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Il termine contrabbando deriva da contra e bando: un’azione contro l’ordine delle autorità. Già nel 1774 Vittorio Amedeo III di Savoia istituisce la Legione Truppe Leggere, con la missione di combattere il dilagante contrabbando lungo il “cordone doganale“, che interessa buona parte della frontiera con la Francia e la Svizzera. Il traffico tra l’Italia settentrionale e la Francia, qualunque punto tocchi il territorio del Piemonte, della Valle d’Aosta o della Savoia, è soggetto al dazio di Susa: qui si effettua l’esazione del tributo.
Il sale, soprattutto, è un bene prezioso, gravato, come altri generi di prima necessità, dalla gabella imposta dai Savoia: da solo rappresenta circa il 90% delle entrate tributarie. Alcuni contrabbandieri si inventano di ricoprire i barili di legno che lo trasportano con diversi strati di acciughe che vengono poi vendute, strada facendo, nelle valli piemontesi, compresa quella di Susa.
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Con l’Unità d’Italia il traffico clandestino cresce di intensità per l’aumento del prelievo doganale e per il proliferare di vere e proprie organizzazioni di trafficanti, in grado di tessere e gestire le fila di cospicui traffici illeciti: le merci possono viaggiare in tutta la penisola e raggiungere anche i mercati più remoti.
La formazione dei grandi stati nazionali determina una sostanziale modifica del modello tributario con l’abolizione di molti dazi interni, rafforzando però quelli alle frontiere: le gabelle doganali. A tutto ciò va aggiunta la creazione, da parte dei Governi nazionali, dei monopoli sui prodotti di primaria necessità.
Lo Stato molto si attende dall’attività repressiva del Corpo delle Guardie Doganali del Regno d’Italia, istituito nel 1862 e composto da 14.073 uomini. Il Circolo ed il Distretto di Susa, articolati nelle Luogotenenze di Oulx con le Brigate di Champlas du Col, Bousson, Clavières, Cesana, Boulard, Melezet, Bardonecchia ed Oulx e in quelle di Susa con le Brigate di Giaglione, Bard, Ferrera, Novalesa, Venaus, Exilles e Susa stessa. I minuscoli reparti, con organico di quattro-sei uomini sono ubicati proprio lungo la linea di frontiera, ad intervalli più o meno regolari: il contrabbando può essere contrastato efficacemente solo con una vigilanza attiva e ininterrotta, con gravosi turni di vedetta, perlustrazione ed appostamento. Dal 1881 il Corpo assume il nome di Guardia di Finanza.
Guardie doganali (1865 circa).
Sui confini alpestri, dunque, per oltre due secoli si fronteggiano contrabbandieri e finanzieri. Non sono però neanche troppo inusuali le connivenze. Accanto ai grandi illeciti di spietate ed efficienti organizzazioni, tuttavia, è sempre esistito un contrabbando minuto, di sopravvivenza, quello che da tempo immemorabile caratterizza la Valsusa, come le altre valli di confine con Francia e Svizzera. Il motivo principale di questo è l’utilizzo personale delle merci, o la rivendita finalizzata all’acquisto dei beni primari per sopravvivere nelle dure congiunture economiche di una montagna in quel tempo molto povera.
I finanzieri che danno loro la caccia non si trovano in condizioni economiche e sociali migliori. Sono in gran parte di provenienza meridionale, arruolati per sottrarsi ad un destino di fame e miseria. Nella Guardia di finanza hanno trovato uno stipendio appena dignitoso ed un rango sociale abbastanza elevato, ma riconosciuto solo nei luoghi di nascita, in cui tornano solo in caso di rari permessi o licenze. Nelle zone di confine invece sono malvisti e derisi perché ritenuti il braccio armato di uno Stato ingiusto e prevaricatore: sono ingiuriati e derisi quando cercano svago nei paesi o nei locali pubblici e sono frequenti, nelle osterie, le risse con i paesani. Talvolta si spara.
Fra la Valle e la Francia si contrabbandano animali: mucche e pecore soprattutto. I prodotti più comuni però sono ancora il sale, poi zucchero, caffè, bevande alcoliche in genere, sigarette comprese le famose cartine Job Nervi di Genova, distribuite solo dai monopoli di tabacco. Si trasportano anche manufatti: corde, falci, scarpe, pelli in genere e telai.
Finanzieri e spalloni in una copertina della Domenica del Corriere del gennaio 1934.
Normalmente il carico è portato in un unico tempo dal prelevamento alla meta, ma alcune volte, per eludere i controlli può essere temporaneamente celato, tutto o in parte, nei casolari alpini: il sale può essere sistemato negli strumenti da lavoro, come le zangole. Altre volte il malloppo è occultato nei mucchi di fieno da portare a valle: pratica ben conosciuta dalla Gendarmerie del Moncenisio che, nei controlli, infilza, con pertiche adeguate, il foraggio.
Solo a partire dal secondo dopoguerra si paga con denaro: prima si pratica essenzialmente uno scambio di mercanzie. Cronache locali raccontano di un pastore che sale agli alpeggi del Vallon, una valle laterale di Nèvache, sulla dorsale divisoria con la Valle Stretta, a cui si presentano dei valsusini per scambiare alcuni sacchi di sale con tre montoni, che riescono a portare in Italia dopo tre tentativi falliti di valicare il Col de l’Etroit du Vallon: le bestie si liberano, scappano e ritornano alla grangia dell’uomo.
Come in tutte le zone alpine anche in Alta Valle Susa i sentieri più usati sono quelli meno controllati e frequentati, quasi sempre i più impervi perchè si snodano fra i 2.500-3.000 metri. Nella zona del Moncenisio i più praticati sono quelli che portano al Colle Clapier e all’Ambin, vie percorse in tanti secoli di storia dai Celti ai Romani, forse dagli elefanti di Annibale, sicuramente dai Valdesi, e in alcuni casi anche lo stesso sorvegliatissimo Colle del Moncenisio.
Si dice anche che alcuni abitanti del piccolo comune di Ferrera Moncenisio facciano contrabbando oltre confine. In paese si mormora delle ricchezze nascoste nelle case, che passando di bocca in bocca diventano un vero e proprio tesoro: nessuno però ne ha mai trovato traccia, finché, ristrutturando una vecchia casa, dietro alla cappa del camino spuntano due monete d’oro: da allora null’altro.
Il sentiero che sale al Passo di Desertes, dove una caserma della guardia di Frontiera vigilava sul passaggi.
Nei territori di Bardonecchia e del Monginevro quelli più usati sono il colle della Pelouse, quello della Rho, il Colle de l’Etroit du Vallon, quello della Scala, il Col Gimont e il Col Bousson. In cima ai 2.553 metri del Passo del Desertes sono ancora visibili i resti di una caserma della Guardia di Frontiera, a controllo di sentieri frequentati dai contrabbandieri per arrivare nella valle francese di Plampinet. Su alcuni di questi valichi transitano contemporaneamente anche gruppi di emigranti italiani non regolarizzati, accompagnati dai passeurs.
Anche la religiosità popolare si interessa al contrabbando: a Termignon, in Haute Maurienne, al di là del Moncenisio, vi è la chapelle de Notre Dame de la Visitation, conosciuta anche come Notre Dame du Poivre. Il pepe e le spezie in genere sono contrabbandate fra le valli di Susa, Lanzo e la Savoia e pare che in paese vi sia un punto di rifugio dei contrabbandieri, che sovvenzionano la costruzione di un oratorio come riconoscenza alla Madonna per le loro traversate indenni.
Notre Dame de la Visitation ("du Poivre") a Termignon.
Si racconta anche che in una notte di fine XVIII secolo, due contrabbandieri di Nevache, carichi di sacchi di tabacco, arrivano dalla Valle di Susa, attraverso il Colle della Scala e mentre scendono verso il loro paese sono attaccati da due banditi armati di coltello. I due giovani scappano e si nascondono nei pressi di un grosso masso nascosto dai rovi, i malviventi, probabilmente meno pratici del posto, non li trovano e all’alba se ne vanno.
I due fanno voto di edificare sul luogo una cappella dedicata a Notre Dame du Bonne Rencontre, e all’interno vi accomodano un quadro che li ritrae inginocchiati davanti alla Vergine.
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Contrabbando e contrabbandieri in Valle di Susa (di Franca Nemo)