Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Si impara a riconoscere l’ortica (Urtica dioica) fin da bambini, età in cui spesso, durante una passeggiata nei boschi o sul ciglio di una strada di campagna, le gambette scoperte fanno il primo sgradito incontro con le sue foglie pungenti.
Non a caso alcuni la conoscono con due nomi che rendono bene l’idea delle conseguenze: erba brucia o vendetta della suocera, perché punge i focosi amanti che si appartano nei campi. Nonostante il suo fastidioso effetto urticante, questa pianta erbacea perenne ultimamente è stata rivalutata.
Considerata dapprima uno sgradevole infestante, oggi ha svariati ed utili impieghi, innanzitutto in campo medicinale, alimentare e cosmetico. Diffusa in Europa, Asia, Nord Africa e Nord America, in Italia popola tutte le regioni fino a 1.800 metri di altitudine. Sulle Alpi è facile rinvenirla nei campi concimati con letame, in quanto predilige le aree ricche di azoto, ma la si potrà incontrare nelle radure boschive, lungo le rive dei corsi d’acqua, nei pressi di ruderi abbandonati.
Può raggiungere altezze considerevoli, dai 30 centimetri fino addirittura ai 2 metri e mezzo. Ha un fusto eretto, peloso e striato, con fogli grandi, ovate e opposte, seghettate, acuminate, di colore verde scuro nella parte superiore e più chiare e pelose sul lato sottostante.
Ma perché punge?
A scatenare la reazione urticante sono i peli di cui sono ricche le sue foglie ed il fusto. Si chiamano tricomi ed hanno all’apice un piccolo globo che venendo a contatto con la pelle si rompe, facendo fuoriuscire una serie di tossine che provocano bruciore e prurito, sia negli esseri umani che negli animali.
L’irritazione, cui fa seguito la comparsa di piccole bolle, varia a seconda del soggetto colpito e della quantità di tricomi con cui viene in contatto: può durare da pochi minuti a qualche ora. Il nome della pianta deriva probabilmente dal latino urere, cioè bruciare, che è l’effetto per cui è nota.
Si tratta di una pianta dioica, ovvero con fiori femminili e maschili, di colore giallo verde, che si trovano su piante distinte: entrambi sono raccolti in lunghe spighe, pendenti nell’ortica femmina e erette in quella maschio. Le foglie sono preda ambita dei bruchi delle farfalle Occhio di pavone e Vanessa dell’ortica, ma la pianta ospita un centinaio di insetti.
Esistono anche un’ortica dioica senza peli urticanti, meno diffusa in Italia e l’Urtica urens, più piccola e pungente, nonché altre varietà meno pelose con fiori tendenti al viola.
Mille impieghi, validissima anche in cucina
Un tempo dall’ortica si ricavavano fibre tessili impiegate per produrre abiti, carta, sacchi, corde e teli. In Europa durante la prima guerra mondiale veniva utilizzata in sostituzione del cotone, ma risalgono all’età del bronzo sudari funebri prodotti con fibre di ortica rinvenuti in Danimarca.
Dagli steli legnosi si ottenevano fibre simili a lino e canapa, mentre le foglie, essendo molto ricche di clorofilla, venivano utilizzate per la tintura dei tessuti. Quando, dopo la seconda guerra mondiale, giunsero in Europa tessuti più economici che rimpiazzarono il cotone, il suo utilizzo in campo tessile fu abbandonato.
Dal Medioevo fino ad oggi sono noti gli impieghi della pianta per contrastare reumatismi, artriti e dolori muscolari, ma anche per trattare anemie, eczemi, asma, dolori intestinali, emorroidi, gotta e contrastare calvizie e forfora. Inoltre, è provata la validità del suo impiego in caso di problemi cardiovascolari e per trattare l’ipertrofia prostatica benigna.
Il macerato di ortica viene usato in agricoltura biologica per allontanare gli insetti e rendere più resistenti le piante, oltre che come pacciamatura al fine di migliorare qualitativamente l’humus.
Con le foglie fresche di ortica si possono realizzare gustose ricette gastronomiche: 100 grammi apportano solo 67 kcal e sono ricche di minerali tra cui calcio, ferro e potassio oltre a vitamine, proteine e amminoacidi.
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Le ortiche venivano impiegate già da greci e romani e ben si prestano ad essere utilizzate nella preparazione di risotti, tagliatelle verdi, sfoglie, ripieni, per arricchire zuppe e minestre oppure per realizzare una gustosa frittata.
Non temete di pungervi la lingua mangiandole, perché la cottura distrugge i peli urticanti, ma abbiate l’accortezza di raccogliere germogli e e foglie in primavera, prima della fioritura, perché i valori nutrizionali diminuiscono se la raccolta è successiva a questo periodo.
Il consumo di ortica è sconsigliato ai diabetici perché potenzia gli effetti dei farmaci abitualmente assunti e alle donne in gravidanza o che allattano perché stimola la motilità uterina. Per la raccolta, invece, è consigliato a tutti l’impiego di guanti, a meno che non ci si voglia riempire di fastidiosi eritemi.