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Sono i giorni dell’orso. Non solo in Borsa dove spadroneggia da mesi, ma nelle cronache e nei dibattiti, dopo la tragica aggressione ad un uomo nei boschi del Trentino.
Per la Val Sangone e la Bassa Valle di Susa questo animale richiama il Pian dell’Orso, un luogo veramente ameno che si raggiunge salendo dall’Alpe di Giaveno o da Villar Focchiardo, oppure procedendo dal Colle Bione lungo il crinale tra la Val Susa e la Val Sangone.
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Quando si arriva al valico spartiacque, detto Passo dell’Orso, il sentiero si affaccia sulla verde conca del Pian dell’Orso (m. 1850) dove, dietro la bassa chiesetta, coperta e quasi schiacciata dalle enormi lose del tetto, occhieggia inconfondibile il Rocciamelone, come nella bella foto sopra al titolo, di Luigi Darbesio. È una sorpresa trovare un pianoro così vasto in cima a una dorsale montana, e nella bella stagione questa conca fiorita suggerisce solo pensieri idilliaci.
La Cappella di Pian dell'Orso ed il Rocciamelone (Dany Bi).
Ma l’insistenza con cui l’orso si manifesta nei toponimi (a distanza di pochi metri abbiamo anche una Punta dell’Orso e un Passo dell’Orso), evoca tempi diversi e anche brutti incontri. Non solo per uomini e piccoli animali, ma anche per l’orso stesso, che una volta popolava tutto l’arco alpino e che la caccia aveva ridotto a pochi esemplari ormai circoscritti alle Alpi Orientali.
Quando l’orso era presente su tutte le alpi
In passato l’orso bruno era presente su tutto l’arco alpino. La distribuzione e la consistenza della specie iniziarono a contrarsi notevolmente a partire dal XVIII secolo, fino alla sua definitiva scomparsa in tutta la porzione centro-occidentale delle Alpi italiane, avvenuta nella prima metà del ‘900.
Alla fine degli anni ’90, un’analisi genetica rivela la presenza di soli 3-4 individui ancora presenti sulle montagne del Brenta, nel Trentino occidentale. L’arrivo di una decina di esemplari provenienti dalla Slovenia ha invertito la tendenza ed oggi si stima una presenza, nelle Alpi Orientali, di un centinaio di esemplari, con problemi di convivenza che la recente aggressione ad un uomo ha evidenziato in modo drammatico. L’orso bruno può pesare al massimo fino a 350–400 kg e arrivare fino a 2,5 metri di altezza.
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Ma proprio perché l’orso era abbastanza diffuso, mi ha incuriosito la presenza di un toponimo così isolato e insistito: sicuramente doveva essere accaduto un fatto particolarmente significativo.
La risposta me l’ha data Guido Lussiana, infaticabile frequentatore di archivi storici e tenace decifratore di antiche scritture. È una risposta “storica”, legata a un avvenimento che fece scalpore. Nel 1377 in zona vennero abbattuti ben due orsi. Forse la vicenda sarebbe sparita tra i fatterelli di cronaca incapaci di diventare storia, ma la lite sorta tra i feudatari locali per avere le spoglie degli animali è stata registrata e quindi questo è uno dei pochi toponimi che non si basano su ipotesi o incerte tradizioni orali, ma che hanno una sorta di certificazione documentale.
L'origine del nome: Due orsi uccisi nel 1377
Il nome Pian dell’Orso la dice lunga sulla sua origine, ma fino a poco tempo fa non si sapeva come fosse nato. Alcuni anni or sono, svolgendo ricerche nell’Archivio Storico del Comune di Coazze, tra una grande quantità di documenti notai un registro che si riferiva a liti relative all’anno 1377. Era un tomo piuttosto consistente, redatto in scrittura gotica di non facilissima lettura.
Sfogliandolo mi capitò di leggere con molta fatica un fatto alquanto singolare. Correva l’anno 1377 e precisamente il 21 dicembre, giorno della festa di San Tommaso Apostolo (ora la festa si celebra il 3 luglio), quando Andrea Uliveri di Coazze, abitante alla Chiusa di San Michele, in compagnia di Perone o Peroneto degli Alays (Sindaco) e altri uomini sempre di Coazze, erano a caccia per “montes illore de Covace, Sant’Antonini, Monte Benedicti et Dalphinati, et per ipsos montes presenti fuerunt duos urssos quod cepit in die sesto Sancti Toma apostoli in monte seu Alpe de Goreto, loco dicto in Lombarde…”.
Pian dell'Orso in una cartolina d'epoca.
Non riporto tutto il testo in latino, comunque sia quegli uomini catturarono e certamente uccisero i due orsi che si trovavano nei pressi dell’Alpe di Goreto (attuale Alpe di Giaveno), località detta espressamente “in Lombarde”. I coazzesi trasportarono a valle gli animali e una parte di essi venne portata “ad castrum Covace” a Micheleto Feyditi e ad altri Signori del luogo, vassalli dell’Abbazia della Chiusa.
Probabilmente a quel tempo si mangiava anche la carne dell’orso poiché l’Abate, supremo feudatario di Coazze, intentò una causa in quanto a suo giudizio un plantigrado sarebbe toccato certamente a lui, da qui la lite. A questo punto è opportuno precisare che le cause riferite nel registro del 1377, sono dovute a fatti accaduti sulla dorsale che ci separa dalla valle di Susa.
Dunque Lombarde ossia Lombarda, era la località dove furono catturati i due orsi e doveva essere assai prossima all’Alpe di Goreto, quindi si fa riferimento sicuramente al Piano dell’Orso.
(Guido Lussiana in I chi amun, pubblicazione del CAI Coazze, n. 1 febbraio 2013)
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