Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Un noto filosofo orientale di nome Laozi affermava che "anche un viaggio di mille miglia comincia con il primo passo". Quel passo Paola Giacomini, 40 enne di Caprie, l'ha compiuto il 10 giugno 2018, data della sua partenza dalla Mongolia per un viaggio che si sarebbe concluso a Cracovia, città polacca in cui è approdata il 16 settembre 2019. Oltre 9 mila km, percorsi in compagnia di due cavalli mongoli, Dritto e Custode.
"Tutto è nato circa 10 anni fa proprio a Cracovia – racconta Paola, - quando udii una musica suonata da una tromba. Il suono improvvisamente si interrompeva e mi fu spiegato che rievocava quanto accaduto nel XIII secolo, quando un trombettiere, che segnalava l'ingresso dei mongoli in città, fu messo a tacere da una freccia che lo colpì alla gola".
Immaginando il viaggio degli invasori mongoli, Paola decise di ripercorrerne le tappe animata da una motivazione diversa: non come portatrice di guerra, bensì come messaggera di pace.
Arco e frecce tradizionali a Kharakhorin, l'antica capitale della Mongolia.
Così, anni dopo, con i suoi due destrieri è salita in sella a Kaharakhorin, l'antica capitale mongola, portandosi appreso una freccia da consegnare, una volta giunta a destinazione, alla basilica di Santa Maria di Cracovia.
Paola ha affrontato il freddo, con temperature fino a 30 gradi sottozero, la fatica, l'avvicendarsi delle stagioni, gli imprevisti, dormendo sotto un telo che la riparava dall'aria e le consentiva al tempo stesso di controllare i due equini. Ha incontrato persone e culture differenti, ma soprattutto grande sostegno alla sua impresa. A supportarla, oltre a tre sponsor, la grinta e la forte tenacia che mette in tutto quello che fa.
Paola ha un blog, che si intitola "Sellarepartire" e che, ripercorrendo le numerose esperienze vissute, la dice lunga sul suo concetto di viaggio. "Ho sempre visto il cavallo come dimensione dell'avventura; è un animale che ti permette di entrare in contatto con le persone, non so perchè ma agevola i rapporti".
Il percorso di Paola: più di 9000 km dalla Mongolia alla Valle di Susa.
Eppure, quando era bambina, i suoi genitori non volevano che frequentasse lezioni di equitazione, e tanto meno che avesse un cavallo. "Chissà, forse avevano paura che con un cavallo potessi "volare via". Così ho dovuto aspettare fino ai 18 anni per potermi iscrivere ad un corso della società ippica torinese. Mentre i miei coetanei pensavano a prendere la patente, io volevo andare a cavallo in montagna".
"Da bambina, avrò avuto all'incirca 9/10 anni – ricorda - avevo letto su un giornale un trafiletto di due francesi che erano andati a cavallo dalle Ande alle Montagne rocciose. Quello era il mio concetto di libertà, e volevo crescere per poterlo attuare".
Nata a Torino, Paola una volta raggiunto l'obiettivo e trasformatasi in amazzone, è poi "evasa" sulle montagne che circondano il capoluogo. Dapprima in val Sangone, a Giaveno. Poi, 14 anni fa, in Val di Susa, a Caprie, il suo approdo sicuro quando non è in giro per il resto del mondo.
Quando vive in valle, Paola lavora sugli impianti da sci a Bardonecchia, dove in particolare aiuta gli allenatori a preparare le piste per le gare.
Dritto e Custode nelle steppe della Mongolia.
Per mettere in pratica quello che lei definisce "il mio sogno assurdo" Paola è partita da una delle mete classiche. "Il primo viaggio grosso l'ho fatto nel 2006 da Torino a Santiago di Compostela e ritorno: 4500 km, da sola ma con persone pronte ad intervenire a distanza in caso di necessità. Per fortuna, tuttavia, il loro aiuto non mi servì".
In quel caso a condurla fu la fida Isotta, una cavalla conosciuta 4 anni prima, che poi le fu regalata dal proprietario. Ora Isotta di anni ne ha 28 e Paola ne ha compiuti 40 lo scorso 26 agosto. Stanno maturando insieme, così come da lungo tempo sono inseparabili ed in forte empatia reciproca.
"Quando ho intrapreso il viaggio a Santiago mi ero appena laureata in agraria. Ne sono tornata trasformata: ero contenta di essermi laureata, un traguardo che consente di organizzarsi meglio la vita, ma avevo capito come indirizzare la mia esistenza".
Così, con un diploma del liceo scientifico ed una corona d'alloro nel cassetto, dopo solo un mese di attività da agronomo Paola si convinse ancora maggiormente del suo obiettivo. "Volevo lavorare sulle mie montagne. Le conosco tutte, le ho girate a cavallo. In montagna ho vissuto emozioni, guardato panorami, incontrato persone. La mia vita è in questo habitat, non tra quattro mura".
Sulle montagne Paola ha raccolto testimonianze, si è fatta raccontare da cacciatori, guardiaparco, pastori, fotografi, biologi ed altri esperti, le loro esperienze con il lupo. Del predatore ha seguito materialmente le orme nell'areale alpino, mettendo su carta la storia nel libro "Sentieri da lupi", che ripercorre il viaggio del lupo appenninico diretto alla Lessinia (una zona delle Prealpi venete) per ricongiungersi al lupo slavo.
"In tema di libri, va detto che anche il mio amore per la Mongolia è nato da un libro, che si intitola "In Mongolia in retromarcia". Un volume che ti spiega la Mongolia di oggi cercando quella di ieri. Durante il mio viaggio mi sono trovata nello stesso contesto, ma non era così scontato che ciò mi accadesse, sono stata fortunata".
La fortuna, un termine che più volte Paola cita, raccontando le sue esperienze. "Sono stata in Mongolia nel 2007 per una missione con i cavalli selvaggi locali. Ci sono tornata nel 2010 per cercare il popolo degli uomini renna, così chiamati perchè vivono allevando questi animali. Nell'ostello dove alloggiavo, ad Ulan Bator, ho conosciuto una ragaza danese che aveva discusso la tesi su questa popolazione. Mi ha indirizzata come meglio non avrei potuto desiderare, mi ha aperto un mondo che fino a quel momento mi incuriosiva ma mi era completamente sconosciuto".
Se è vero, tuttavia, che la fortuna aiuta gli audaci, Paola dal canto suo fa di tutto per favorirla, in quanto non è persona da stare ferma in attesa degli eventi. La sua tesi di laurea, che aveva ad oggetto le contaminazioni da arsenico nei suoli del Bangladesh, l'aveva già portata tempo addietro in India ed in Bangladesh.
Ma la sua esistenza è in perenne movimento. Il cavallo per i viaggi, il treno per recarsi al lavoro. Forse soltanto l'auto, pur avendo conseguito la patente, è il mezzo con il quale Paola si trova meno a suo agio.
Accampamento in Siberia.
"Durante questo ultimo lungo viaggio ho vissuto le varie stagioni. L'inverno è molto diverso: d'estate i cavalli mongoli pascolano, mangiano tutta la notte. Uno a destra e uno a sinistra, io riposavo mentre loro si alimentavano. D'inverno invece cercavo di sostare vicino a villaggi, dove trovare famiglie che mi permettessero di accamparmi, offrendomi comunque una garanzia di sicurezza".
Per l'igiene Paola si è arrangiata lavandosi nei fiumi, nei laghi, usando il secchio che si portava appresso. Ma ha anche avuto modo di fruire della "bagna", una sorta di coccola russa che si svolge in una casetta di legno divisa in due stanze. In una ci si spoglia; nell'altra, in cui è collocata una stufa che riscalda l'ambiente oltre gli 80°, con forte umidità, si suda molto e ci si purifica completamente. "Ogni due o tre giorni, in Russia, qualcuno mi permetteva di sistemarmi concedendomi una bagna, così riuscivo a restare in ordine".
Questa è stata la "casa" di Paola Giacomini per oltre un anno...
Una donna sola, con l'unica compagnia di due cavalli. D'accordo il coraggio, ma possibile che la paura non si sia mai affacciata lungo il viaggio?
"Sì, a settembre 2018 ho avuto davvero paura – racconta senza esitazioni –, quando mi sono trovata nella taiga. Avevo alle spalle 5 giorni di cammino dall'ultimo villaggio incontrato e ad un certo punto, sul sentiero che stavo percorrendo, ho iniziato a trovare una serie di alberi caduti per una tempesta di vento. Cercavo di aprirmi una strada nella foresta, tagliavo alberi, ma mi sentivo sempre più stanca e temevo di non aver riserve a sufficienza. Tornare indietro era impossibile, proseguire era molto dispendioso in termini di forze. Ad un certo punto, ad un bivio, volevo andare a destra, ma uno dei due cavalli si dirigeva a sinistra. Ho deciso di ascoltarlo ed ho fatto bene: solo in un secondo tempo ho capito che stava seguendo qualcosa che io non ero in grado di vedere. Ci siamo spostati su un crinale al sole, abbandonando il sentiero in ombra percorso fino a quel momento. Sì, se devo pensare ad un momento di paura, diciamo che la taiga ha lasciato in me una cicatrice pesante".
Anche Paola, tuttavia, è intenzionata a lasciare il segno. La sua ispirazione di viaggio, nata da un libro sulla Mongolia, potrebbe essere contagiosa: ora è intenzionata a riversare in un libro le mille emozioni vissute nel suo viaggio.
"La mia prossima meta? No, ora si lavora sulle piste di Bardonecchia e poi per un po' si sta a casa, a Caprie, dove ho radici profonde".
E si pensa a come imprimere su carta l'esperienza appena vissuta in completa solitudine, che è necessario raccontare e condividere. Perchè se è vero, come diceva Laozi, che ogni viaggio inizia sempre con il primo passo, talvolta prendere spunto da quelli già percorsi da altri può essere il modo migliore per non compiere passi falsi.
L'arrivo a Cracovia.
Altre belle immagini di viaggio.