” in Svizzera. Ugualmente per questo lemma, consultando il il “Dizionario generale geografico-statistico degli Stati Sardi”, compilato da Guglielmo Stefani, saltano agli occhi la grande quantità di toponimi sparsi tra Piemonte, Val d’Aosta, Savoia e Nizzardo.
LA COMBE DE SAVOIE.
Ma pure in Gran Bretagna il termine denomina non solo valli (come la “White Combe” o la “Black Combe”) ma anche rientra nei nomi di innumerevoli paesi. Tra questi, uno dei più famosi è Castle Combe, un paesino nel Sud-Ovest dell’Inghilterra, celeberrimo e visitatissimo da tutti i turisti, per essere rimasto intatto come nel XIV secolo.