Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
L'abito racconta una storia in cui i segni visibili e tangibili, o culturali e spirituali, non sono una mera documentazione del tempo, passato o presente che sia, ma la testimonianza reale di una comunità. Era la caratteristica del villaggio alpino, come di quello di pianura e di quello di mare.
Oggi la riproposta del costume tradizionale, in molti paesi della Valle, è lasciata in carico alle Priore: figure per lo più legate al rito cattolico, ma, in molti casi, con radici nel mondo precristiano, che nonostante siano una delle caratteristiche culturali comuni della Valle in realtà, fra loro, si diversificano notevolmente per oneri e funzioni.
A Giaglione il giorno di debutto delle Priore corrisponde con le festività congiunte di Santa Cecilia, patrona della musica (22 novembre, festa della Banda) e di Santa Caterina (25 novembre), patrona delle giovinette.
Ogni anno sei donne diverse, della stessa borgata, organizzate per coppie di età, ne ricoprono il ruolo. Esaminando la composizione delle coppie non è del tutto improprio paragonare il ciclo delle Priore a quello della natura e rivedervi residui di credenze precristiane. Le due giovani, di Santa Caterina o Caterinette, sono scelte fra le ragazze da marito: la primavera. Quelle del Sacro Cuore sono donne sposate, ormai madri, e i figli sono i loro frutti: l'estate. La coppia di San Vincenzo e della Madonna del Rosario, la più importante, sono signore in piena maturità: nell'autunno della vita.
Ulteriore testimonianza di riti legati alla natura è il “Bran”, l'albero fiorito, arricchito con nastri, spighe e grappoli d'uva, con alla base un pane: la “carità”, che accompagna le Priore in ogni uscita svettando sulla testa di una giovane, anch'essa fieramente chiusa nel suo costume che, incedendo al suono della Banda, fa ondeggiare le mille pieghe posteriori del lungo vestito, nella caratteristica camminata alla “savoiarda”.
Le Priore sono elette dal Parroco durante la Messa per la Madonna del Rosario, la prima domenica di ottobre, giorno in cui termina il servizio di quelle uscenti. La loro nomina avviene nell'ambito delle nove frazioni che compongono l'abitato e la rotazione non è casuale, si va dalla borgata più bassa, in termini di altitudine, alle più alte.
Le loro funzioni sono da sempre strettamente legate alla Chiesa: nei secoli passati dovevano essere donne di provata fede e moralità e, tranne le giovani, rigorosamente sposate, neanche vedove. Il rifiuto non era contemplato: portava male. Ognuna poteva essere eletta al massimo tre volte nella propria vita: una in ogni coppia.
Oggi le cose sono molto cambiate e si può anche ricoprire lo stesso ruolo più volte. Erano e sono tenute alla partecipazione a Vespri e Processioni, quelle del Sacro Cuore anche ai funerali delle donne, mentre la coppia di San Vincenzo a tutte le esequie del paese e a farsi carico di una colletta annua, nel periodo natalizio, fra le altre donne.
A ognuna delle sei Priore spetta l'organizzazione di una festa, con l'offerta di un rinfresco a parenti e amici. In altri tempi questo voleva dire anche indebitarsi o vendersi il migliore vitello della stalla: la Priora di San Vincenzo, ad esempio, offriva un banchetto a Banda, Spadonari, autorità civili e ecclesiastiche: un impegno non da poco per chi viveva di un'agricoltura di sussistenza.
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La donna più anziana della coppia di San Vincenzo e Madonna del Rosario si fa carico della festività patronale del 22 gennaio, San Vincenzo martire, protettore dei vignaioli, alla più giovane la festività della Madonna del Rosario. Il Corpus Domini è festeggiato dalla donna più “grande” della coppia e l' “Ottava”, la domenica successiva, dall'altra.
La ragazza più giovane della coppia di Santa Caterina solennizza l'Ottava di San Vincenzo, la domenica successiva al 22 gennaio. Santa Cecilia e Santa Caterina, come detto il debutto delle nuove Priore, è la festa della più anziana, se così si può dire parlando delle Caterinette.
Il costume
L'abito ha scandito la vita, gli umori, i sentimenti delle nostre genti, accompagnandoli nella vita quotidiana e nel duro lavoro fra i campi, le vigne, i prati e gli alpeggi. Si è nobilitato durante i momenti di festa, sia personali, matrimonio in primo luogo, che comunitari, dal Natale alla Pasqua, passando per le feste patronali, dove abbandonava le rudi canape, le grezze lane e la sargia per impreziosirsi di velluti, sete e ricami, spesso pagati con il sudore degli uomini di casa, immigrati stagionalmente in Francia. L'abito festivo è quello giunto a noi, gli indumenti da lavoro hanno preso la via del cestino degli stracci.
Per le cerimonie ogni elemento del costume è stato preparato, e se necessario riparato, con cura: il lungo abito nero accorciato nella balza, rinnovato nella passamaneria del corpetto e dei polsini, abbellito con il candido pizzo lavorato all'uncinetto; il grembiule in seta marezzata è stirato così come il nastro in moirè che lo stringerà in vita legato in un pomposo fiocco; l'antico scialle, anch'esso di seta operata e ricamato è stato frangiato a nuovo con i nodi annodati rigorosamente a mano, la croce è infilata nel lungo nastro di velluto nero, pronto a essere annodato dietro la nuca.
Il costume e, sullo sfondo, il "bran"
La secolare cuffia è stata rinnovata solo nella canettatura del pizzo nero della visiera: il berretto di tela, a cui è cucito ha ancora la giusta rigidità, data dal bagno in cera d'api, e il velluto che la ricopre è rimasto inalterato. Posteriormente è stato cucito il fiocco semi-piatto che la adorna, e all'altezza delle orecchie i due nastri, identici a questo, pronti a essere legati al lato del mento. Non resta che calzarla: racchiudere al suo interno i capelli, infilare i guanti neri e raggiungere in corteo, al suono della Banda Musicale, la chiesa Parrocchiale per assistere alla Messa nei primi due banchi sotto l'altare, per l'occasione parati a festa. Le giovani saranno sedute in quello davanti e le altre quattro in quello dietro.
All'uscita ancora richiami al ciclo della terra: ceste di vimini piene di fiori. La giovane Priora offre ai presenti mazzolini colorati: tutti se ne portano a casa uno, i musicanti, per buon auspicio, vi adornano i loro strumenti. Sono stati preparati nei giorni precedenti da tutte e sei, saccheggiando giardini di parenti e amici, con crisantemi, lauro e rosmarino.
La vita in montagna ha un suo ritmo, più lento, non deve quindi stupire se tracce di antiche feste o di antichi culti sono giunti sino a noi adeguandosi e trasformandosi, innestandosi magari sulla religione ma resistendo nelle loro peculiarità.