Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Conoscete la Ferrata di Foresto? Sentendo parlare di Ferrate, a molti, può venire in mente la visione di uno sterile esercizio di arrampicata, favorito dalla presenza di funi e gradini, ma non è così.
Chi, come me, si avventura su questa “struttura”, lo fa per gustarsi, oltre al sano ed emozionante esercizio sportivo, un mondo tutto particolare… che sarebbe, altrimenti, difficilmente raggiungibile. Naturalmente la Ferrata è una cosa seria: da affrontare con attrezzature e capacità adeguate.
L’orrido di Foresto è una forra di erosione torrentizio-glaciale nelle rocce calcaree di origine marina che sovrastano l’abitato di Foresto (Bussoleno). In alcuni punti le pareti strapiombanti raggiungono e superano i 300 metri, arrivando a oltre 400 verso il Truc di San Martino, la montagna a destra nella foto.
Uno dei tratti più suggestivi della ferrata. Una serie di gradini (quelli a destra sono i residui della pre-esistente) che ci permettono di risalire la parete rocciosa strapiombante che è a fianco di una bellissima cascata alta circa 15 metri e, contemporaneamente, ammirare il paesaggio circostante veramente unico.
Gli stessi gradini visti dall’alto. In alcuni punti le pareti dell’Orrido sono talmente ravvicinate che la luce del sole stenta a penetrarvi. Anche a mezzogiorno solo un piccolo raggio riesce a raggiungere il fondo della gola illuminando la grande pozza che si trova alla base dell’alta cascata.
Quando la portata del torrente è ridotta, come in questo caso, gli spruzzi dell’acqua non creano problemi ma, in alcune stagioni, possono creare situazioni di vere emozioni… anche bagnate.
Sulla ferrata troviamo tre ponti tibetani; servono per superare il torrente in alcuni punti altrimenti poco percorribili e/o raggiungibili, oppure per rendere ancora più spettacolare e suggestivo il percorso.
Sostanzialmente un ponte tibetano è costituito da 4 grandi funi metalliche tra loro parallele, quella più in basso è quella su cui si cammina, le due ad altezza delle spalle servono per tenersi con le mani, mentre l'altra, più in alto, serve per l’ancoraggio dei moschettoni collegati all'imbragatura.
Dall'immagine si può capire la spettacolarità del posto, mi trovo a 30 metri di altezza, sospeso sul torrente sottostante… certo non bisogna patire le vertigini! Davanti ai miei scarponi si vedono i gradini precedentemente percorsi per raggiungere l’attacco del ponte.
Per gli amanti della natura questo è il momento più emozionante: una marmitta dei giganti da manuale, è bello constatare come l’acqua abbia scavato queste dolomie conferendole la caratteristica forma!
Percorrendo la ferrata, sui gradini che si vedono, si passa a pochi metri da questa pozza: le acque del Rio Rocciamelone, limpidissime, il cielo sereno, tutto contribuisce al colore “acquamarina” che ci troviamo davanti come fosse una pietra preziosa magnificamente tagliata.